Nella tradizionale rubrica del sabato sul continente africano lo scontro in atto in Congo per la nomina a campo della Commissione elettorale di un fedelissimo di Kabila. Andiamo poi in Sudan con nuove violenze in Darfur e in Gabon con la prima volta di una donna alla guida del governo
di Federica Iezzi
Roma, 25 luglio 2020, Nena News
Repubblica Democratica del Congo
Continuano le proteste in Repubblica Democratica del Congo per la nomina di Ronsard Malonda come presidente della Independent National Electoral Commission (Ceni). Malonda, l’attuale segretario generale del Ceni, è una figura di spicco coinvolta nella gestione delle precedenti elezioni del Paese nel 2006, 2011 e 2018. I critici lo hanno accusato di avere un ruolo storico nel truccare i risultati a favore dell’ex presidente Joseph Kabila.
I sostenitori dell’attuale presidente della Repubblica Democratica del Congo, Felix Tshisekedi, sostengono che la nomina di Malonda fa parte di un piano di Kabila, che continua a esercitare il potere attraverso il controllo della sua maggioranza parlamentare, dell’esercito e dei diversi ministeri del governo.
La scelta di Malonda è stata approvata la scorsa settimana dall’Assemblea Nazionale dominata da Kabila, ma non è stata ancora approvata da Tshisekedi, che è entrato in carica a gennaio dell’anno scorso durante la prima transizione politica pacifica del Paese.
La disputa sul Ceni segna un nuovo picco di tensioni per il governo della coalizione, un’alleanza inquieta tra Tshisekedi e Kabila, attraverso il Front Commun pour le Congo (Fcc), e diversi partiti minori, nati dopo le elezioni del dicembre 2018. I sostenitori di Tshisekedi, la coalizione di opposizione Lamuka, il Comitato laico di Coordinamento della Chiesa cattolica congolese e altri gruppi della società civile, rivelano quanto siano diventate gravi le fratture all’interno del governo.
Nelle ultime settimane, la fragile coalizione è stata scossa da contromovimenti degli alleati di Kabila, comprese le riforme giudiziarie volte a ridefinire i poteri dei giudici. Le manifestazioni nella capitale Kinshasa hanno provocando le dimissioni la scorsa settimana del ministro della Giustizia Celestin Tunda, una figura di spicco dell’Fcc di Kabila.
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Sudan
La missione congiunta delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana nel Darfur (Unamid) ha condannato le violenze nel Nord Darfur, compreso un attacco mortale all’interno del campo per sfollati interni di Fata Borno. La missione di mantenimento della pace ha espresso profonda preoccupazione per gli incidenti violenti scoppiati nella città di Kutum. È deplorevole che questi incidenti siano avvenuti mentre il governo di transizione del Sudan e i movimenti armati sono vicini alla conclusione di negoziati che dovrebbero portare pace e stabilità nella regione del Darfur e in tutto il Sudan.
A Kutum le autorità hanno dichiarato che la violenza è scoppiata quando un convoglio governativo è stato attaccato dopo un incontro tra funzionari della sicurezza e manifestanti. Il conflitto nel Darfur è iniziato nel 2003 dopo che i ribelli, per lo più non arabi, insorsero contro il governo centrale nella capitale Khartoum. Le forze governative e soprattutto le milizie arabe, che si sono mosse per reprimere la rivolta, sono state accusate di atrocità diffuse. Circa 300mila persone sono state uccise nel conflitto, secondo le stime delle Nazioni Unite.
Non ci sono stati seri combattimenti per anni, ma il conflitto rimane irrisolto poiché i gruppi armati arabi sono ancora presenti e controllano le terre sequestrate. Il Sudan sta seguendo un fragile percorso verso la democrazia dopo l’allontanamento di al-Bashir nell’aprile 2019.
Una coalizione di opposizione civile ha accettato di governare il Paese congiuntamente con i militari in una transizione triennale verso libere elezioni, ma parti fondamentali dell’accordo, come la nomina di governatori di stato civili, non sono state rispettate. Il governo di transizione si è impegnato a porre fine al conflitto nel Darfur e sta continuando a mediare con alcuni dei gruppi ribelli che avevano combattuto il governo di al-Bashir.
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Gabon
Il presidente del Gabon, Ali Bongo Ondimba, ha nominato il primo ministro donna del Paese, Rose Christiane Ossouka Raponda. L’economista, specializzata in finanza pubblica, 56 anni, è stata promossa dal ministero della Difesa e prende il posto di Julien Nkoghe Bekale. Nel 2014 è diventata primo sindaco donna della capitale Libreville, come candidata del Parti Démocratique Gabonais (Pdg).
In una dichiarazione, l’ufficio del presidente Bongo Ondimba ha notificato che la sua missione includerà la guida del rilancio economico del Gabon e il necessario supporto sociale. Fortemente dipendente dal reddito derivante dal petrolio, lo stato dell’Africa Centrale è stato gravemente colpito dal crollo del prezzo del greggio e dall’impatto della pandemia legata al nuovo coronavirus sul commercio. Nena News
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