Un rapporto di B’Tselem conferma il frequente uso di questa sostanza – che causa nausea e vomito, soprattutto tra i bambini e gli anziani – contro le case dei palestinesi, in modo punitivo contro villaggi nei quali ogni settimana si svolgono manifestazioni.
MAAN NEWS AGENCY
Betlemme – Sabato scorso Rubhiya Abd al-Rahman Darwish stava schiacciando un pisolino sul divano di casa della famiglia quando è stata svegliata di colpo dal rumore di vetri rotti. “Ho visto un getto d’acqua entrare dalla finestra rotta, quando improvvisamente un forte odore ha colpito [le mie narici] e sono svenuta per la puzza, e mi hanno dovuta portare in ospedale”, ha raccontato la settantacinquenne a Ma’an durante un’intervista nel suo piccolo appartamento nel campo profughi di Aida a Betlemme.
Benché sia abituata al fatto che i soldati israeliani lancino candelotti di gas lacrimogeno nel vicolo vicino a casa sua, Darwish è rimasta sorpresa dal fatto che questa volta fossero arrivati con un cannone per spruzzare le facciate delle case con acqua puzzolente. “Sono arrivata in ospedale e mi hanno fatto un’iniezione, ma il veleno ha cominciato ad uscire dalla mia bocca e dal mio naso. Ho cominciato a gridare perché la mia schiena mi faceva male, ed è ancora così” ha raccontato a Ma’an l’anziana donna, che ha detto di soffrire di diabete, ipertensione e problemi di cuore. “Tutti i miei vestiti erano rovinati, ed abbiamo dovuto buttare via tutte le mie trapunte e il materasso” ha detto. “Perchè lo fanno?”
La gente del posto ha detto che l’attacco in pieno giorno alle loro case non è stato provocato ed è stato totalmente imprevisto, e molti si sono detti shoccati dal fatto che i soldati israeliani abbiano sommerso il campo nella cappa di una sconosciuta sostanza repellente.
Noto come “Puzzola”, questo prodotto chimico è stato usato dall’esercito israeliano almeno dal 2008 come un mezzo non letale di controllo delle manifestazioni. I palestinesi, comunque, chiamano questo liquido semplicemente “merda”, per via dell’odore che può impregnare i vestiti, i corpi, i muri ed i mobili per settimane. Un portavoce militare israeliano contattato da Ma’an non ha risposto ad una richiesta di commento relativa alla spruzzata di liquido “puzzola”, né alle ragioni dell’attacco. Comunque l’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem sostiene che l’esercito in altre occasioni ha detto che la sostanza è organica, anche se non ne ha reso noti gli elementi.
Un rapporto di B’Tselem su “Puzzola” ha anche confermato il frequente uso di questa sostanza – che causa nausea e vomito, soprattutto tra i bambini e gli anziani – contro le case dei palestinesi, “facendo sorgere il sospetto che “Puzzola” sia stato usato in modo punitivo contro villaggi nei quali ogni settimana si svolgono manifestazioni. Vicino al campo profughi, nel quale c’era la strada principale da Hebron a Gerusalemme che ora è interrotta dal muro di separazione israeliano, un grande cannone ad acqua è stato sistemato all’inizio di quest’anno vicino ad una torre militare per spruzzare l’acqua contro la gente del posto, mettendo in evidenza con quanta rapidità “Puzzola” è stato inserito nell’arsenale dell’esercito israeliano.
Salah Ajarma, direttore di un vicino centro culturale, racconta che un gruppo di bambini stava camminando a circa 50 metri da dove il muro di separazione attraversa il campo quando i soldati israeliani hanno iniziato a sparare candelotti lacrimogeni contro di loro. “I soldati allora sono scesi ed hanno raggiunto i ragazzini” Ajarma ha raccontato a Ma’an durante un’intervista nel suo ufficio presso il Centro Lajee, ”e, siccome noi stavamo guadando dal centro con un gruppo di visitatori stranieri e di giornalisti, i soldati hanno iniziato a lanciare verso di noi e verso i bambini parolacce in arabo, per essere sicuri che capissimo.”
