Sono finiti in manette i co-presidenti Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag e almeno 12 deputati dell’Hdp in una inchiesta su “attività terroristiche”. E’ l’ultimo atto di una repressione contro i curdi, i giornalisti e gli oppositori di Erdogan che non sembra conoscere fine. Attentato con 8 morti a Diyarbakir
AGGIORNAMENTO ORE 18.30
Demirtas dal carcere: continueremo nostra lotta
“Siamo di fronte a un altro stadio del colpo di stato civile in corso sotto la guida del governo e del Palazzo (Erdogan)”, ha detto dal carcere il deputato Selahattin Demirtas, co-presidente del partito Hdp. Io e i miei colleghi, ha aggiunto, “continueremo a resistere dovunque e sempre contro questo golpe fuorilegge. Questi giorni di persecuzione prima o poi finiranno di fronte alla nostra resistenza. Continueremo la nostra battaglia politica e democratica”: Il partito Hdp terrà domani alle 12 italiane una riunione d’emergenza a Diyarbakir. All’incontro parteciperanno esponenti del gruppo parlamentare e del comitato centrale allo scopo di decidere la risposta alla repressione ordinata dal governo e dal presidente Erdogan
AGGIORNAMENTO ORE 14.30
Salito a 8 morti e 100 feriti bilancio morti attentato a Diyarbakir
Sono almeno 8 i morti – tra cui 2 poliziotti, 5 civili e un presunto attentatore – dell’esplosione di una autobomba avvenuta questa mattina nei pressi di un edificio della polizia a Diyarbakir. Le autorità hanno subito accusato il Pkk ma non è giunta alcuna rivendicazione.
AGGIORNAMENTO ORE 14
Scontri tra polizia e manifestanti a Istanbul, Ankara e Diyarbakir
La polizia turca ha respinto facendo uso della forza gruppi di manifestanti a Istanbul (7 arresti), nella capitale Ankara (10 arresti) e a Diyarbakir, principale città curda, che protestavano contro gli arresti dei deputati del partito filo-curdo Hdp. Diverse manifestazioni sono inoltre state impedite sempre con la forza ad Antaliya e in altre località la Turchia. Le autorità, riferiscono attivisti turchi e curdi, hanno bloccato i social network
AGGIORNAMENTO ORE 11
Portavoce Hdp: Il mondo ci aiuti
Gli arresti di Demirtas e Yuksekdag “sono una macchia nera nella storia della Turchia e della politica”. Lo ha detto il portavoce dell’Hdp, Ayhan Bilgen, rivolgendosi ai “circoli democratici, della società civile e dell’opinione pubblica internazionale” in un videomessaggio diffuso oggi ad Ankara dopo il divieto delle autorità a una conferenza stampa, convocata dopo gli arresti.
AGGIORNAMENTO ORE 10
Turchia: bomba Diyarbakir, almeno 1 morto e 30 feriti
Ha fatto almeno 1 morto e 30 feriti l’autobomba esplosa stamani nei pressi di un edificio della polizia a Diyarbakir, a poche ore dagli arresti dei leader e almeno 11 deputati del partito filo-curdo Hdp.
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della redazione
Roma, 4 novembre 2016, Nena News – La mano pesante della repressione torna a colpire i curdi nella Turchia del presidente islamista Erdogan. I due co-presidenti del Partito Democratico del Popolo (Hdp) sono stati arrestati la scorsa notte, nel quadro di una “inchiesta sul terrorismo”. Selahattin Demirtas, con un twitter, ha avvertito che la polizia era arrivata a casa sua a Diyarbakir per arrestarlo. Successivamente l’Hdp ha comunicato che è stata arrestata ad Ankara Figen Yuksekdag, l’altro co-presidente.
Fonti locali hanno aggiunto che oltre a Demirtas e Yuksekdag, sono finiti in manette 11, (secondo altre fonti 14) dei 30 deputati dello HDP. Le autorità turche, con Erdogan in testa, affermano che l’Hdp sarebbe un’estensione politica del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) che Ankara considera un “gruppo terroristico”.
Demirtas sarebbe accusato anche di aver “insultato” Erdogan durante un discorso pubblico e di aver “istigato alla ribellione” e a “disobbedire alla legge dello Stato”.
Gli arresti di Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, ha protestato Sezgin Tanrikulu, deputato del partito socialdemocratico Chp, principale forza di opposizione in Turchia, “non rappresentano solo un golpe, ma anche un tentativo di dividere il Paese. Il Parlamento è stato bombardato un’altra volta”.
La mano dura del governo turco contro l’Hdp di fatto era iniziata già durante le elezioni generali del giugno 2015, in cui il partito progressista e filo curdo andò per la prima volta oltre la soglia del 10 per cento ed entrò in Parlamento. L’assemblea legislativa turca ha votato prima dell’estate a favore della revoca della immunità parlamentare, una mossa che, come molti avevano previsto, voleva colpire proprio l’Hdp.
Questa settimana sono stati arrestati anche Gültan Kisanak e Firat Anli, co-sindaci della città sudorientale di Diyarbakir, con l’accusa di avere legami con il PKK. La reazione dei vertici dell’Hdp all’arresto dei due sindaci è stata immediata e Demirtas ha promesso che il partito “lotterà” contro questo provvedimento giudiziario “illegale e senza alcuna giustificazione”. L’amministrazione di Diyarbakir nel frattempo è stata posta sotto il controllo di un commissario, come già avvenuto in altri ventiquattro comuni guidati dai partiti curdi.
L’arresto dei vertici dell’Hdp è solo l’ultimo atto della repressione che ha colpito persone ritenute vicine al Pkk e i seguaci, veri o presunti, dell’islamista (e rivale di Erdogan) Fethullah Gulen, accusato dal presidente e dal governo di essere dietro al fallito colpo di stato della scorsa estate.
Nei giorni scorsi un’operazione contro il principale giornale di opposizione, Cumhuriyet, sono stati fermati e interrogati il direttore e una dozzina di giornalisti nell’ultima operazione di polizia contro le testate giornalistiche non allineate ad Erdogan. Nena News