Il ministro degli Interni italiano ha ospitato il presidente Vučić. Sebbene apparentemente privo di particolare rilevanza politica, l’incontro nasconde una precisa strategia del leader leghista sul futuro dell’Europa. Passando per un Paese dove l’Italia ha più di un interesse
di Marco Siragusa
Roma, 11 maggio 2019, Nena News – Mercoledì scorso il ministro dell’Interno italiano Salvini ha avuto un faccia a faccia con l’attuale presidente della Serbia Alexsandar Vučić. Quest’ultimo, prima di giungere a Roma, aveva parlato del leader leghista come “del politico più forte in Italia” riconoscendolo in questo modo come il più valido interlocutore nel nostro paese.
A prima vista l’incontro potrebbe apparire come sganciato dalla campagna elettorale per le elezioni europee portata avanti da Salvini in queste settimane. In realtà, dando uno sguardo più ampio, rientra perfettamente in una calcolata strategia di lungo periodo.
L’obiettivo di Salvini sembra essere quello di creare una più strutturata politica estera per il proprio partito in vista di un possibile governo a trazione leghista, nel caso in cui la collaborazione con il Movimento 5 Stelle dovesse interrompersi. L’intento è quello di allargare la rete di alleanze con i leader populisti dell’Est e avere ulteriori alleati per il controllo delle frontiere orientali dell’Europa.
Uno dei temi trattati con il presidente Vučić è stato proprio quello relativo alla gestione dei flussi migratori della rotta balcanica, tornata ad essere operativa dopo la stretta attuata nel Mediterraneo. Dopo aver visitato il muro innalzato da Orbán al confine tra Ungheria e Serbia, Salvini si è preoccupato di ottenere un maggiore impegno serbo nel limitare l’arrivo dei migranti da est in cambio del sostegno al processo di adesione all’Unione Europea della Serbia avviato ufficialmente nel marzo 2012 con il riconoscimento, da parte del Consiglio Europeo, dello status di paese candidato.
Il faccia a faccia tra i due è poi avvenuto in un momento particolare. A fine aprile si è infatti svolto a Berlino un summit che ha visto la partecipazione dei paesi dei Balcani occidentali, della Germania e della Francia. L’Italia, nonostante il peso economico, politico e culturale che esercita nella regione, è stata nuovamente esclusa dalle discussioni sulle principali questioni politiche. Il summit non ha ottenuto nessun risultato concreto circa il miglioramento della stabilità politica nella regione, soprattutto in riferimento all’irrisolto problema delle relazioni tra Kosovo e Serbia. Salvini ha quindi tentato di volgere a proprio favore il fallimento di Berlino e Parigi, presentando l’Italia come un attore fondamentale e necessario per la risoluzione definitiva delle controversie regionali.
Il nostro paese rappresenta infatti il più importante partner commerciale per la Serbia. Come ricordato dal premier Conte durante la sua visita ufficiale a Belgrado dello scorso marzo, gli scambi tra i due paesi hanno superato nel 2018 i 4 miliardi di euro. Nel paese balcanico sono presenti oltre 600 aziende italiane che occupano circa 25mila lavoratori, per investimenti complessivi di circa 3 miliardi di euro. Il caso più famoso è ovviamente quello della Fiat che già nel 2008 aveva acquisito il controllo del 67% dell’azienda Zastava, per un investimento di 700 milioni di euro destinato alla produzione della Punto e della 500L nello stabilimento di Kragujevac.
In occasione della sua visita, il premier Conte aveva apertamente criticato la scelta adottata dal governo kosovaro di imporre dazi al 100% sulle merci serbe, chiedendone l’immediata revoca in quanto contraria a qualsiasi passo in avanti verso il raggiungimento di un compromesso definitivo tra Belgrado e Pristina.
Proprio quest’anno ricorrono i 140 anni dall’instaurazione dei rapporti diplomatici tra Italia e Serbia e i 10 anni dalla Dichiarazione del partenariato strategico sottoscritta in occasione del primo vertice intergovernativo del 2009. Anche dal punto di vista culturale il legame tra i due paesi è piuttosto forte. Basti pensare che la lingua italiana è la prima lingua straniera studiata in Serbia dopo l’inglese.
Cosciente delle forte relazioni e dell’effettivo peso politico dell’Italia nei Balcani, Salvini sta cercando di accreditarsi come il politico di riferimento per creare una nuova alleanza in grado di limitare l’egemonia franco-tedesca e dare nuovo slancio ai progetti populisti e sovranisti.
Negli ultimi anni il presidente serbo non si è certo contraddistinto per l’alto valore democratico delle sue politiche. Fortemente criticato in patria, dove si susseguono da ormai oltre tre mesi manifestazioni settimanali, Vučić rappresenta l’incarnazione perfetta di quello che si potrebbe definire come un vero e proprio sovrano in grado di agire all’interno di una democrazia formale. Controllo dei media, censura, collusione con la criminalità organizzata e con le zone grigie della società serba, gestione clientelare e corruzione diffusa sono solo alcune delle cose che vengono imputate al presidente serbo, in passato braccio destro dell’ultranazionalista Šešelj e ministro dell’Informazione ai tempi di Milošević
Anche se non ancora membro dell’Unione Europea, la Serbia di Vučić rappresenta quindi per Salvini un ottimo alleato per costruire l’Europa del futuro. Da qui l’intenzione di presentarsi come interlocutore diretto e affidabile. Nena News