Dopo un anno e mezzo in isolamento, il leader curdo del Pkk torna a parlare e invita Ankara a deporre le armi. Bomba sotto una sede del partito di governo Akp a Van: 48 feriti (due gravi)
della redazione
Roma, 12 settembre 2016, Nena News - Dopo quasi un anno e mezzo di totale isolamento nel carcere dell’isola di Imrali, il leader curdo del Pkk, Abdullah Ocalan, è tornato a parlare e ha chiesto alla Turchia di riprendere il processo di pace con il Partito curdo dei lavoratori. Secondo quanto ha riferito il fratello Mehmet in un incontro pubblico a Diyarbakir, Ocalan ha detto che le violenze nel sud est del Paese (riesplose nel luglio del 2015, ndr) potrebbero terminare in sei mesi se Ankara lo volesse davvero. “Innanzitutto, non siamo stati noi [del Pkk] ad avere distrutto il processo [di pace iniziato nel 2013] – ha detto Ocalan – la questione curda è una causa complessa. Non è una faccenda di 20 anni, ma data 150, 200 anni. Trenta persone muoiono ogni giorno. Se lo stato fosse sincero, non ci sarebbero così tante vittime. Questo paese non merita tutto ciò, questa violenza nessuno la può vincere”.
La visita dei suoi familiari nella prigione di massima sicurezza ad Imrali – coincisa con la festa islamica dell’Eid al-Adha – ha interrotto un isolamento che durava dall’aprile del 2015 da quando, cioè, le autorità turche gli hanno impedito di comunicare con familiari e persino con gli avvocati. “Domani – ha detto Mehmet leggendo il comunicato del fratello – è l’Eid, la festa del sacrificio. Ma quando 30-40 persone muoiono ogni giorno in un Paese, non ci può essere alcuna festa. Non sarebbe etico”.
Ocalan è stato membro fondatore del PKK nel 1978 ed è diventato successivamente suo leader. Catturato in Kenia dall’intelligence turca in una missione congiunta con la Cia, aveva ricevuto in un primo tempo una condanna a morte che si è commutata in seguito in ergastolo quando la Turchia ha abolito la pena capitale. Lo scorso lunedì molti attivisti curdi e di sinistra avevano annunciato uno sciopero della fame chiedendo al governo turco la fine dell’isolamento di Ocalan. Sciopero che pare essersi concluso in seguito alla visita dei familiari fatta ieri nel carcere dove è detenuto.
Le parole del leader del Pkk giungono nelle stesse ore in cui le autorità turche accusano i combattenti del Partito curdo dei lavoratori di aver colpito stamattina una sede dell’Akp (la compagine politica del presidente Erdogan) nella città di Van, nella parte orientale del Paese. Nell’esplosione sarebbero rimasti feriti 46 civili e due poliziotti.
Due giorni fa il governo turco aveva rimosso 28 sindaci legittimamente eletti per accuse di terrorismo (24 erano dell’area orientale della Turchia a maggioranza curda). La decisione ha scatenato le ire del partito di sinistra filo-curdo (Hdp), ma anche critiche (seppur timide) da parte di Washington. Dopo aver compiuto oggi le preghiere dell’Eid, Erdogan ha rivendicato la giustizia di tale azione: “per me era un passo che si sarebbe dovuto già compiere. Era già un mio desiderio da tempo”. Il presidente ha poi argomentato: “essere eletto sindaco non vuol dire dare sostegno alle organizzazioni terroristiche. Non si ha tale autorità: si è soltanto obbligati a fornire servizi ed ad investire nelle infrastrutture e a soddisfare i bisogni dei cittadini che vivono nella tua area di responsabilità”. Sulla stessa lunghezza d’onda il premier Binali Yildirim che ha promesso nuove rimozioni nelle municipalità. Nena News
Pingback: Ocalan a Erdogan: “Riprendiamo il processo di pace” | ARCS Culture Solidali