Secondo la nuova inchiesta giornalistica, dozzine di politici e uomini d’affari africani hanno importanti partecipazioni offshore anche grazie agli scarsi controlli delle autorità fiscali. Tra questi, i capi di stato della Repubblica del Congo, del Gabon e del Kenya
di Federica Iezzi
Roma, 4 dicembre 2021, Nena News – Impresa sconcertante dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), i Pandora Papers rappresentano lo sforzo investigativo più ambizioso per svelare i segreti del mondo offshore. I numeri sono sbalorditivi: 11,9 milioni di file da 14 importanti società di servizi offshore esaminati da più di 600 giornalisti.
Decine di suggestive e verificate storie che coinvolgono 35 capi di stato e più di 330 politici in tutto il mondo. I Pandora Papers offrono una concreta visione senza precedenti dell’uso, da parte delle élite globali, di strutture, istituzioni e tecniche finanziarie offshore che offrono segretezza, protezione patrimoniale ed esenzione fiscale.
L’infrastruttura è globale. Include paradisi fiscali come Panama, Monaco, Svizzera, decine di territori britannici d’oltremare e centri finanziari asiatici quali Dubai, Singapore e Hong Kong. E’ evidente una forte componente africana in questa storia globale. L’indagine dei Pandora Papers ha coinvolto 53 giornalisti africani di media indipendenti che lavorano in 18 Paesi, dal Congo allo Zimbabwe.
Le numerose e politicamente significative rivelazioni mostrano che dozzine di politici, uomini d’affari africani e le loro famiglie hanno importanti partecipazioni offshore. Queste includono i capi di stato della Repubblica del Congo, del Gabon e del Kenya. L’indagine sull’impero offshore del presidente Kenyatta mostra ampi interessi, comprese società nelle Isole Vergini britanniche, l’uso di una banca svizzera privata per le transazioni e una fondazione con sede a Panama.
L’evasione fiscale sembra un motivo secondario poiché i ricchi e i potenti nella quasi totalità dei Paesi africani sono sottoposti a scarso controllo da parte delle autorità fiscali. Per molti di questi individui e famiglie, gioca un desiderio di segretezza, protezione dei beni e protezione dalle indagini penali.
Il presidente della Repubblica del Congo Denis Sassou-Nguesso, è stato oggetto di indagini schiaccianti, che hanno mostrato una correlazione tra l’afflusso di aiuti e il deflusso di capitali, nonché il danno economico derivante dalla fuga di capitali dall’Africa.
L’Africa appare completamente integrata nell’economia offshore globale. Questa è una dinamica negativa per lo sviluppo del continente poiché il suo capitale tanto necessario si riversa in altre economie.
Il ruolo di facilitatori professionali apparentemente rispettabili nei principali centri finanziari è fondamentale. Niente di tutto questo potrebbe accadere senza un esercito compiacente di agenti immobiliari, commercialisti, gestori patrimoniali, consulenti e avvocati, nonché di politici che stabiliscono l’ambiente normativo favorevole in cui operano impunemente. Molti leader africani sono parte attiva in questo processo e il loro status di classe consente agevolmente il riciclaggio di enormi capitali.
Mentre le Nazioni Unite lanciano un comitato per affrontare le finanze illecite, è dubbio che i Pandora Papers avranno conseguenze immediate per la politica interna della maggior parte dei Paesi africani.
La globalizzazione dell’offshore è direttamente collegata al danno di reputazione così temuto dai piccoli paradisi fiscali caraibici. Ad esempio, in luoghi come Dubai o Hong Kong, protetti dalla Cina, si percepisce chiaramente un solido sostegno, da parte di forti stati autoritari, per la segretezza, la bassa tassazione e la regolamentazione leggera e permissiva. Nena News
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