Tre razzi sono caduti ieri sera vicino all’ambasciata statunitense a Baghdad (nessuna vittima): il quarto attacco in una settimana contro militari stranieri. Il presidente Salih affida a Zurfi il compito di formare il governo, ma i gruppi filo-iraniani denunciano: “È un buffone americano”
della redazione
Roma, 18 marzo 2020, Nena News – Il quarto attacco nel giro di una settimana: ieri sera almeno 3 razzi hanno colpito un’area vicina all’ambasciata Usa situata nella Zona Verde di Baghdad. Secondo quanto ha riferito alla stampa Myles Caggins, il portavoce della coalizione a guida Usa, i razzi di ieri sono caduti a soli due chilometri dalla rappresentanza diplomatica americana, ma non hanno causato vittime.
Il giorno precedente, invece, un attacco simile aveva preso di mira la base di addestramento di Basmaya (nel sud della capitale) dove sono presenti militari statunitensi e della Nato. Anche allora, come ieri, non si sono registrati morti. In entrambi i casi nessun gruppo ha finora rivendicato gli attacchi, ma è probabile che dietro ci siano gruppi filo-iraniani che da mesi chiedono il ritiro di tutte le forze straniere dal Paese.
La situazione è tesissima da mercoledì quando oltre una ventina di razzi hanno colpito Camp Taji (nord di Baghdad) uccidendo tre uomini della coalizione (due americani e un britannico). Sabato un attacco simile allo stesso sito feriva 5 soldati (2 iracheni e 3 della coalizione) e veniva in risposta al bombardamento americano di venerdì contro le milizie sciite filo-iraniane di Kataib Hezbollah (6 le vittime) che Washington ritiene responsabile del lancio di razzi contro i suoi militari.
In questo clima di tensione, ieri il presidente iracheno Barham Salih ha affidato l’incarico di formare il governo all’ex governatore regionale di Najaf Adnan al-Zurfi nel tentativo di superare l’impasse politica che dura da novembre, da quando cioè il primo ministro Abdel Mahdi è stato costretto a dimettersi a seguito delle proteste di piazza. Al-Zurfi ha ora 30 giorni di tempo per provare a formare un esecutivo e ottenere il voto di fiducia parlamentare. Un compito facile solo a parole come sa bene il suo predecessore Mohammad Allawi che, nominato premier dal presidente, non è riuscito a formare il governo accusando i blocchi politici rivali di ostruzionismo.
La nomina di al-Zurfi, capo del piccolo gruppo parlamentare al-Nasr dell’ex premier al-Abadi, ha già scatenato le proteste dei gruppi sciiti pro-Iran. “Riteniamo il presidente responsabile per le ripercussioni di questi passi provocatori”, ha scritto in un comunicato l’Alleanza Fatah, che rappresenta in parlamento le milizie vicine a Teheran. “[Al-Zurfi] è un buffone americano e lo rifiutiamo” ha poi spiegato Hassan Salim, parlamentare del pro-iraniano Asaib Ahl al-Haq, da gennaio gruppo terroristico per gli Usa.
Al-Zurfi ha vissuto negli anni ’90 negli Stati Uniti perché oppositore dell’ex presidente Saddam Hussein. Durante l’occupazione statunitense del Paese a seguito della caduta del rais è stato governatore della provincia di Najaf. A rendere arduo il suo compito di formare il governo non saranno solo i gruppi sciiti, ma anche le migliaia di manifestanti che vedono in lui un uomo perfettamente parte del sistema politico che vogliono rovesciare. Nonostante le forti contrarietà per la sua nomina, il presidente Salih tira dritto per la sua strada invitando al-Zurfi a lavorare per “elezioni anticipate e trasparenti” e per rispondere alle esigenze della piazza. Due obiettivi che, vista l’evidente volontà dell’elite politica di non farsi da parte, sono nettamente contrastanti. Nena News