GIORNO DELLA TERRA Forte tensione anche a Gerusalemme dove i palestinesi annunciano proteste contro i riti sacrificali ebraici ai piedi della Spianata delle moschee autorizzati da un tribunale israeliano
di Michele Giorgio
Gerusalemme, 29 marzo 2018, Nena News – Le prossime saranno ore ad alta tensione a Gerusalemme, in Cisgiordania e a Gaza dove sono annunciate manifestazioni e raduni in occasione, domani, del “Giorno della terra”, che commemora i sei palestinesi uccisi dalla polizia israeliana in Galilea durante le proteste, 32 anni fa, contro la confisca delle terre arabe. Una ricorrenza che nel corso del tempo si è trasformata in un’occasione di condanna dell’occupazione militare dei Territori palestinesi occupati e di sostegno della minoranza araba in Israele.
Il punto di tensione più alto sarà nella fascia orientale di Gaza, a poche centinaia di metri dalle linee di demarcazione con Israele. Il capo di stato maggiore israeliano, Gadi Eisenkot, ieri ha annunciato di aver autorizzato l’uso di pallottole vere contro i palestinesi che si avvicineranno o attaccheranno le barriere di confine durante la “Marcia per il ritorno”, una iniziativa promossa da diverse forze politiche palestinesi, in particolare dal movimento islamico Hamas, che prevede l’allestimento di una tendopoli a circa 700 metri dalle linee israeliane.
Il campo di tende, nell’idea degli organizzatori, rappresenta allo stesso tempo i palestinesi cacciati via dalla loro terra nel 1948 e la condizione di oltre due milioni di abitanti di Gaza chiusi dal blocco israelo-egiziano. L’iniziativa si concluderà il 15 maggio, in occasione del 70esimo anniversario della fondazione dello Stato di Israele nel 1948 e della Nakba, la “catastrofe” durante la quale centinaia di migliaia di palestinesi furono espulsi o costretti a fuggire dalla loro terra.
In realtà i soldati israeliani e i sistemi d’arma automatici lungo le barriere già utilizzano munizioni vere – come dimostrano i quasi 20 palestinesi uccisi in quella zona dallo scorso dicembre, in seguito alla dichiarazione di Donal Trump su Gerusalemme – e l’annuncio di Eisenkot perciò lascia intendere che l’esercito non esiterà a fare fuoco. «Stiamo rinforzando le barriere – ha detto Eisenkot – e un gran numero di soldati saranno di guardia nell’area in modo da prevenire possibili tentativi di passare in territorio israeliano». L’esercito schiererà più di 100 tiratori scelti, ha fatto arrivare rinforzi a sostegno delle unità già presenti e ha anche lanciato avvertimenti alle compagnie di trasporto palestinesi che porteranno i manifestanti alla tendopoli.
I media israeliani anche oggi continuano a riferire ampiamente della “Marcia del Ritorno” sostenendo che i palestinesi vorrebbero lanciarsi in massa contro le barriere di confine e «invadere il territorio meridionale dello Stato ebraico». Gli organizzatori da parte loro smentiscono che l’iniziativa abbia intenzioni violente e ripetono che i manifestanti rimaranno a centinaia di metri di distanza dalle linee israeliane. Ieri carri armati israeliani hanno aperto il fuoco contro presunte postazioni del movimento islamico Hamas dopo che due palestinesi avevano dato fuoco e danneggiato una parte della parte settentrionale della barriera tra Gaza e Israele. Questa mattina almeno due palestinesi sono stati arrestati.
A queste dimostrazioni, sempre domani, si aggiungeranno le proteste annunciate dal capo del Supremo consiglio islamico, Ekrima Sabri, dopo la cerimonia di sacrificio rituale (di due pecore), autorizzata da giudici israeliani, tenuta lunedì scorso da centinaia di nazionalisti religiosi ai piedi della Spianata della moschea di al Aqsa, sito considerato dagli ebrei il Monte del biblico Tempio.
La Torah prescrive il sacrificio dell’agnello alla vigilia della Pesach, la Pasqua ebraica, e negli ultimi anni gruppi della destra religiosa, che invocano la ricostruzione del Tempio, hanno riscoperto gli antichi rituali «in preparazione del ritorno al Monte del Tempio».
Il sacrificio si era già svolto lo scorso anno ma nel quartiere ebraico della città vecchia di Gerusalemme e l’autorizzazione data dalla corte israeliana alla cerimonia, a pochi metri dall’ingresso della Spianata delle moschee, rappresenta un deciso progresso per le aspirazioni dei “templari” guidati dal deputato Yehudah Glick. I palestinesi contestano la decisione del tribunale perché viola lo status riconosciuto internazionalmente della Spianata, terzo luogo santo dell’Islam, e si dicono pronti a contrastare ulteriori passi dei nazionalisti religiosi israeliani. Nena News