Continua a Salerno “femminile palestinese – di storia in storia” a cura di Maria Rosaria Greco con il secondo appuntamento. Domani alle 18,00 presso il Giardino della Minerva, l’orto botanico dell’antica Scuola Medica Salernitana, Patrizia Cecconi presenta il suo libro “vagando di erba in erba, racconto di una vacanza in Palestina”, diario di un viaggio ispirato alla botanica (Città del Sole Edizioni – 2014), con una degustazione finale di vini palestinesi Cremisan.
Roma, 26 marzo 2015, Nena News – L’incontro di domani “Femminile Palestinese” vede protagonista la scrittrice romana Patrizia Cecconi, che difonde in Italia la storia e la cultura del popolo palestinese. In questo suo ultimo libro, un diario di viaggio di 30 giorni, racconta una Palestina della bellezza, che fra natura, monumenti, piante officinali, villaggi, sapori e opere d’arte sa essere un bellissimo luogo di vacanza. Ma la Palestina è anche terra di eccellenze, come i vini palestinesi Cremisan.
Cecconi valorizza proprio queste eccellenze con il progetto “leggere la resistenza nella trasparenza di un calice” con il quale promuove e sostiene l’esperienza che le colline Cremisan rappresentano.
A cinque chilometri da Betlemme i vitigni autoctoni di Cremisan producono vino dalla fine dell’Ottocento, secondo gli archeologi qui si trova uno tra i più antichi insediamenti agricoli e artigiani della Palestina. Eppure oggi su queste colline i bulldozer stanno costruendo il tracciato su cui innalzare il muro mangia-terra voluto da Israele che andrà a separare Cremisan da Beit Jala e quindi dalla Palestina, inglobandola di fatto in territorio israeliano per unire le due colonie di Gilo e Har Gilo, che si guardano, una di fronte all’altra, appunto dalle colline di Cremisan.
Muro e colonie sono illegali secondo il diritto internazionale, oltre che per i diritti umani, quindi, una degustazione di questo vino non solo valorizza un prodotto di grande qualità, ma tiene viva l’attenzione su quanto sta accadendo su quelle colline e sostiene le numerose denunce fatte dal sindaco di Beit Jala, dai sacerdoti che producono il vino, dalle 58 famiglie che rischiano la confisca della propria terra, dalle suore che hanno un asilo frequentato da più di 400 bambini, di varie religioni, i quali non potrebbero più accedervi.
Ma il Cremisan, innanzitutto, è un vino di altissima qualità, in questi ultimi anni sono stati scoperti e valorizzati sette vitigni autoctoni e unici al mondo ed è stata migliorata la produzione di alcune etichette, tanto da poter competere con vini pregiati di tutto il mondo. Un’eccellenza dal valore doppio se si pensa alle condizioni in cui avviene la coltivazione delle viti e la produzione del vino: cioè sotto occupazione militare. La narrazione quindi continua. Il sottotitolo 2015 della rassegna “Femminile palestinese” è “di storia in storia” perché il focus di quest’anno è il racconto, il recupero della memoria, la storia di un popolo a cui quotidianamente viene negata la propria identità culturale e nazionale. E centrale ancora una volta è il ruolo della donna che sa ridisegnare e mettere in discussione i confini dell’occupazione. Patrizia Cecconi, con il suo libro, racconta la Palestina come bellissimo luogo di vacanza e, con la degustazione, ci fa conoscere la storia del vino Cremisan, simbolo di eccellenza e di lotta.
Con Patrizia Cecconi dialogano Adriana Buffardi di Cultura è Libertà, Luciano Mauro, Direttore del Giardino della Minerva, Ermanno Guerra, Assessore alla Cultura e Università del Comune di Salerno.
La rassegna è promossa dalla Fondazione Salerno Contemporanea, dal Comune di Salerno, dall’Università di Salerno e fa parte della campagna nazionale per la Palestina che l’Associazione Cultura è Libertà ha lanciato a Roma nel dicembre 2013 per promuovere e diffondere la millenaria cultura palestinese, a cui hanno aderito, oltre Salerno, altre città italiane con altri progetti.
La scelta della location non è casuale, segue quel filo verde che si snoda nel diario di viaggio di Patrizia. Il Giardino della Minerva è l’antico orto botanico della Scuola Medica Salernitana istituito da Matteo Silvatico agli inizi del 1300, con il nome di “Giardino dei semplici” e fu antesignano di tutti i futuri Orti botanici d’Europa.
La Scuola Medica Salernitana è anche un magnifico esempio di confronto fra i popoli, nasce infatti dall’incontro di più culture mediterranee, sintetizzando in sé la tradizione greco-latina insieme a quella araba ed ebraica.
Non ultimo poi è bello ricordare il ruolo di particolare importanza delle Mulieres Salernitanae, donne che operavano e insegnavano la medicina, a conferma, contro ogni stereotipo, che la donna da sempre è in prima fila. Nena News