Pochi giorni fa le opposizioni moderate siriane avevano rinunciato alla caduta del presidente e accettato il dialogo. Ma non mancano di piegarsi di fronte all’altare Usa per ottenere altri finanziamenti: 70 milioni di dollari in aiuti non letali sono in arrivo da Washington. E i profughi?
della redazione
Roma, 14 marzo 2015, Nena News – Il Dipartimento di Stato Usa ha annunciato ieri di essere al lavoro con il Congresso per lo stanziamento di circa 70 milioni di dollari di aiuti “non letali” alla cosiddetta opposizione moderata al regime siriano. A quattro anni dall’inizio della guerra civile, dopo oltre 200 mila morti e 4.8 milioni di sfollati interni e con l’Isis che controlla quasi la metà del territorio siriano, l’amministrazione americana è ancora sicura: “Come diciamo da tempo – ha detto in un comunicato Alistair Baskey, un portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca – Assad deve andarsene ed essere sostituito con una transizione politica negoziata che sia rappresentativa del popolo siriano”.
L’aiuto “non letale”, a quanto fa sapere il Dipartimento di Stato, sarà diretto ai servizi base per la comunità, sostenendo “unità controllate dell’opposizione armata” e includerà la formazione sulla sicurezza digitale e la documentazione dei crimini di guerra e violazioni da parte del regime siriano. I fondi sono arrivati dopo che qualche giorno fa il Consiglio Nazionale, organo che raggruppa le opposizioni cosiddette moderate – riconosciuto dall’Occidente come “il solo rappresentante del popolo siriano” – aveva lanciato l’allarme sulle difficoltà incontrate dai combattenti dell’opposizione impegnati ad avanzare contro l’Isis: “Non siamo protetti dagli attacchi dell’esercito siriano – aveva dichiarato Monzer Akbib, rappresentante del Consiglio – e questo mette a repentaglio la lotta all’Isis”.
I 70 milioni di aiuti andranno ad aggiungersi ai finanziamenti già erogati dagli Stati Uniti ai ribelli cosiddetti moderati, per un totale di quasi 400 milioni di dollari di sostegno all’opposizione a Bashar al- Assad dall’inizio della ribellione. Non è mancato un pensiero per gli sfollati siriani, nei giorni in cui si ricorda lo stato di abbandono in cui versa il paese nel quarto anniversario della rivolta contro Bashar al-Assad. Dopo le accuse da parte delle organizzazioni non governative al Consiglio di Sicurezza Onu di aver dimenticato i civili non implementando le risoluzioni che prevedevano aiuti importanti per le popolazioni intrappolate nel conflitto, la Casa Bianca si è affrettata a dire che si impegnerà “generosamente” nella prossima conferenza prevista in Kuwait: “Tra due settimane – ha detto Anthony J. Blinken, vice segretario di Stato Usa – ci faremo di nuovo avanti per finanziare l’assistenza umanitaria per i siriani sfollati e rifugiati nei paesi vicini”.
Blinken ha poi ricordato che la catastrofe umanitaria nel paese è ulteriormente aggravata dalla “mortale e intenzionale ostruzione del regime siriano agli aiuti”. “Il regime – ha continuato Blinken nella sua dichiarazione – si serve di cibo e acqua come arma di guerra. Rimuove forniture mediche e chirurgiche dai convogli umanitari, anche quando le spedizioni sono da lui autorizzate”. “Gli Stati Uniti – ha concluso il vice segretario di Stato – ritengono il regime di Assad responsabile per le aberranti azioni che violano i nostri più basici principi umanitari e terrorizzano la popolazione siriana ogni giorno”.
Rimuovere il tiranno, quindi, continuando a finanziare l’opposizione cosiddetta moderata. Eppure persino la Cia sta mettendo pubblicamente in guardia il Dipartimento di Stato sulla strategia che ha deciso di intraprendere nel paese mediorientale. Per bocca del suo direttore John Brennan, l’agenzia di spionaggio ha fatto sapere che gli Stati Uniti “non vogliono un collasso caotico del regime di Assad, in quanto questo potrebbe aprire la strada di Damasco all’Isis”. La Cia si è detta preoccupata per chi potrebbe rimpiazzare Bashar al-Assad quando il suo governo dovesse cadere, e ha ricordato che “bisogna sì continuare a sostenere l’opposizione moderata, ma bisogna anche progettare un percorso politico per il futuro”.
A ciò si aggiunge la scarsa capacità militare dei gruppi alleati degli Usa: in 4 anni hanno perso terreno, soffiati via dalle più energiche compagini islamiste; quasi del tutto assenti sul campo di battaglia, continuano ad esercitare un ruolo diplomatico sproporzionato, visto il reale sostegno che oggi la popolazione siriana gli accorda. Tanto sproporzionato da costringere i ribelli a piegarsi e a rinunciare alla testa di Assad come pre-condizione al dialogo. Con il presidente siriano dovrebbero incontrarsi a Mosca ad aprile, intanto però dagli Usa ricevono altro denaro. Nena News
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