Israele vorrebbe anche che fossero ritirate le armi a lunga gittata che potrebbero colpire il suo territorio da questa distanza. Netanyahu, intanto, loda la risposta anti-Iran del presidente Usa Trump. Resta alta la tensione nel Golan
ore 14:00 Israele ha abbattuto un caccia siriano
Israele ha abbattuto un jet siriano che è penetrato per due chilometri nello spazio aereo israeliano. A riferirlo è stato poco fa l’esercito israeliano. L’aviazione israeliana avrebbe sparato due missili Patriot contro il Sukhoi di fabbricazione russa. Non è chiaro al momento dove l’aereo sia caduto e né cosa sia capitato al pilota del veivolo. Le sirene sono suonate nel nord d’Israele.
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di Roberto Prinzi
Roma, 24 luglio 2018, Nena News – Israele ha rifiutato la proposta russa di mantenere le forze iraniane presenti in Siria a 100 chilometri dal confine siro-israeliano. A dirlo è stato ieri un ufficiale israeliano al termine dell’incontro tra il premier israeliano Netanyahu e una delegazione russa formata dal ministro degli esteri Lavrov e il capo delle forze armate Gerasimov. Che l’incontro – richiesto dal presidente russo Putin secondo quanto ha dichiarato Netanyahu all’inizio della riunione settimanale del suo esecutivo – fosse molto importante per Israele è testimoniato dal fatto che a partecipare alla riunione c’erano anche il ministro della difesa Liberman, il capo dell’esercito Eisenkot e il Direttore del Consiglio della Sicurezza nazione Meir Ben-Shabbat. Oltre al no alla presenza iraniana, Tel Aviv, riporta Haaretz, ha chiesto a Mosca il ritiro delle armi a lunga gittata che potrebbero colpire il suo territorio da questa distanza. L’ufficiale, che ha preferito restare anonimo, ha detto che lo stato ebraico preferisce agire ora piuttosto che aspettare che “l’Iran abbia centinaia e migliaia di missili in Siria”, sottolineando come il governo israeliano “non permetterà che la Siria diventi un altro Libano”.
Durante le due ore di incontro tra gli israeliani e i russi si è discusso anche della presenza e delle attività iraniane in territorio siriano. Per Tel Aviv – ha spiegato la fonte – l’allontanamento degli iraniani dalla Siria deve essere accompagnato anche dallo stop alla produzione di armi di precisione e dalla chiusura dei confini che permettono il contrabbando di armi tra il Libano e la Siria.
Netanyahu aveva incontrato Putin a Mosca lo scorso 11 luglio perché “preoccupato” che il presidente siriano Bashar al-Asad, vinta la guerra civile siriana, possa ora violare l’intesa del 1974 sulle Alture Golan (occupate da Israele nel 1967 e annesse illegalmente nel 1981) dispiegando nell’area i combattenti filo-iraniani libanesi di Hezbollah. Una possibilità che Tel Aviv guarda con sempre più agitazione. Prima di incontrare la delegazione russa, Netanyahu lo aveva ribadito con forza: “Israele preme affinché questo accordo tra noi e la Siria venga rispettato, così come è stato onorato per decenni prima che scoppiasse la guerra civile siriana”. “Israele – aveva aggiunto – continuerà ad agire contro qualunque tentativo posto dall’Iran e dai suoi alleati di consolidarsi in Siria”.
Il leader israeliano aveva poi lodato “la forte posizione espressa ieri [l’altro ieri, ndr] dal presidente Trump e dal Segretario di Stato Usa Pompeo contro l’aggressività del regime iraniano”. “Negli anni – aveva aggiunto Netanyahu – il regime [di Teheran] è stato viziato dalle maggiori potenze [mondiali] ed è bello vedere che gli Usa stiano ora cambiando questo inaccettabile equilibrio”.
Netanyahu si riferiva al tweet pubblicato domenica notte da Donald Trump in cui il presidente Usa avvisava il suo pari iraniano a “non minacciare mai più gli Stati Uniti” altrimenti ne avrebbe “sofferto le conseguenze, come pochi altri nella storia”. “Non siamo un paese che tollererà più le vostre stupide parole di violenza e morte. Fate attenzione” aveva concluso.
Il tweet di Trump nasceva come risposta alle dichiarazioni bellicose rilasciate qualche ora prima da Rouhani secondo cui che le politiche americane ostili a Teheran avrebbero potuto portare allo scoppio “della madre di tutte le guerre”. Ad alimentare il clima di tensione ci aveva pensato qualche ora prima il Segretario di Stato americano Pomepo che aveva definito i leader iraniani “mafiosi” e aveva promesso un non meglio precisato sostegno a quegli iraniani scontenti del loro governo.
Se lo scontro tra Iran e Usa si limita (per ora) a colpi di tweet e dichiarazioni, ben diversa è la situazione nel sud della Siria dove la tensione sul Golan resta altissima. Ieri Tel Aviv ha attivato il suo dispositivo missilistico “Fionda di Davide” per alcuni razzi caduti dentro il territorio siriano dove continuano i combattimenti tra l’esercito di al-Asad e le ultime sacche jihadiste presenti nella parte meridionale della Siria. L’uso della Fionda di Davide ha causato l’attivazione delle sirene di allarme nel nord d’Israele portando molti residenti a trovare riparo nei rifugi. L’attivazione dell’intercettore è stato causato dalla considerazione (rivelatasi poi errata) che i due missili siriani SS-21 avrebbero colpito l’area del Golan occupata da Israele. Quando i sensori israeliani hanno compreso che i razzi non avrebbero rappresentato alcun pericolo per lo stato ebraico, il missile difensivo è stato autodistrutto. Una risposta “abortita”, ma che tuttavia mostra bene l’alto grado di tensione che si respira al confine siro-israeliano: del resto ieri, come riporta la Reuters, sul versante siriano del Golan si sono sentite tutto il giorno esplosioni, viste nuvole di fumo alzarsi dal terreno ed elicotteri e caccia da guerra operativi nei cieli. Nena News