Nella storia breve dello scrittore siriano Zakaria Tamer si racconta l’onirico processo al poeta vissuto nel XI secolo: il suo reato aver usato carta e penna per fomentare la Tristezza nel popolo e dunque la ribellione
di Cecilia D’Abrosca
Roma, 4 agosto 2017, Nena News – “The Accused” è la storia breve, o short story, incentrata sul poeta Omar Khayyám che, riportato alla vita, dopo la morte, è chiamato a rispondere delle accuse mosse contro di lui. Zakaria Tamer, giornalista e scrittore siriano, è l’autore dell’opera, tradotta e illustrata dall’artista e memorialista Molly Crabapple.
Il poeta Omar Khayyám deve difendersi dalle seguenti imputazioni: aver letto libri politici, aver riservato al governo scarse lodi, aver fomentato il popolo allontanandolo dal governo, aver sollevato disordini facendo richiamo al sentimento di tristezza che attraversa il popolo.
Quali sono le fonti alle quali la córte attinge per sollevare le sue accuse? Quali i fatti? Ancora una volta, nella storia del progresso culturale è il pensiero umano ad essere demolito, le idee e le loro manifestazioni mortificate ed annientate. Le accuse promanano scritti, dalle poesie di Omar Khayyám. L’attacco alla scrittura e in taluni casi al suo valore predittivo la trasforma da momento espressivo liberatorio, in pretesto e “oggetto” che permette l’individuazione di un capro espiatorio identificato nello scrittore, reo di aver sobillato i cittadini contro il loro governo e le leggi.
Il timore ravvisato dalla córte è radicato al punto tale che, la condanna delle opere sfocia nel divieto di scriverne delle altre, prevedendo come pena accessoria la distruzione di penne, fogli di carta bianchi e matite. Cosa sta a significare la scrittura, se non la presenza di un dato oggettivo pericoloso nelle mani di un esponente del popolo, al quale si riconosce la facoltà di agitare le menti, educare al pensiero e spingere all’azione?
L’insistenza del “cattivo presagio” induce l’autorità giudiziaria a richiamare in vita il poeta Omar Khayyám, a “resuscitarlo” (è rinvenibile la credenza di un potere semidivino associato agli operatori della giustizia terrena!) e condurlo al processo a suo carico.
Pur di fugare la minaccia (mascherata da dubbio, timore, pericolo per l’unità del popolo), i giudici individuano un nemico dello Stato, costretto a tornare in vita per meglio “spiegare”: la fase processuale si svolge attraverso il ricorso ai testimoni, persone comuni e prigionieri, che citano il sentimento di Tristezza e i suoi effetti sulla sfera pubblica e privata. Da una parte, vi sono il libraio, il giornalista e l’uomo anziano, dall’altra, i prigionieri politici in qualità di portavoce del comune sentire, dello stato di malessere collettivo che induce alla ribellione, a trovare vie di fuga nella scrittura di protesta, nel linguaggio testuale concepito come pratica dell’intelletto e mezzo di contestazione.
E’ l’atto dello scrivere ad essere punito, assieme al suo autore. Alla condanna del poeta segue il ritorno al luogo sepolcrale e la ripresa di quello stato interrotto: si è di fronte alla metafora della distruzione del pensiero analitico e critico, libero e intellettuale.
“L’Accusato”: una storia breve di Zakaria Tamer
L’opera si apre così: Il grosso poliziotto entrò nel luogo di sepoltura, camminò per qualche istante e poi gridò: “Omar Khayyám”. Nessuno rispose, così tirò fuori dalla tasca, rinvenuto tra le pieghe, un fazzoletto bianco, sporco, lo appallottolò e lo rimise in tasca. E di nuovo: “Omar Khayyám, Omar Khayyám, sei chiamato in giudizio”
Omar Khayyàm è il protagonista della vicenda giudiziaria oggetto della short story: poeta, astronomo, matematico e filosofo persiano, vissuto dal 1048 al 1141, conosciuto in occidente per le Rubáiyát o quartine, una serie di poesie sulla transitorietà della vita, sulla morte, composte nel XI secolo.
Questo passo delle quartine è tradotto da Edmund Fitzgerald:
Un libro di versi sotto il ramo
Un fiascho di vino, una pezzo di pane e tu
Accanto a me cantando nel deserto
E il deserto è paradiso adesso
Ritornando alla storia breve, dopo il vano tentativo, da parte del poliziotto, di portare con sé il poeta, questi ritorna alla stazione di polizia, scrive un report degli eventi, sottolineando il rifiuto di Khayyám a presentarsi in tribunale, e lo presenta ai suoi superiori, i quali iniziano a emettere ordini.
