Non si fermano gli scioperi della fame individuali per protestare contro arresti considerati illegali e condizioni di detenzione. Ma aumentano anche i detenuti: 7000, dice l’associazione Addameer
di Rosa Schiano
Roma, 26 novembre 2016, Nena News – Sarebbero gravemente deteriorate le condizioni di salute di due prigionieri politici palestinesi in sciopero della fame da circa 60 giorni, Ahmad Abu Farah, 29 anni e Anas Shadid, 20 anni, contro la detenzione amministrativa. Ricoverati al centro medico israeliano Asaf Harofeh, hanno iniziato a soffrire di forti dolori, perdita di conoscenza, perdita della vista.
Lunedì l’Alta Corte israeliana di giustizia ha ordinato il congelamento degli ordini di detenzione per i due palestinesi fin quando le loro condizioni mediche saranno gravi, ma i due, consapevoli che si tratterebbe di una interruzione temporanea della misura detentiva, hanno deciso di continuare il proprio sciopero fino all’ottenimento dell’annullamento della detenzione amministrativa.
Ahmad Abu Farah era stato arrestato il 2 agosto, con l’accusa generica di essere un attivista della Jihad Islamica, mentre Shadid era stato arrestato e interrogato circa i propri post pubblicati sul social network Facebook e messo in detenzione amministrativa con l’accusa di essere coinvolto in attività terroristica. Entrambi hanno rifiutato tali accuse. Un gruppo di prigionieri politici nella prigione di Ofer ha lanciato azioni collettive di protesta in solidarietà con i due prigionieri e ci si aspetta che altri detenuti inizino a loro volta lo sciopero della fame.
I detenuti amministrativi, non essendo accusati con un atto formale d’imputazione né un processo – o arrestati su informazioni segrete, ignari di quali siano le accuse mosse contro di loro – non hanno la possibilità di potersi difendere. Per i palestinesi lo sciopero della fame continua ad essere forma di protesta contro il crescente uso della detenzione amministrativa, le crudeli condizioni di detenzione, l’isolamento, la tortura, la negazione di visite famigliari, l’inadeguatezza delle cure mediche, i trattamenti degradanti.
L’ultimo sciopero di massa, nel mese di giugno, aveva visto oltre 100 prigionieri digiunare in solidarietà con Bilal Kayed, colpito da ordine di detenzione amministrativa una volta scontata la condanna a 14 anni di carcere.
Ad essere colpiti da ordini di detenzione amministrativa sono sempre più spesso attivisti, difensori dei diritti umani, giornalisti che, attraverso il proprio lavoro, tentano di denunciare le violazioni sui palestinesi. Dopo sette mesi consecutivi in detenzione amministrativa senza capi d’imputazione, il giornalista palestinese Omar Nazzal si era visto rinnovare lunedì la detenzione amministrativa per altri tre mesi, poi ridotta ad un mese e mezzo nell’ultima udienza del 22 novembre e dovrebbe essere rilasciato il 24 dicembre.
Nazzal, membro del Segretariato generale del Sindacato dei giornalisti palestinesi e presidente dell’Unione democratica dei giornalisti, era stato arrestato dalle forze di occupazione il 23 aprile sul ponte di Allenby mentre si stava recando ad una conferenza internazionale. L’ordine era stato emanato su sua presunta collaborazione con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Nazzal ha rifiutato l’accusa e chiede di essere condannato o rilasciato. Associazioni internazionali di giornalisti hanno condannato la sua detenzione.
Attualmente è in corso anche una campagna di mobilitazione internazionale per la liberazione di Salah Khawaja , noto difensore dei diritti umani arrestato il 26 ottobre dalle truppe israeliane che hanno fatto irruzione in piena notte nel suo appartamento di Ramallah. Khawaja sarebbe stato sottoposto a 40 interrogatori in soli 21 giorni. E’ un membro del comitato di coordinamento della campagna Stop the Wall, della segreteria del Comitato Palestinese per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni ed è uno dei leader di Iniziativa Nazionale Palestinese (Mubadara).
Tra le figure della società civile sotto ordine di arresto anche un rappresentante studentesco, giornalista ed attivista palestinese, Ibrahim Abu Safiya, 21 anni, coordinatore dell’associazione islamica all’università di Bir Zeit, la cui detenzione amministrativa è stata ulteriormente estesa dal tribunale militare di Ofer fino al 20 dicembre. Il giovane, all’ultimo anno di studi alla facoltà di giornalismo, molto attivo nelle organizzazioni di giornalisti, era stato arrestato il 28 settembre presso un checkpoint vicino Ramallah.
Nel mese di ottobre si contano 7000 prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane, riporta l’associazione Addameer, di cui 720 in detenzione amministrativa, 400 minori, 64 donne, 6 membri del Consiglio Legislativo Palestinese (di cui 3 in detenzione amministrativa).
La pratica della detenzione amministrativa sui minori è aumentata a partire dal mese di ottobre 2015. A inizio novembre, un gruppo di lavoro delle Nazioni Unite aveva dichiarato “arbitraria” la carcerazione di un minore palestinese senza imputazioni e senza processo. Nena News