L’autore palestinese ha sempre unito letteratura e impegno politico. Nella serie di racconti che qui presentiamo, centrale è il pessimismo per la soluzione della causa palestinese.
di Cristina Micalusi
Roma, 9 aprile 2014, Nena News – Questa breve raccolta di racconti sottolinea il grande talento di Ghassan Kanafani come scrittore e narratore così da chiedersi, come dice Francesco Gabrieli, “quanto avrebbe potuto dare alle lettere, se la vita gli fosse durata”. Se non fosse stato ucciso a soli trentasei anni in quella lotta impari tra resistenza palestinese e stato israeliano, che ancora sconvolge il Medio Oriente.
Ma al di là dell’impegno politico che sempre ha affiancato l’attività di letterato, ciò che più colpisce nei suoi scritti, specie quelli compilati dopo la guerra del 1967, è la sua grande umanità, è la sua grande capacità di saper parlare ad un pubblico vasto, a tutti, senza usare argomentazioni altamente intellettuali come è tanto di moda tra gli scrittori arabi.
Ed è proprio questa sua semplicità e chiarezza a rappresentare una vera e propria arma. Come ebbe a definire Moshe Dayan nei riguardi della grande poetessa Fadwa Tuqan: le parole dei loro scritti erano più pericolose delle azioni dei feda’iyyn. Questo pensiero è stato più vero nella narrativa di scrittori come Kanafani che nella poesia, che ha potuto solo accennare il problema.
I racconti inseriti in questo libro fanno parte della raccolta ‘Alam Laysa Lana ( Un mondo che non è nostro ) e risalgono agli inizi degli anni ‘60 a Beirut, dove lo scrittore si trasferì dopo il periodo trascorso in Kuwait. L’opera è piena di simboli e metafore, con un Kanafani molto pessimista, in quanto non riusciva ad intravvedere uno spiraglio per una soluzione politica della Palestina. Così tante storie finiscono con la morte del protagonista, a volte una morte inutile, non necessaria. Fa riflettere questa sua rassegnazione e accettazione della morte.
Ghassan Kanafani cambierà in seguito tale atteggiamento così da farci pensare che fu un pessimismo rispetto al tempo in cui furono scritte queste opere. Ma quando i vari movimenti per la liberazione della Palestina cominciarono a prendere consistenza, lasciò questo modo passivo di pensare e di scrivere. E soprattutto ci sarà un rifiuto netto all’accettazione passiva rispetto agli anni precedenti.
Kanafani non è solo scrittore politico e impegnato. Fa uso di indovinelli ed enigmi così da disorientare il lettore che lo ha sempre interpretato in chiave politica. Inoltre, in molte novelle qui raccolte Kanafani assimila la solitudine e la disperazione dell’uomo a quella degli animali, anch’essi ospiti indesiderati di un mondo che non appartiene a loro. Il mondo degli uomini e quello degli animali interagiscono tra di loro, a simboleggiare che tutto l’universo è fatto di piccole e grandi tragedie. Forse che la condizione degli animali è essa stessa il simbolo della situazione del popolo della Palestina?
Ghassan Kanafani nasce nel 1936 ad Acri in Palestina. Nel 1948 si rifugia in Libano con la famiglia, successivamente risiede in Siria e in Kuwait, percorrendo tutte le tappe dell’esilio del popolo palestinese. Muore in un attentato a Beirut nel 1972. È autore di romanzi come “Uomini Sotto il Sole”, “Ritorno ad Haifa”, “La Madre di Sa’d” e di alcuni lavori teatrali. Kanafani ha sempre affiancato alla sua attività di letterato l’impegno politico. Nena News
Titolo: Se tu fossi un cavallo
Titolo originale: Lau Kunta Hisanan
Autore: Ghassan Kanafani
Editore: Jouvence
Anno: 1993