Intervista alla blogger di Gaza. Il ruolo delle donne palestinesi nei Territori occupati e i progetti per il futuro
di Sonia Grieco
Roma, 8 marzo 2014, Nena News – La 23enne di Gaza Malaka Mohanned è diventata una blogger nota per avere lanciato la campagna internazionale per la liberazione di Samer Issawi. Il detenuto accusato di “terrorismo” e rilasciato il 23 dicembre scorso dopo uno sciopero della fame durato 266 giorni, che ha fatto notizia in tutto il mondo.
Questa giovane donna palestinese, che adesso studia Diritto internazionale all’università di Sheffield, in Gran Bretagna, è uno dei tanti esempi di donne impegnate nella resistenza all’occupazione israeliana e all’embargo che dal 2006 ha chiuso la Striscia di Gaza al mondo. Sul suo blog ‘Freedom to Palestine’ Scrive della nostalgia per Jaffa, la città da cui proviene la sua famiglia ma che non ha mai potuto visitare. Delle arance di Jaffa che ha potuto assaggiare soltanto a Sheffield e della nonna che la esortava a “non mollare, a essere forte e a impegnarsi per rivendicare i suoi diritti”. E alla passione per la scrittura e per l’impegno politico, affianca quella per i suoi studi che vuole mettere a disposizione dei palestinesi di Gaza, dove ha intensione di tornare e lavorare.
Il suo motto è “domani non sarà uguale a oggi e oggi non è come ieri”, perché adesso c’è una generazione di giovani palestinesi che ha trovato nuove forme di resistenza: la musica, l’arte, la scrittura. E le nuove tecnologie consentono loro di lottare diffondendo le proprie idee e i propri messaggi in tutto il mondo. È per questo che ha iniziato il suo blog, per parlare al mondo di Gaza, di quello che ha visto durante le incursioni israeliane e degli abusi quotidiani che vivono gli abitanti della Striscia. Il suo impegno è quello di tante donne palestinesi. E’ stata a Roma, ospite di un incontro alla Casa internazionale delle donne organizzato dall’associazione Cultura è Libertà, in collaborazione con Un Ponte Per… .
“Le donne hanno un ruolo fondamentale, non soltanto in Palestina ma in tutto il mondo. Sono una parte rilevante della nostra società e meritano rispetto per la loro tenacia, la forza e l’impegno che mettono nella resistenza. Un esempio di questa capacità di lottare è la campagna internazionale per la liberazione di Samer Issawi che è nata da una donna e ha avuto successo. Senza il sostegno di tutte le donne che hanno partecipato alla campagna, Samer non sarebbe stato liberato. Ci sono molte donne palestinesi che danno il loro contributo alla nostra causa scrivendo libri, facendo vita politica attiva, facendo conoscere al mondo la nostra condizione. Senza di loro oggi non sarei così ottimista sul futuro”.
Qual è la differenza tra la tua generazione e quella di tua madre o di tua nonna?
“Oggi è molto diverso dal passato. La mia generazione usa strumenti tecnologici per contribuire alla resistenza che prima non c’erano e poi c’è l’esempio dell’istruzione. Il sistema d’istruzione è molto cambiato e penso che migliorerà ancora, questo ci dà molta speranza per il futuro”.
A proposito di futuro, quali sono i tuoi progetti, tornerai a Gaza?
“Studio Diritto e Relazioni internazionali, una materia di cui siamo carenti a Gaza. Voglio tornare a Gaza e lavorare per creare consapevolezza nei palestinesi rispetto al diritto internazionale e alla Convenzione di Ginevra, per esempio, in mondo da avere gli strumenti adatti per dialogare con la comunità internazionale e sostenere la nostra causa. La conoscenza del diritto internazionale è un altro tipo di resistenza di cui siamo carenti in Palestina”.
Adesso vivi e studi in Gran Bretagna. Ti senti diversa dalle donne europee?
“Penso che le donne di tutto il mondo debbano affrontare molte difficoltà legate alla cultura, al dominio maschile, alle tradizioni sociali. In Palestina e in Europa abbiamo problemi simili, ma sono molto fiduciosa per il futuro”. Nena News
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