Sei mesi di prigione comminati alla nota artista per aver detto che il fiume è inquinato. Due anni alla cantante Laila Amer per un videoclip definito “immorale”
della redazione
Roma, 28 febbraio 2018, Nena News – Dalla macchina repressiva egiziana non si salva nemmeno la musica. E nemmeno le artisti più note del paese: ieri una corte ha condannato la cantante e volto del format arabo The Voice, Sherine Abdel Wahab, a sei mesi di carcere per aver “preso in giro” il fiume Nilo.
Durante un concerto le era stato chiesto di cantare “Mashrebtesh Men Nilha”, “Hai mai bevuto dal Nilo?”. E lei aveva scherzato invitando a bere l’acqua della compagnia Evian, perché quella del Nilo è piena di parassiti: non voleva rischiare, disse, qualche malattia. Accusata di aver diffuso notizie false, oltre alla cauzione da 5mila sterline egiziane, pari a 230 euro, dovrà versare una multa di 10mila sterline, 460 euro. A schierarsi contro di lei e a denunciarla è stato lo stesso sindacato dei musicisti egiziani che ha annunciato di bandirla da qualsiasi performance per “aver irriso il nostro caro Egitto”.
Sherine è stata costretta a chiedere venia: “Mio amato paese e figli del mio paese, vi chiedo scusa con tutto il cuore per il dolore che vi ho causato con uno scherzo stupido”, ha detto.
Nelle stesse ore veniva condannata al carcere anche Laila Amer: alla cantante sono stati comminati due anni per un videoclip che secondo la magistratura egiziana “incita all’immoralità”. Amer era stata arrestata un mese fa sulla base del video della canzone “Bos Omak”, “Pensa a tua madre” – titolo che fa riferimento a un’offesa comune nel gergo popolare – nel quale danza e fa gesti considerati allusivi e etichettati come “un attacco alla società”. Condannato a sei mesi anche il regista, a tre un altro attore che appare nel video.
A dicembre stessa sorte era toccata a Shaimaa Ahmed, nota come Shyma, condannata a due anni per essere apparsa in un videoclip con indosso la biancheria intima mentre mangiava una banana. Anche qui il reato commesso secondo la corte è quella di “indecenza”. Dopo le scuse pubbliche, la pena è stata dimezzata.
Nell’Egitto della censura generalizzata potrebbe non stupire più. Eppure dovrebbe perché il carcere comminato sulla base di una moralità di Stato, già di per sé un atto inaccettabile, si scontra con la realtà vissuta ogni giorno dal popolo egiziano, quello dell’impunità totale di cui gode il governo responsabile di una repressione diffusa e strutturale di qualsiasi forma di voce critica.
Su questo filone si inserisce il duro attacco lanciato dal ministro degli Esteri egiziano Shoukry, durante la sessione del Consiglio Onu per i diritti umani a Ginevra, alla Bbc. L’emittente è colpevole, secondo Il Cairo, di aver pubblicato un ampio reportage – lo scorso venerdì – sulle sparizioni forzate, piaga sistematica ma che il regime nega da anni. Shoukry ha parlato di “diffusione di notizie fabbricate” e citato una delle donne intervistate: avrebbe negato – aggiungiamo noi, probabilmente per paura – di aver rilasciato alcuna dichiarazione.
Ma quelli che Il Cairo definisce “casi isolati” sono talmente numerosi che con difficoltà le poche organizzazioni locali di monitoraggio ancora aperte riescono a calcolare con precisione. Nena News
Pingback: SEI MESI DI CARCERE ALLA CANTANTE SHERINA “PER AVER PRESO IN GIRO IL FIUME NILO” – Censure 101