Firmato un contratto da 31 milioni di euro tra i ministeri della Difesa dei due paesi per la fornitura di armi telecomandate israeliane in un periodo di tensione nel paese balcanico dopo la controversa legge sulla libertà religiosa
![Il ministro della Difesa montenegrino Pedrag Bosković e il direttore generale del ministero israeliano Udi Adam (Foto: Ariel Hermoni/Ministero della Difesa israeliano)](http://nena-news.it/wp-content/uploads/2019/12/israele-montenegro.jpeg)
Il ministro della Difesa montenegrino Pedrag Bosković e il direttore generale del ministero israeliano Udi Adam (Foto: Ariel Hermoni/Ministero della Difesa israeliano)
di Marco Siragusa
Roma, 28 dicembre 2019, Nena News – Pochi giorni prima dell’annuncio della capo procuratrice della Corte penale internazionale Fatou Bensouda sull’apertura di un’inchiesta per crimini di guerra israeliani commessi nei Territori occupati palestinesi, il governo di Podgorica ha sottoscritto un importante accordo militare con Tel Aviv.
L’intesa, la prima a livello intergovernativo tra i due paesi, prevede la vendita di armi telecomandate israeliane per un valore di circa 31 milioni di euro. La tecnologia del Remote Control Weapon Stations (Rcws), fornita dall’impresa israeliana Elbit System, verrà integrata ai nuovi veicoli militari acquistati poche settimane fa dal Montenegro e prodotti negli Stati Uniti dall’impresa Oshkosh.
L’accordo è stato sottoscritto lo scorso 15 dicembre alla presenza del direttore della Cooperazione internazionale del ministero della Difesa israeliano (Sibat), Yaur Jykasm, e del ministro della Difesa del Montenegro Pedrag Bosković. Entrambi hanno sottolineato come l’intesa sia solo un “trampolino di lancio” per le future relazioni tra i due paesi.
Il contratto prevede inoltre la condivisione di competenze militari anche attraverso l’addestramento delle forze armate montenegrine in Israele.
La scelta di dotarsi di nuove tecnologie militari si inserisce in un contesto di tensione all’interno del paese. Nelle ultime settimane il governo montenegrino ha presentato una proposta di legge sulla libertà religiosa che impone la registrazione, come proprietà statale, di tutti gli edifici e siti religiosi appartenuti al regno indipendente del Montenegro prima che entrasse a far parte del Regno di Serbi, Croati e Sloveni di inizio Novecento. Le comunità religiose possono mantenere la proprietà dei beni solo se sono in grado di produrre la documentazione che provi il diritto alla proprietà.
La legge è fortemente contrastata dalla Chiesa ortodossa che la considera come un vero e proprio tentativo di espropriazione dei propri beni e che per questo ha minacciato di organizzare proteste mentre i partiti filo-serbi hanno apertamente criticato al governo di “mettere a repentaglio la pace sociale”.
Le relazioni diplomatiche tra Israele e Montenegro sono piuttosto recenti, inaugurate soltanto nel luglio 2006 dopo lo svolgimento del referendum che decretò, a maggio dello stesso anno, la fine dell’Unione di Serbia e Montenegro, ultima eredità della Jugoslavia. L’allora ambasciatore di Israele a Belgrado, Yaffa Ben-Ari, consegnò al ministro degli Esteri del Montenegro, Miodrag Vlahovic, una lettera firmata dal ministro degli Esteri israeliano con cui si riconosceva l’indipendenza montenegrina.
Da allora i rapporti si sono mantenuti sempre piuttosto cordiali come dimostrato anche dalla presenza di un centro culturale e di una sinagoga temporanea nella capitale Podgorica, in attesa del completamento di quella ufficiale i cui lavori sono stati avviati nel dicembre 2017.
Secondo il World Jewish Congress, gli ebrei residenti in Montenegro sono circa 400 di cui solo un decimo partecipa attivamente alla vita religiosa della comunità. Nel 2017 l’allora ambasciatore israeliano Alona Fischer-Kamm parlava del Montenegro come di “una porta d’accesso ai mercati dei paesi dei Balcani Occidentali”.
Nello stesso anno la Nato aveva aperto le porte all’adesione di Podgorica provocando una dura reazione da parte del governo russo, da sempre interessato a ritagliarsi un ruolo egemonico nell’area, conclusosi con un tentativo di organizzare un colpo di stato.
L’adesione all’Alleanza Atlantica non impedì comunque al Montenegro di votare, nel dicembre 2017, in favore della Risoluzione delle Nazioni Unite che condannava la decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Questa scelta non ha però peggiorato le relazioni tra i due paesi che, al contrario, hanno continuato a collaborare fino alla conclusione dell’accordo della settimana scorsa. Nena News