Alcuni poliziotti sono destinati a scavare la tomba di Omar Khayyám, con pala e piccone, il poeta una volta riemerso dalla terra – disorientato e ricoperto di polvere – viene condotto nell’aula del tribunale. Il giudice dichiara: “Oh, tu, Omar Khayyám, sei accusato di scrivere poesie che lodano – e invitano a bere vino. Il nostro paese ambisce all’indipendenza economica, per tale ragione, le nostre leggi vietano l’importazione di beni e di prodotti stranieri. Dal momento che i nostri paesi mancano della capacità di produrre vino, la tua poesia rappresenta un incitamento alla domanda di beni stranieri – aspetto che la legge punisce senza esitazione. Ammetti e riconosci la tua colpa?”
E continua: “Perché non rispondi? Parla! Il silenzio è inadeguato. Va bene! Il tuo silenzio indica che neghi l’accusa. Bene! Poiché fare giustizia è il nostro fine, cercheremo di appurare la tua innocenza o la colpa. Altrimenti … Colui che fa poesia deve essere competente nella lettura e nella scrittura. Sei bravo a leggere e scrivere? Neghi questo? Dunque, chiameremo dei testimoni”.
Il primo testimone (il proprietario di una libreria): “L’accusato ha acquistato un elevato numero di libri dalla mia libreria”.
Il giudice: “Che tipo di libri ha acquistato?”
Il primo testimone: “Ne ha comprati vari, ma i suoi preferiti erano i libri che parlano dell’amore”.
Il giudice: “Haha! Così a lui piacciono i libri di sesso?! Dio abbia pietà delle qualità morali! Dimmi, non ha comprato libri politici?”
Il primo testimone: “Libri politici?! Giuro che mai, per un solo giorno, le mie mani hanno toccato un libro di politica. Forse li avrà acquistati presso un’altra libreria! ”
Il giudice: “Dunque, egli stava acquistando libri”
Il primo testimone: “Ha comperato anche carta bianca e penne”
Il giudice: “Dio è grande! La Falsità viene sconfitta e il Vero prevale. L’accusato non solo sa scrivere e leggere, ma ha speso soldi in penne, carta e libri ”
La seconda testimone (un’anziana donna): “Tutto quello che so dell’accusato è che non ha amato altro che le parole. La donna che era con lui mi ha detto che il poeta ha mostrato amore incondizionato per le parole”
Il giudice: “Lui ama le parole?! Oh, è un pervertito! Un cittadino sano ama solo sua madre e il governo”
Il terzo testimone (un giornalista): “Ho controllato le poesie dell’accusato e ho trovato che non hanno alcuna lode per la bontà del governo”
Il giudice: “Questa è la prova decisiva che l’accusato non ama la Gente”
Il quarto testimone (un uomo con una barba lunga): “Giuro su Dio che ho udito dalle mie orecchie (che saranno mangiate dai vermi dopo la mia morte), io giuro che ho sentito l’accusato dire che il vino sconfigge la Tristezza”
Il giudice: “Questa testimonianza sta diventando molto grave poiché dimostra che la Tristezza si sta diffondendo tra le persone”.
Il quinto testimone (il capo della stazione di polizia): “Molte informazioni sono giunte a noi circa il potere distruttivo connaturato a questa presunta Tristezza, ma, fino ad ora, non siamo stati in grado di accertarlo e la nostra indagine è ancora in corso”
Il sesto testimone (un prigioniero): “La Tristezza mi ha sedotto a domandare una vita libera”
Il settimo testimone (un prigioniero): “La Tristezza mi ha costretto a maledire il governo”
L’ottavo testimone (un prigioniero): “La Tristezza mi ha spinto a partecipare a una manifestazione”
Il nono testimone (un prigioniero): “La Tristezza mi ha spinto a tentare di fuggire dalla prigione”
La decima testimone (un prigioniero): “La Tristezza mi ha fatto odiare la polizia”
Il giudice conclude: “Le dichiarazioni dei testimoni dimostrano che la poesia di Omar Khayyám non solo compie un esplicito richiamo al vino e all’importazione di beni stranieri, ma cela, tra le righe, un piano sospetto, teso ad incoraggiare disordini e rivolte. Le dichiarazioni dei testimoni provano, inoltre, che Omar Khayyám supporta la Tristezza, questo significa, ammette il tribunale, incoraggiare i nostri nemici a turbare la sicurezza e provocare agitazioni”.
Per alcuni istanti il giudice rimane in silenzio, sfoggiando uno sguardo compiaciuto, poi riprende il discorso e condanna Omar Khayyám al divieto assoluto di scrivere. I poliziotti riportano Omar Khayyám alla sua tomba, ricoprendola col terreno. Poi, distruggono le penne e la carta che erano appartenute al poeta, ma la Tristezza rimane libera di pervadere l’intorno. Nena News