Hollande raccoglie alleati per combattere i jihadisti. Mosca si coordinerà con Parigi, Berlino invia i suoi tornado, mentre a Londra si decide la prossima settimana sull’autorizzazione a bombardare. Fredda la risposta di Washington. Ma sul destino di Assad non c’è intesa
della redazione
Roma, 27 novembre 2015, Nena News – Concentrarsi sull’Isis lasciando in pace i ribelli siriani. È questo il risultato più concreto che il presidente francese, François Hollande, ha ottenuto dall’incontro con il suo omologo russo, Vladimir Putin, ieri. I russi, infatti, si sono impegnati a coordinare gli attacchi contro i jihadisti in Siria e a smettere di bombardare gli oppositori del presidente siriano Bashar al Assad, al cui fianco si sono schierati da fine settembre, intervenendo militarmente nel Paese in guerra dal 2011. Ma resta sempre da sciogliere il nodo sul futuro di Assad nella Siria post-guerra: L’Eliseo lo vuole fuori dai giochi, mentre il Cremlino lo considera “l’alleato naturale” nella lotta contro l’Isis.
Mosca non entra nella coalizione anti-Isis, guidata dagli Stati Uniti, ma è pronta a lavorare insieme: scambio di informazioni e identificazione degli obiettivi, prima fra tutti Raqqa, la città che le milizie di Abu Bakr al-Baghdadi hanno eletto a capitale del “califfato”. I caccia francesi e russi l’hanno già colpita negli ultimi giorni.
Il nemico è comune, ha detto Putin, alle prese con una crisi diplomatica con la Turchia, Paese della coalizione e della Nato, scatenata dall’abbattimento di un jet russo qualche giorno fa. Mosca sta valutando sanzioni contro Ankara, assolutamente contraria alla permanenza al potere del presidente siriano, ma intanto il presidente turco, Tayyip Erdoğan, ha invitato il capo di Stato russo a incontrarsi a Parigi, in occasione della conferenza sul clima, il 30 novembre.
Intanto, Hollande sta costruendo un’alleanza anti-Isis, dopo aver invocato una clausola che vincoli i Paesi dell’Unione europea a fornire assistenza militare dopo gli attacchi di Parigi. Al termine della sua settimana di tour nelle capitali mondiali ha ottenuto il sostegno tedesco e quello britannico. La Germania, infatti, manderà i suoi aerei da ricognizione Tornado, una fregata e condividerà immagini satellitari. Inoltre, invierà in Mali un contingente di 650 uomini per alleggerire le forze francesi già presenti nel Paese colpito dall’Isis una settimana fa. Ieri il premier David Cameron, invece, ha chiesto al Parlamento di autorizzare i bombardamenti. Il voto è previsto la prossima settimana e, se come molti si aspettano, la richiesta del primo ministro sarà accolta, i raid britannici inizieranno presto. Inoltre, Londra ha già offerto a Parigi l’utilizzo della sua base aerea a Cipro.
Alla disponibilità di Berlino e di Parigi si contrappone però la freddezza di Washington e di Roma. Il premier italiano Renzi ha offerto un vago sostegno di intelligence, mentre la Casa Bianca è riluttante a intensificare l’intervento militare in Siria senza una strategia precisa e un programmazione politica. La road map elaborata a Vienna lo scorso 14 novembre nell’ambito di un negoziato che finora non è riuscito a risolvere la crisi siriana. Per alcuni, l’impegno russo a non colpire i ribelli siriani potrebbe agevolare la trattativa, consentendo a quella parte di opposizione giudicata moderata, o accettabile, di sedersi al tavolo con il regime di Damasco, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Nena News