Centinaia di haredim sono tornate in piazza ieri a Gerusalemme paralizzando il principale ingresso della città: 10 arresti. La polizia sul banco degli imputati per aver marcato i religiosi con numeri sui polsi. Secondo alcuni siti in ebraico un triste ricordo delle “pratiche naziste”
della redazione
Roma, 24 ottobre 2017, Nena News – Continuano le proteste contro il servizio militare degli ultraortodossi (haredim in ebraico) a Gerusalemme. Centinaia di loro hanno ieri provato a raggiungere in un primo momento la Knesset (il Parlamento), ma, respinti dalle forze dell’ordine, i manifestanti hanno bloccato la strada che collega la città con Tel Aviv paralizzando il traffico veicolare. Proteste non autorizzate hanno bloccato però anche altri punti della città come l’incrocio di Bar Lev ,vicino alla stazione della metropolitana leggera.
Non sono mancati anche ieri momenti di tensione con le forze dell’ordine: in particolare sul Chords Bridge dove la polizia ha provato a disperdere i manifestanti con gas lacrimogeni e con un particolare spray chiamato “puzzola”. Secondo il portale israeliano Ynet, alcuni ultraortodossi hanno distrutto alcuni finestrini di un autobus, ma a salire sul banco degli imputati è anche la polizia: un filmato postato dal sito mostra come un agente avrebbe preso a pugni un manifestante. L’ennesimo episodio – sottolinea Ynet – che conferma “la brutalità delle polizia” contro gli ultraortodossi. Il bilancio è finora di 10 religiosi arrestati. Molto di meno rispetto ai 120 della scorsa settimana, ma che mostra come la tensione resti altissima.
Le recenti proteste, scaturite dopo l’arrestato di due studenti della yeshiva che non si erano presentati negli uffici di arruolamento, sembrano infatti destinate a durare a lungo: “Preferiremo morire piuttosto che arruolati” cantavano alcuni manifestanti ieri. Il messaggio è chiaro: la lotta della comunità contro l’arruolamento obbligatorio nell’esercito continuerà qualunque sia il suo prezzo da pagare. I problemi sono sorti a inizio anno quando la Corte suprema israeliana (noto con l’acronimo ebraico Batatz) ha deciso di annullare la legge che esenta gli ultraortodossi maschi dal servizio militare perché impegnati in studi religiosi. Secondo il Bagatz, infatti, tale differenza di doveri “mina l’uguaglianza” tra i cittadini dello stato (in Israele il servizio militare è obbligatorio per uomini e donne che hanno raggiunto i 18 anni).
Tuttavia, consapevole della sensibilità della questione, la Corte Suprema ha sospeso la sua decisione per un anno in modo da dare il tempo al governo di formulare una nuova legge. Per ora la coalizione governativa guidata da Netanyahu – di cui fanno parte anche due partiti ultraortodossi – tace e rimanda la soluzione del problema aumentando il malcontento e le preoccupazioni della comunità haredi.
A gettare benzina sul fuoco è la risposta violenta delle forze dell’ordine alle proteste. Il sito ebraico Kikar Shabbat, vicino agli ultraortodossi, ha ieri riportato una dichiarazione del gruppo “Fazione di Gerusalemme” (gli organizzatori delle recenti manifestazioni) in cui gli haredim lamentano il “significativo aumento della severità delle misure usate” contro di loro. I manifestanti accusano la polizia di aver usato eccessiva forza: la scorsa settimana un ufficiale è stato filmato mentre correva al centro del corteo con una pistola in mano minacciandoli di sparare.
L’atteggiamento della polizia contro gli ultraortodossi sta facendo molto discutere in Israele soprattutto dopo che la scorsa settimana alcuni manifestanti sono stati marcati con numeri su mani e polsi dagli agenti, un atto che a non pochi in Israele ha ricordato l’operato nazista. La polizia, però, si difende: “Dovevamo segnarli” ha detto a MakoTv,Merav Lapidot, una sua portavoce. “La legge dice che tu devi identificarti. Non è che dipende da come la pensi –ha spiegato Lapidot – Secondo l’ordinamento israeliano noi potremmo identificare le persone per il loro telefono, per come appaiono, per cosa indossano per poi portarli in tribunale. Ma in questo caso non lo potevamo fare, indossano gli stessi abiti e sembrano uguali”.
Che i manifestanti siano stati identificati con numeri sembra essere confermato da un documento rilasciato da un tribunale di Gerusalemme due giorni fa in cui 27 imputati sono indicati con numeri e non con i loro nomi o carte d’identità. Secondo Hapeles, un quotidiano vicino agli ultraortodossi, le azioni della polizia hanno “connotazioni naziste” perché ricordano i numeri tatuati dai nazisti sul corpo dei prigionieri nei campi di concentramento. Citato da Yedioth Ahronoth, Hapeles sostiene che “lo stato d’Israele sta agendo come un regime tirannico anti-semita”. Nena News