E’ vero soprattutto da quando Donald Trump è entrato nella Casa Bianca, rivela una ricerca della ong Peace Now. La tensione resta alta dopo la distruzione due giorni fa a Sur Baher di 12 edifici palestinesi
di Michele Giorgio il Manifesto
Gerusalemme, 24 luglio 2019, Nena News – Conferma anche Israele. Sono 12 gli edifici palestinesi ridotti in macerie dalle ruspe militari nel rione di Wadi al Humus, a Sur Baher, alla periferia meridionale di Gerusalemme Est. L’ultimo palazzo, ancora in costruzione, è stato sbriciolato lunedì nel tardo pomeriggio da una esplosione controllata che soldati e poliziotti israeliani hanno salutato – come mostra un filmato che circola in rete – con applausi e risate. «La gente di Sur Baher non ride, piuttosto teme nuove demolizioni» ci dice Jonathan Pollak storico attivista dei diritti dei palestinesi. «Lunedì sono stati abbattuti quattro edifici già abitati, sei quasi terminati in attesa di essere occupati dai proprietari e altri due ancora in costruzione». Le ruspe sono rientrate nei depositi, per ora. Tante famiglie palestinesi della zona intanto vivono nell’ansia di ricevere presto un ordine di demolizione perché la propria casa, vicina al Muro, è considerata illegale dall’esercito israeliano. «L’accaduto – spiega Pollak – è un dramma per tanti civili palestinesi e non dimentichiamo che diversi abitanti di Wadi al Humus e attivisti stranieri che avevano provato a resistere agli sgomberi sono stati percossi e feriti dai soldati».
Chi ha visto la propria abitazione cadere a pezzi sotto i colpi dei bulldozer, ora è ospitato da amici e parenti. Chi nella nuova casa non ha fatto in tempo ad entrarci sa che potrebbe non avere mai più la disponibilità economica per comprare o costruirsi un altro appartamento. Dal 2006 a oggi, denunciano i palestinesi, Israele ha distrutto 1.440 abitazioni palestinesi in Cisgiordania lasciando in strada oltre 6mila civili. Per il ministro della sicurezza interna Gilad Erdan invece è tutto a posto. A suo dire la vicenda è solo un problema di abusivismo edilizio. La legge israeliana è stata fatta rispettare e gli edifici sorti «illegalmente» vicino alla «barriera di sicurezza» sono stati demoliti.
Il fatto che Wadi al Humus e Sur Baher non siano in Israele ma nei Territori palestinesi occupati è del tutto irrilevante per il ministro Erdan e, ad onor del vero, anche per la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica israeliana. Respingendo le critiche di Francia, Gb, Germania e Spagna – assente l’Italia, ma non sorprende – che hanno condannato la demolizione delle case palestinesi e denunciato la violazione degli Accordi di Oslo, Erdan ha replicato sui social che «I portavoce dell’Ue, come al solito, hanno preso per buone le menzogne dei palestinesi…Israele ha l’autorità di far rispettare la legge, anche in base a quanto previsto dagli Accordi di Oslo, quando la costruzione illegale rappresenta una minaccia alla sicurezza». A Erdan è sfuggito il “particolare” che la Corte internazionale dell’Aja ha condannato e dichiarato illegale il Muro costruito da Israele unilateralmente nei Territori palestinesi occupati. Da parte sua Amnesty International parla di «clamorosa violazione del diritto internazionale» e di «azioni che equivalgono a crimini di guerra». Israele, aggiunge Amnesty in un comunicato, «tenta di giustificare queste demolizioni con motivi di sicurezza, sostenendo che le abitazioni sono troppo vicine alla barriera di separazione. La realtà – sottolinea Amnesty – è che da decenni le autorità israeliane adottano misure arbitrarie e sproporzionate in nome della sicurezza per espandere il loro controllo sulle terre palestinesi ed espellere gli abitanti da quelle aree che considerano di interesse strategico».
Mentre il ministro Erdan e il resto del governo Netanyahu accusano i palestinesi di «abusivismo edilizio», l’ong Peace Now riferisce che i coloni israeliani, in aperta violazione del diritto internazionale, hanno creato in Cisgiordania dozzine di avamposti coloniali selvaggi – la maggior parte dei quali sorti da quando è presidente Donald Trump che ha dato carta bianca a Israele. Sono 32 gli avamposti sorti dal 2012, il più delle volte mascherati da “aziende agricole”, che mirano a conquistare grandi estensioni di terra palestinese. L’ingresso alla Casa Bianca di Trump ha rappresentato un via libera per i coloni. E gli ultimi governi israeliani hanno provveduto a legalizzare gran parte degli avamposti selvaggi. Nena News