Nel 2012, il governo di Gibuti e la Export-Import Bank of China, banca commerciale cinese, hanno stretto una fertile collaborazione del valore di 64 milioni di dollari. Obiettivo: la costruzione di un terminale per l’esportazione di depositi di sale e gesso dal lago Assal. Un nuovo colonialismo per il Corno d’Africa
di Federica Iezzi
Gibuti, 16 novembre 2015, Nena News - E’ situato all’estremità occidentale del Golfo di Tadjourah, tocca la regione di Dikhil, corre nella parte superiore della Great Rift Valley. Il lago Assal è il punto più profondo del continente africano: 155 metri sotto il livello del mare. Cristalli di sale che, come ghiaccio, brillano sulla superficie della calda acqua, riforniscono il lago dalla baia Ghoubet el-Kharab, attraverso un intricato sistema di faglie. La superficie totale è più di 110 chilometri quadrati, di cui circa 60 coperti da spesse concrezioni saline che possono arrivare a 25 metri di profondità.
Gli unici alberi vicino il lago non hanno le foglie ma solo spine. La gente di Gibuti non nuota mai nel lago vulcanico. Il sale estratto a Gibuti spesso finisce in ristoranti europei. E’ questa la descrizione dell’ex-colonia francese.
Nel 2012, il governo di Gibuti e la Export-Import Bank of China, banca commerciale cinese, hanno stretto una fertile collaborazione del valore di 64 milioni di dollari. Obiettivo: la costruzione di un terminale per l’esportazione di depositi di sale e gesso dal lago Assal. La China Harbor Engineering Company Ltd, compagnia di costruzione cinese, ha avuto il compito di completare il progetto. Secondo una stima, il completamento dei lavori di costruzione consentirà a Gibuti di esportare 5.000 tonnellate di sale ogni anno nei Paesi del sud-est asiatico.
Dopo i tre miliardi di dollari investiti dalla China Railway Engineering Corporation per la linea ferroviaria da 756 chilometri Addis Abeba-Gibuti, per velocizzare e facilitare gli scambi merci tra Etiopia e Gibuti, ora la banca cinese finanzia il ‘progetto del sale’. Nel Paese dove i depositi di sale sono stati estratti su piccola scala per secoli. Addio, dunque, alle carovane del sale, tradizione millenaria fino ad ora immutata.
In previsione dell’industrializzazione forzata, si assiste alla pianificazione di opere e costruzioni nei porti centenari di Doraleh, Tadjourah, Damerjog e Ghoubet a Gibuti. Alla fine dello scorso anno un primo contratto di quasi 73 milioni di dollari è stato firmato tra il governo gibutiano di Ismail Omar Guelleh e una prestigiosa società cinese di costruzioni. L’obiettivo è quello di far diventare i porti del piccolo Paese dell’Africa orientale i maggiori impianti per capacità del continente, superando Port Said e Damietta in Egitto, Durban in Sud Africa e Tangeri in Marocco.
L’invasione cinese è dovuta alla posizione strategica di Gibuti affacciata sul Golfo di Aden, non lontana dal Mar Rosso, sito delle più trafficate rotte marittime mondiali. Luogo ideale per importazione ed esportazione di risorse naturali. Attualmente il Regno Unito è il capofila per l’estrazione dei metalli, dopo l’identificazione di una faglia, al confine con l’Etiopia, ricca di oro.
A fianco alle opere di estrazione ed esportazione di sale, la Cina, insieme a investitori russi, brasiliani, indiani e arabi, è il capogruppo per la costruzione di gasdotti e raffinerie di petrolio, in direzione Sud Sudan-Gibuti, i cui prodotti finali saranno venduti in Africa orientale. L’impianto consentirà l’esportazione di dieci milioni di metri cubi di gas dall’Etiopia alla Cina ogni anno. Le stazioni geotermiche a Gibuti sono invece l’ultima frontiera giapponese.
L’ambizione è quella di far diventare il Corno d’Africa, entro il 2035, una regione a medio reddito. Nessuna condizione politica, nessun beneficio per la povertà africana, nessuna attenzione ai reali interessi e agli effetti dell’espansione cinese in Africa. Solo contratti da firmare. Ecco il nuovo colonialismo cinese. Nena News
Pingback: GIBUTI. Il sale della vita | federicaiezzi
Pingback: GIBUTI il sale della vita-altro episodio del neo colonialismo cinese in africa
“L’ambizione è quella di far diventare il Corno d’Africa, entro il 2035, una regione a medio reddito…. nessun beneficio per la povertà africana”
tutto e il suo contrario in due righe.