Queste due organizzazioni promuovono l’obiezione di coscienza tra i giovani israeliani ebrei che non intendono partecipare all’occupazione dei territori palestinesi. La scelta di Tair Kaminer.
di Rosa Schiano
Roma, 4 febbraio 2016, Nena News – Occhiali neri, abbigliamento semplice ed un gran sorriso. Così appariva Tair Kaminer durante la protesta in suo sostegno all’esterno della base militare di Tel Hashomer lo scorso 10 gennaio. La diciannovenne obiettrice di coscienza israeliana, dopo aver scontato 20 giorni di carcere, ha riaffermato domenica la sua volontà di non arruolarsi nell’esercito. Una decisione che le è costata ora una nuova pena di 25 giorni di reclusione nel carcere militare 6.
La condanna si ripeterà fino a quando lo vorrà l’esercito. Negli ultimi anni, riporta il quotidiano inglese The Indipendent, un certo numero di obiettori di coscienza israeliani sono stati condannati fino a dieci volte consecutive, per almeno 180 giorni. Tair è quindi consapevole del tempo che potrebbe spendere in carcere.
«Quando guardo a questi bambini ed alla realtà in cui crescono, da entrambi i lati, vedo solo altri traumi e dolori. (…) E’ questa la ragione del mio rifiuto: così che io non prenda parte attiva all’occupazione dei territori palestinesi ed alle ingiustizie che il popolo palestinese subisce sotto occupazione», ha dichiarato la giovane nel raccontare ai media la sua esperienza di volontariato con gli scout nel sud di Israele, dove era entrata a contatto con bambini traumatizzati dal conflitto. «Il carcere militare mi spaventa meno della perdita di umanità della nostra società», ha aggiunto la giovane, affermando di aspirare ai valori della pace, dell’uguaglianza, della democrazia ed alla sicurezza per tutte le persone che vivono in Israele e Palestina.
La protesta all’esterno della base militare era stata organizzata da un nuovo movimento giovanile israeliano di refusenik chiamato “Mesarvot”, termine che in ebraico significa “coloro che rifiutano”, ed aveva visto la partecipazione di attivisti contro l’occupazione, obiettori di coscienza drusi, anarchici, comunisti, famigliari di Tair Kaminer. Da quel giorno vi sono state diverse manifestazioni in sua solidarietà, come quella tenuta da una ottantina di attivisti il 23 gennaio all’esterno del carcere 400. Anche l’organizzazione Amnesty International si è espressa contro la condanna della giovane.
Tair, schierandosi contro l’occupazione dei territori palestinesi, spera che la sua decisione spinga altri giovani a rifiutare di prestare servizio nell’esercito.
Decisione presa da un’altra sua coetanea, Tanya Golan, ventenne di Haifa che ha annunciato di opporsi all’arruolamento. Tanya fa parte dell’organizzazione anarchico-comunista “Adhut” (Unità). “Decidere di unirsi all’esercito è una scelta politica che ognuno dovrebbe fare autonomamente”, ha affermato in una dichiarazione sul sito del gruppo di cui fa parte. “C’è chi trae profitto dal conflitto israelo-palestinese e non lascerà mai il controllo della Cisgiordania. Questi poteri hanno generato razzismo e divisione. Le spese militari crescono a scapito di istruzione, salute e servizi sociali. (…) Non si può costruire una società basata sull’ingiustizia”, ha aggiunto. Tanya è stata condannata al carcere dal 31 gennaio al 20 febbraio, poi le verrà chiesto, come a Tair, se intende confermare la sua volontà di non prestare servizio nell’esercito.
Il servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini israeliani che hanno compiuto 18 anni, ad eccezione di arabi israeliani, donne di religione ortodossa, e di coloro che non possono prestarlo per motivi medici. Nena News
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