Si prevede l’approvazione di dure misure punitive nei confronti dei palestinesi. Gli Stati Uniti si schierano con Israele, l’Europa ha una posizione più sfumata
della redazione
Gerusalemme, 24 aprile 2014, Nena News – Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunisce oggi per decidere la rappresaglia all’accordo di riconciliazione tra Fatah e Hamas annunciato ieri a Gaza. La radio statale israeliana ha parlato dell’adozione di dure misure punitive ma ha escluso l’arresto completo delle trattative con l’Anp di Abu Mazen. Un funzionario dell’ufficio del primo ministro Netanyahu ha descritto l’accordo di riconciliazione tra i due movimenti politici palestinesi “molto grave”. Ieri Netanyahu aveva sentenziato che ”Chi sceglie Hamas, non vuole la pace, Abu Mazen ha scelto Hamas e non la pace con Israele”. Il premier quindi ha annullato l’incontro previsto tra i negoziatori delle due parti.
L’impressione è che il governo israeliano intenda usare la riconciliazione palestinese per addossare ad Abu Mazen la responsabilità del fallimento del negoziato mediato dagli Stati Uniti e per sottrarsi all’accusa di aver avvelenato per nove mesi il clima delle trattative con continui annunci di progetti di espansione delle colonie ebraiche nei Territori occupati palestinesi e, a fine marzo, con la decisione di Netanyahu di non far scarcerare l’ultimo gruppo di prigionieri politici che si era impegnato a liberare lo scorso luglio, all’avvio del negoziato.
L’esecutivo israeliano è forte anche della “delusione” americana per l’accordo Hamas-Fatah. Il Dipartimento di stato, attraverso la portavoce Jennifer Psaki, ha fatto sapere che l’accordo annunciato a Gaza potrebbe compromettere l’esito dei colloqui in corso per estendere le trattative di pace israelo-palestinesi oltre la scadenza prevista del 29 aprile.
Per Abu Mazen invece la riconcilizione con Hamas è una questione interna che non contraddice il suo impegno a favore della pace. Il presidente palestinese si prepara ora a visitare Gaza per la prima volta dal 2007, quando le sue forze di sicurezza si scontrarono, uscendone sconfitte, con le milizie del movimento islamico. Non è detto però che ciò avvenga. Non è la prima volta che i palestinesi annunciano la ricomposizione della frattura interna senza poi riuscire ad applicare i passi decisi a tavolino.
L’accordo siglato ieri prevede la formazione rapida, entro cinque settimane, di un governo di unità nazionale, elezioni entro sei mesi in Cisgiordania e a Gaza e la riorganizzazione delle forze di sicurezza. Punti sui quali Hamas e Fatah sembrano essere ancora lontani. In casa palestinese intanto si festeggia. Ieri a migliaia sono scesi in strada a celebrare l’intesa appena raggiunta inneggiando ad Abu Mazen e al premier di Hamas, Ismail Haniyeh. La gente di Gaza in particolare spera nel successo del processo di riconciliazione, augurandosi che ciò possa aiutare ad allentare il blocco attuato da Israele e l’Egitto. Al momento però le prospettiva vanno proprio nella direzione opposta. Nena News