Oggi la nostra rubrica settimanale sul continente africano vi porta in Madagascar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Mali
di Federica Iezzi
Roma, 9 dicembre 2017, Nena News -
Madagascar
Continua a rallentare l’ondata di peste in Madagascar. Il numero di nuovi contagi è stato in costante calo nelle ultime settimane, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Tra gli inizi di agosto e la fine dello scorso novembre, il Ministero della Sanità del Madagascar ha contato un numero totale di 2.348 casi, tra cui 202 decessi. 7.300 infezioni sono state curate attraverso trattamenti gratuiti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha risposto con un investimento di 1,5 milioni di dollari come fondo di emergenza, ha erogato oltre 1,2 milioni di dosi di antibiotico e ha seguito capillarmente il lavoro di oltre 4.400 operatori sanitari per la prevenzione e la diffusione della peste nelle zone più colpite.
Sebbene la peste sia endemica in Madagascar, questo focolaio non ha precedenti in termini di velocità e portata. Colpite anche aree in passato non endemiche, con una proporzione maggiore per la sua forma polmonare.
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Sudan
Alla vigilia dei due mandati di arresto per Omar al-Bashir, emessi dalla Corte penale internazionale, l’attuale presidente sudanese ha effettuato la sua prima visita ufficiale in Russia, dove ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin, il primo ministro Dmitry Medvedev e il ministro della Difesa Sergey Shoygu.
Abbandonate le alleanze del Golfo e degli Stati Uniti, sembra essere in atto un tentativo disperato di al-Bashir di rimanere al potere per le elezioni previste nel 2020. Dunque, il recente riavvicinamento di al-Bashir all’asse russo-iraniano sembra non essere altro che una manovra tattica per ricattare gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita nel fornire sostegno politico e finanziario alla sua presidenza.
Incriminato per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio commessi in Darfur, dopo 28 anni al potere, al-Bashir non ha molto da offrire ai suoi alleati o al popolo sudanese. Durante l’incontro, il controverso presidente sudanese avrebbe parlato della creazione di basi militari sulla costa del Mar Rosso e avrebbe rivelato di essere interessato all’acquisto del sistema di difesa aerea russo S-300 e dei jet Su-30 e Su-35.
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Repubblica Democratica del Congo
Nell’ultimo rapporto di Human Rights Watch, è stata descritta dettagliatamente la mobilitazione di più di 200 ex combattenti congolesi dell’M23 (Movimento per il 23 marzo), durante le proteste nel Paese, scoppiate dopo che l’attuale presidente Joseph Kabila ha rifiutato di dimettersi alla fine del suo mandato.
Oltre a uccidere più di 60 manifestanti, le forze di sicurezza congolesi e i combattenti dell’M23 hanno arrestato arbitrariamente centinaia di civili nel dicembre 2016. Tra ottobre e dicembre 2016, mentre le proteste contro Kabila si intensificarono, gli alti funzionari congolesi hanno schierato gli ex-ribelli nelle principali città congolesi, tra cui Kinshasa, Lubumbashi e Goma.
Le accuse arrivano tra i rinnovati timori di un ripetersi di violenze, vista la decisione di ritardare il voto al dicembre 2018, atto a spingere per un terzo mandato del presidente.
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Mali
Il Mali ha annunciato il rinvio delle elezioni regionali in programma per dicembre, al prossimo aprile. In primo piano le preoccupazioni per la sicurezza a seguito degli ultimi attacchi di gruppi armati ai danni delle forze di pace delle Nazioni Unite, Minusma, e delle forze maliane, al confine con il Niger. Attacchi rivendicati dal Nusrat al-Islam wal Muslimeen, gruppo legato ad al-Qaeda.
Secondo le cifre diffuse delle Nazioni Unite, oltre 146 membri della missione Minusma hanno perso la vita dal 2013 in Mali. Nena News
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