Il Segretario Usa arriva per benedire il governo Netanyahu-Gantz (che nasce domani) e discutere dell’annessione israeliana di ampie porzioni del territorio cisgiordano. Scontri tra palestinesi e militari vicino a Hebron (ucciso da un proiettile un 13enne) e nei pressi di Jenin dove ieri è morto un soldato israeliano dopo il lancio di una grossa pietra
di Roberto Prinzi
Roma, 13 maggio 2020, Nena News – Se non è una benedizione poco ci manca: oggi il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo atterra in Israele per dimostrare la sua vicinanza al governo del duo Netanyahu-Gantz che domani vedrà luce. Una data, quella di domani, che non affatto è casuale: Israele celebrerà infatti il suo 72esimo anniversario. Non deve poi sfuggire la tempistica: l’arrivo di Pompeo rappresenta la prima visita diplomatica compiuta nello stato ebraico da quando Tel Aviv ha chiuso i confini nazionali a fine marzo per evitare la diffusione del Coronavirus. E chi, se non gli Usa, potevano essere i primi ospiti ad essere accolti? Proprio della lotta congiunta al Covid-19 Pompeo parlerà con i suoi alleati israeliani. Ma non solo: “Si discuterà anche delle questioni di sicurezza regionali relative all’influenza negativa dell’Iran” ha detto a inizio settimana la portavoce di Pompeo Morgan Ortagus. “L’impegno statunitense verso Israele non è mai stato più forte di quello che si sta avendo con la leadership del presidente Trump – ha rimarcato Ortagus – Gli Usa e Israele affronteranno le minacce alla sicurezza e discuteranno della prosperità dei nostri popoli. In tempi difficili, siamo vicini ai nostri amici e i nostri amici sono vicini a noi” .
Che Washington e Tel Aviv siano ottimi amici è indiscutibile. Il tema principale della visita di Pompeo (anche se non ufficialmente) è infatti l’annessione ad Israele della Valle del Giordano e delle porzioni di Cisgiordania dove sono situati gli insediamenti coloniali. Un’annessione sempre rivendicata dalla destra israeliana e che è stata legittimata da Donald Trump lo scorso 28 gennaio quando ha annunciato il suo “Piano del Secolo”. Washington, sulla carta, non ha dato ancora l’ok all’annessione che nelle intenzioni di Tel Aviv dovrebbe iniziare il 1 luglio. Pompeo per ora si smarca da qualunque promessa: anche ieri sera non ha chiarito se il suo Paese permetterà ad Israele di procedere o se consiglierà di attendere. Intervistato ieri dal giornale israeliano di destra Israel HaYom, il Segretario di stato ha detto che questa mossa unilaterale spetta solo a Tel Aviv. “Voglio capire cosa il governo [israeliano] pensa a riguardo” ha poi precisato.
Ma al di là delle acrobazie linguistiche è chiaro quale siano le intenzioni di Trump. “Penso che l’amministrazione Usa voglia fortemente questa annessione” ha detto all’Afp Daniel Shapiro, ex ambasciatore statunitense in Israele e ora visiting fellow all’Istituto degli studi di Sicurezza nazionale dell’Università di Tel Aviv. “[La Casa Bianca] è probabilmente meno preoccupata sui confini specifici, ma vuole ottenere un risultato con l’annessione israeliana così da far incassare al presidente Trump il sostegno degli evangelici e degli ebrei di destra”. Un endorsement significativo in vista delle elezioni presidenziali americane di novembre. D’altro canto, Tel Aviv ha fretta di procedere visto che non è affatto certa che Trump, il presidente Usa più filo-israeliano che ci sia stato, riuscirà ad essere rieletto per un secondo mandato. Ecco perché bisogna prendere tutto e subito pensano da Tel Aviv. E’ vero che la Casa Bianca ha frenato Netanyahu quando quest’ultimo a gennaio voleva già procedere con l’annessione della Valle del Giordano. Tuttavia, ora il tempo stringe. Novembre è dietro l’angolo e una seconda vittoria di Trump, dopo la sua a dir poco scellerata gestione dell’epidemia Covid-19, appare più difficile. La strategia israelo-americana è chiara: procedere con l’annessione per avere fatti compiuti sul terreno che la comunità nazionale, volente o nolente, dovrà accettare.
L’impegnativa giornata di Pompeo in Israele – incontrerà il premier Netanyahu nella sua residenza alle 11 ora italiane e poi alle 14:30 vedrà Benny Gantz, rivale di Netanyahu diventato suo socio di governo – assume una valenza ancora più significativa se si pensa che contro le annessioni cisgiordane si è schierata l’Unione europea (Ue) che le ritiene non in linea con il diritto internazionale. La tensione diplomatica è alta: ieri il giornale israeliano Haaretz riferiva che alcuni paesi europei (Francia, Spagna, Irlanda, Svezia, Belgio e Lussemburgo) minacciano addirittura di imporre sanzioni contro Tel Aviv nel tentativo di dissuadere Netanyahu dal procedere con le annessioni. Pure indiscrezioni di stampa o verità? E quale impatto potrebbero avere le riluttanze interne all’Ue? Lo si capirà nel vertice europeo fissato per questo venerdì.
Pompeo atterra in Israele mentre è altissima la tensione nei Territori Occupati palestinesi dove stamane un 15enne palestinese, Zaid Qaysia, è stato ucciso da una pallottola vera sparata dall’esercito israeliano nel campo profughi di al-Fawwar (Hebron). Ferite altre 6 persone durante gli scontri. Ieri sera, intanto, sono continuati i blitz dell’esercito per arrestare i responsabili dell’omicidio del soldato Amit Ben Ygal a Jabad (Jenin). Ygal, 21 anni, è stato ucciso da una grossa pietra scagliata da un tetto di un’abitazione mentre partecipava ad un blitz dell’esercito per arrestare alcuni palestinesi. Una scena che si ripete quotidiana nei Territori Occupati palestinesi, annessi o meno che siano. Nena News