Ucciso ieri un 23 palestinese a Hebron. Israele: “Ci aveva sparato”. L’esercito, intanto, ha fatto irruzione stamane all’alba anche nei villaggi di Beit Ummar e Bilin. Il bilancio è di tre persone ferite negli scontri con i militari. Distrutti 60 pannelli solari vicino Betlemme perché “erano illegali”
della redazione
Roma, 29 giugno 2017, Nena News –Ancora un giovane palestinese morto. Questa volta a Hebron dove ieri sera, durante un blitz dei militari israeliani, è stato ucciso il 23enne Munir Arafat Ghaith. Secondo la versione dell’esercito, i soldati erano nell’area per cercare armi quando la vittima ha aperto il fuoco contro di loro. A questo punto i militari hanno “risposto all’immediata minaccia” sparando e uccidendo il giovane. Nessun soldato, fanno sapere da Tel Aviv, è rimasto ferito nel corso del blitz.
La ricostruzione dei fatti dello stato ebraico non convince però i palestinesi che ieri hanno fatto sapere di aver aperto un’inchiesta per fare chiarezza su quanto accaduto. Quel che è certo è che Ghaith è il 35esimo palestinese ad essere stato ucciso da Israele dall’inizio del 2017 (8, invece, gli israeliani uccisi dai palestinesi nello stesso periodo).
L’esercito è tornato a sparare stamattina all’alba nei villaggi cisgiordani di Beit Ummar (distretto di Hebron) e di Bilin (Ramallah). A Beit Ummar, raccontano i residenti, i militari avrebbero fatto irruzione nella moschea principale che ospita la tomba di Nabi Matta (il profeta Matteo). Due rabbini, scortati dall’esercito, avrebbero pregato all’interno della tomba, fotografato e compiuto alcune misurazioni rimanendo nel luogo religioso per più di tre ore. I soldati, raccontano i palestinesi, avrebbero fatto poi irruzione in alcune case e sparato un gas lacrimogeno all’interno di un’abitazione. Nel corso degli scontri tra gli abitanti del villaggio e le forze armate si è fratturato il braccio il 15enne Malik Ayish Abu Hashem. Arrestate 3 persone.
Scontri tra palestinesi e militari sono avvenuti stamattina anche a Bilin: qui i feriti sono il 15enne Iyad Birnat e il 18enne Hamza al-Khatib. Più o meno alla stessa ora, 500-600 coloni israeliani, scortati dall’esercito, bloccavano la strada principale che collega le città di Nablus e Ramallah vicino al checkpoint di Zaatara.
Ieri mattina, invece, i soldati hanno effettuato un blitz anche nel villaggio di Jubbet al-Dhib (Betlemme) dove hanno distrutto 60 pannelli solari messi l’anno scorso da alcune organizzazioni umanitarie nel tentativo di fornire elettricità a questo villaggio palestinese isolato. Jubbet al-Dhib, infatti, si trova in area C (il 60% della Cisgiordania, sotto il pieno controllo israeliano) ed è circondato dalle colonie. La sua collocazione geografica impedisce pertanto ai suoi abitanti di costruire e, denunciano i residenti, persino di essere connessi alle infrastrutture di base. L’ufficio di Coordinamento israeliano per le attività governative nei Territori (COGAT) però si difende: i pannelli erano “illegali” perché non avevano i necessari permessi. “Sottolineiamo – si legge in una sua nota ufficiale – che il villaggio ha altre fonti di elettricità”.
Dalla Striscia di Gaza, intanto, il ministero degli Interni di Hamas ha annunciato ieri nuove misure per “aumentare il controllo e garantire la sicurezza” al confine meridionale con l’Egitto. Tra questi provvedimenti, vi è in primo luogo la costruzione di una “zona cuscinetto” larga 100 metri. Previsti in futuro lungo il confine egiziano anche una strada di 12km, l’aggiunto di alcune telecamere di sorveglianza, torri di osservazione e luci. I bulldozer dovrebbero distruggere alcune case e strutture presenti nell’area così da far spazio al progetto. Nena News