Poeta delle donne e del popolo, Qabbani era sempre a capo degli eventi. Sempre ribelle. Sempre insoddisfatto. Sempre urlatore e in conflitto. Le masse vedevano nelle sue parole una bussola in mezzo al caos della realtà dei paesi arabi e della sua direzione futura, incerta
di Cecilia D’Abrosca
Roma, 4 gennaio 2016, Nena News – Nizar Qabbani nasce in Siria, a Damasco, nel 1923. Un evento traumatico accaduto in famiglia, il suicidio di sua sorella costretta a sposare un uomo che non amava, lo segnerà al punto da indurlo a farsi osservatore, interprete e difensore della condizione femminile, denunciando ed appoggiando la causa della libertà delle donne, vittime nei paesi arabi di un controllo sociale e di un atteggiamento autoritario e patriarcale che tende ad annullarne la personalità.
Comincia a scrivere poesie a 16 anni e nel 1945 si laurea in Giurisprudenza all’Università di Damasco, chiamata Università Siriana fino al 1948. E`stato diplomatico e poeta. Lavora per l’ambasciata della Siria in numerosi capitali: Cairo, Beirut, Londra, Istanbul e Madrid e in Cina. Quando si ritira dalla scena diplomatica si trasferisce a Beirut dove si dedica interamente alla poesia e alla scrittura, fondando una casa editrice che porta il suo nome “Nizar Qabbani”. La sua poesia tocca i temi più diversi: femminilità, erotismo, religione, nazionalismo arabo, questioni sociali e politiche.
La sua prima raccolta di poesie, autofinanziata, dal titolo, “Childhood of a breast” è del 1954. Il fulcro di questo lavoro è la donna, la sua poesia assume toni erotici e romantici e rappresenta una rottura con la tradizione conservatrice, preminente nella letteratura araba. La sua è stata la voce eloquente della protesta del mondo arabo e delle sue lotte politiche. Qabbanidecide di sostenere quei paesi, di parlare a nome loro, poiché non ne accetta le limitazioni intrinseche derivanti da quella cultura.
Nel 1981 un altro evento luttuoso lo colpisce, la morte di sua moglie durante un attentato in Libano. Da lì a poco, vivrà tra Ginevra e Parigi, finché non si trasferisce in via definitiva a Londra (luogo in cui visse fino alla morte). Nonostante i continui cambi di città, Damasco resta la sua musa ispiratrice, aspettoevidente nella raccolta, “The Jasmine of Damascus”.
Poeta dalla grande semplicità, diretto, spontaneo, amante di un linguaggio usato nel quotidiano. E’ stato sostenitore instancabile dei diritti delle donne e i suoi versi cantano la bellezza del corpo femminile e dell’amore. E’ stato un poeta nazionalista, ma attaccava i dittatori arabi e la mancanza di libertà del mondo arabo. Ha lasciato poesie, scritti di giornalismo, saggi. La sua prima raccolta di poesie in lingua inglese è “Arabian Love Poems”, incentrata sull’amore.
Particolarmente degna di merito fu la sua collaborazione con il quotidiano londinese, in lingua araba, “Al Hayat” che a lui dedicò ampio spazio. Le sue poesie hanno come oggetto la figura femminile ma anche temi politici, espressi nelle poesie “Jerusalem” e “The face of Qana”.
Il 30 aprile del 1988, ormai diventato il più popolare poeta arabo del XX secolo, muore a 75 anni a Londra. Il presidente siriano Hafen Al-Assad, che due mesi prima aveva deciso di intitolare una strada in suo nome, in Abu Roummana, il distretto più prestigioso di Damasco, acconsentì a trasportarne il corpo in città, come richiesto dal poeta. Qabbani ha sempre dichiarato: “Voglio che, dopo la mia morte, il mio corpo venga trasportato e sepolto a Damasco, con la mia gente. Damasco è il grembo che mi ha insegnato la poesia, la creatività. Io voglio tornare a casa come un uccello torna a casa e come un bambino torna al seno di sua madre”. Il suo funerale è stato celebrato nella Badr Mosque, il 4 maggio, più di diecimila persone parteciparono alla processione, comprese le donne, alle quali era vietato prendere parte a queste imponenti cerimonie pubbliche, ma essendo state da lui difese ed esaltate, non poterono non condividere quel giorno di dolore. I principali quotidiani internazionali diffusero la notizia della sua morte e i più grandi intellettuali arabi rilasciarono offrirono testimonianze e ricordi legati alla figura di Nizar Qabbani.