La settimana prima dell’attacco, i soldati israeliani hanno tiraro candelotti lacrimogeni a gruppi di bambini quando questi si riunivano nei pressi del centro dopo la fine degli esami del mattino, per cui Ajarma dice che si aspettava il solito trattamento di nuovo la domenica. “Sono stato sorpreso, però, quando i soldati sono tornati con un grosso veicolo con una pompa sul tetto e hanno cominciato a spruzzare su ogni cosa una sostanza chimica con un terribile odore”, ha detto.
“Non stavano cercando di colpire dei manifestanti, non c’era nessun manifestante in strada! Hanno sparato contro le case della gente e contro le finestre, senza preoccuparsi se fossero aperte o chiuse”, ha aggiunto. Dopo l’attacco, gli abitanti sono usciti di casa, inorriditi per il fatto di trovare i vicoli e le case del campo coperte da uno strato di liquido schifoso. Per qualche ora gli abitanti hanno tentato di pulire, e, benché abbiano fatto di tutto per spazzare via il più possibile la puzza, quando un giornalista di Ma’an ha visitato il luogo tre giorni dopo questa ristagnava ancora pesantemente nell’aria.
“La gente non sa neppure cosa sia questa sostanza, per poterla eliminare”, ha detto Ajarma,” e non sappiamo da cosa sia composto questo agente chimico. Abbiamo provato a pulire con cloro, ma c’è stata una reazione chimica che ha sprigionato una puzza ancora più letale”, ha aggiunto. Rilevando che questa è la terza volta che l’esercito ha spruzzato “Puzzola” nel campo, Ajarma ha detto che d’inverno la puzza è rimasta per 10-15 giorni, e che una fila di alberi colpita dall’acqua in seguito è avvizzita e morta. “Questo prodotto chimico può avere effetti di cui non sappiamo niente, sulla natura nel campo e sulle future generazioni” Ajarma ha detto di temere.
Nidal Al-Azraq, un volontario del Centro Lajee, ha detto a Ma’an che i soldati “se la sono spassata” durante l’attacco, sfottendo gli abitanti mentre sparavano con il cannone nelle case e facendosi fotografie lì vicino. “C’era un cane su uno dei muri sulla strada dove stavano innaffiando le case, e così l’hanno preso di mira ed hanno cominciato a sparargli addosso l’acqua” ha detto Al-Azraq. “Dopo averlo colpito per due volte, il cane ha cominciato ad abbaiare, e la terza volta i soldati hanno colpito il cane direttamente con il cannone ad acqua e tutti quanti si sono messi a ridere”, ha aggiunto. Al-Azraq, pur incerto sulle ragioni dell’attacco israeliano, pensa che l’abbiano fatto per spingere i residenti a smetterla con le proteste nel campo, durante le quali spesso vengono lanciate pietre contro i soldati israeliani che si trovano nei pressi. “A volte ce l’hanno vinta, la gente impazzisce e dice ai manifestanti di smetterla,” ha raccontato Al-Azraq a Ma’an.
“Ma altri non accettano questa pressione e dicono: “Perchè colpirci con questo genere di prodotto? Non è solo un’offesa, è come se non fossimo neppure esseri umani!” Al-Azraq ha detto che molta gente, comunque, si è rassegnata a questo genere di attacchi. “E’ inutile dire che tutto questo è contro i nostri diritti umani, perché non è un linguaggio che Israele conosce. Che senso ha chiedersi perché fanno questo alle persone?” Darwish, la donna settantacinquenne che è svenuta dopo che i soldati hanno spruzzato l’acqua puzzolente contro la sua finestra, ha manifestato la sua rassegnazione riguardo ai ripetuti attacchi israeliani contro la sua casa. Rifugiata originariamente dal villaggio di Malha, nei pressi di Gerusalemme, Darwish è stato obbligata a lasciare la casa con la sua famiglia quando le truppe sioniste sono arrivate e li hanno cacciati nel 1948.
“Dove possiamo andare?” chiede, seduta sul divano del suo piccolo appartamento guardando verso la finestra approssimativamente rattoppata dopo essere stata rotta dal cannone ad acqua. “Ci hanno buttati fuori dalla nostra terra natale, e cosa dovremmo fare? Dove dovremmo andare?”
(traduzione di Amedeo Rossi)
Fonte: http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=708269Pring