Oltre la retorica della solidarietà e della lotta comune contro il coronavirus, Ankara sta sfruttando l’emergenza per rimarcare il proprio ruolo da protagonista nei Balcani
di Marco Siragusa
Roma, 15 aprile 2020, Nena News – L’interesse turco per i Balcani non è certo una novità. Da anni ormai, la Turchia intrattiene ottimi rapporti con tutti i paesi della regione. Tra interessi economici, comunanza religiosa con alcuni popoli e questioni prettamente politiche, i legami si sono trasformati in una vera e propria alleanza strategica.
L’emergenza coronavirus, che ha messo un’enorme pressione ai già fragili sistemi sanitari dei paesi balcanici, si sta dimostrando l’occasione giusta per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per presentarsi come un alleato affidabile. Nonostante la Turchia sia alle prese con una crisi che ha già fatto oltre mille morti, la settimana scorsa Erdogan ha inviato un aereo militare carico di aiuti in 5 paesi dei Balcani (Serbia, Macedonia del Nord, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Kosovo). L’azione è stata apprezzata anche dai funzionari NATO che hanno parlato di “esempio di lotta congiunta dell’alleanza”.
Serbia
Partito l’8 aprile dall’aeroporto militare di Etimesgut, il volo ha fatto una prima sosta a Belgrado dove è stato accolto dal ministro della Difesa serbo Aleksandar Vulin e dall’ambasciatore turco Tanju Bilgic. La donazione consisteva in 100 mila mascherine, 2 mila tute protettive e 1500 tamponi. Il ministro Vulin ha dichiarato che “la Serbia sarà in grado di ricordare chi l’ha aiutata” promettendo una “nuova politica per il futuro”. L’arrivo degli aiuti era stato anticipato da una lettera inviata da Erdogan all’amico e presidente della Repubblica Aleksandar Vučić con cui lo invitava per una visita ufficiale una volta passata la crisi.
Bosnia-Erzegovina
L’aereo ha poi proseguito il proprio viaggio. Ad aspettarlo a Sarajevo c’erano il ministro della Sicurezza Fahrudin Radončić e l’ambasciatore turco Haldun Koc. Il carico di aiuti, contenente mascherine, guanti e 2 mila test, era accompagnato da una lettera di Erdogan in cui si promettevano nuove riforniture di materiale medico nei prossimi giorni. È già la seconda volta che la Turchia invia aiuti alla Bosnia durante l’emergenza coronavirus. Era già successo il 24 marzo quando un aereo turco aveva portato a Sarajevo maschere, guanti e tute per la Croce Rossa.
Macedonia del Nord e Montenegro
Le relazioni tra Ankara e Skopje sono state recentemente messe in discussione per la partecipazione di quest’ultima alle sanzioni europee contro la Turchia in merito alla questione di Cipro. Nonostante ciò il 6 aprile il ministro degli Esteri della Macedonia del Nord, Nikola Dimitrov, ha pubblicamente ringraziato Erdogan per l’invio di 50 mila mascherine, mille tute e mille tamponi. Stessa quantità di aiuti arrivata anche in Montenegro.
Kosovo
Il volo ha raggiunto anche Pristina, capitale del Kosovo. In un tweet, il presidente Hashim Thaci si è detto “profondamente grato ad Erdogan e alla Turchia per aver sostenuto il Kosovo in questo periodo senza precedenti”. Il sostegno ricevuto fa seguito alla richiesta di aiuti avanzata da Thaci già lo scorso 19 marzo durante una telefonata in cui i due avevano affrontato temi riguardanti la cooperazione bilaterale e la lotta al coronavirus.
Albania
Da questa ondata di aiuti è rimasta esclusa l’Albania che però il 25 marzo aveva già ricevuto dalla Turchia 4,5 tonnellate di materiale medico e 6 ambulanze dotate di tutte le apparecchiature necessarie a combattere il virus e in grado di ospitare fino a tre persone per volta.
La strategia di Erdogan è chiara: mostrarsi uno dei pochi in grado di aiutare immediatamente e in maniera significativa gli alleati balcanici. E si sa, l’aiuto ricevuto nel momento del bisogno va prima o poi ricambiato.
I Balcani sono al centro di una silenziosa competizione tra grandi potenze. Da un lato l’Europa, partner naturale ma in difficoltà ormai da qualche anno. Dall’altro Cina e Russia che, in maniera e per motivi differenti, stanno cercando di ritagliarsi un certo protagonismo nell’area. Sullo sfondo gli Stati Uniti sempre più interessati a presentarsi come risolutori della questione kosovara. In questo scenario Erdogan, che sul solco dell’eredità ottomana non ha mai nascosto di considerare i Balcani come il proprio “giardino di casa”, non può mostrare incertezze. L’invio di consistenti aiuti per combattere il coronavirus rappresenta quindi un modo per rimarcare la propria presenza. Nena News