Il poeta dedicò la vita al mondo arabo per 50 anni, interpretando e traducendo i sentimenti collettivi, coinvolgendo se stesso in tutte le situazioni sociali, in ogni vittoria e in ogni sconfitta, nella tristezza e nella gioia. Appoggiò i temi che interessavano gli arabi, con atteggiamento di sfida e provocazione, incoraggiando e facendo satira. Gli eventi acquistavano il loro pieno significato solo quando lui li descriveva. Le vittorie non erano considerate vittorie, finché Qabbani non le considerava tali, e le dimensioni delle sconfitte non erano chiaramente comprese finché il poeta non le descrivesse. La sua poesia fu una voce, una ispirazione, una speranza per gli arabi e per la loro capacità di affrontare la sconfitta del 1967. Creò uno stile unico, ricercato nelle parole e nel loro senso, producendo un risultato inimitabile. Si dice che, “gli innamorati non comprendano il significato dell’amore fino a che non leggono la poesia di Nizar Qabbani”. Un esempio ne è la lirica:
Your love
You with your fathomless eyes!
Your love
is extreme,
mystical
holy.
Like birth and death, your love
is unrepeatable.
I versi di Nizar Qabbani erano inoltre diretti ad affrontare le crisi sociali, l’elevata disoccupazione, la sfida di guadagnare abbastanza per portare a casa il pane e il riso alla propria famiglia, la durezza degli interrogatori e le investigazioni della polizia e dei servizi segreti rivolti a cittadini innocenti, e le politiche dittatoriali. Dedicò dei versi anche a Gerusalemme:
Jerusalem
I wept until my tears were dry
I prayed until the candles flickered
I knelt until the floor creaked
I asked about Mohammed and Christ
Oh Jerusalem, the fragrance of prophets
The shortest path between earth and sky
Oh Jerusalem, the citadel of laws
A beautiful child with fingers charred
and downcast eyes
You are the shady oasis passed by the Prophet
Your streets are melancholy
Your minarets are mourning
You, the young maiden dressed in black
Who rings the bells in the Nativity
On Saturday morning?
Who brings toys for the children
On Christmas eve?
Oh Jerusalem, the city of sorrow
A big tear wandering in the eye
Who will halt the aggression
On you, the pearl of religions?
Who will wash your bloody walls?
Who will safeguard the Bible?
Who will rescue the Quran?
Who will save Christ?
Who will save man?
Oh Jerusalem my town
Oh Jerusalem my love
Tomorrow the lemon trees will blossom
And the olive trees will rejoice
Your eyes will dance
The migrant pigeons will return
To your sacred roofs
And your children will play again
And fathers and sons will meet
On your rosy hills
My town
The town of peace and olives.
Nazir sceglie un linguaggio vicino a quello parlato nelle case e nelle strade. Usa immagini vicine al cuore, dotate di mistica e penetrante musicalità, che scuote la consapevolezza politica araba. Come risultato, le sue poesie venivano e vengono lette nei Caffè, nei parchi, agli angoli delle strade e negli uffici. Ancora una volta, la scrittura, la poesia, intrecciata alla politica, diviene la voce forte di milioni di arabi oppressi, che non avrebbero parlato per paura di una persecuzione politica o sociale.
Era sempre a capo degli eventi correnti. Sempre ribelle. Sempre insoddisfatto. Sempre urlatore e in conflitto. Le masse vedevano nelle sue parole una bussola in mezzo al caos della realtà dei paesi arabi e della sua direzione futura, incerta.
Qabbani è un leader chiamato alla Resistenza e al radicalismo, nell’ombra di un fallito processo di pace medio orientale e di una stagnante cultura araba, che egli stesso rifiuta di accettare. Si oppone alla normalizzazione con Israele; apertamente combatte Naguib Mahfouz, premio nobel Egiziano per la letteratura, che era ad è favorevole. L’unicità di Qabbani è che, sebbene attaccasse le regole, fosse ad esse contrario, non è mai stato in prigione. Sebbene le sue opere fossero vietate nei paesi arabi, esse restano le più vendute al mondo. Nena News