La nostra rubrica del sabato vi porta anche in Kenya dove il giudice supremo ha discusso con il presidente Kenyatta di sciogliere il parlamento del Paese perché non hanno rispettato la costituzione che assegna alle donne un terzo dei seggi totali
di Federica Iezzi
Roma, 26 settembre 2020, Nena News –
Kenya
Il giudice supremo del Kenya ha dibattuto con il presidente Kenyatta di sciogliere il parlamento del Paese, affermando che i legislatori non sono riusciti a soddisfare una disposizione costituzionale che accorderebbe alle donne l’occupazione di un terzo dei seggi totali.
Nonostante la costituzione del Kenya del 2010 stabilisca che non più di due terzi di qualsiasi organo eletto o nominato possono essere dello stesso sesso, le donne occupano solo il 22% dei seggi nella camera bassa del parlamento del Paese e il 31% dei seggi nella camera alta.
Le sentenze della Corte dal 2012 hanno imposto al Parlamento di approvare una legislazione per far rispettare la regola di genere.
Il giudice capo David Maraga ha affermato che la mancata attuazione della legislazione è stata una chiara testimonianza dell’atteggiamento e condotta apatici dei legislatori, in relazione alla regola di genere dei due terzi.
I gruppi per i diritti delle donne, tra cui il movimento #Weare52pc, che da tempo si battono per la legislazione, hanno affermato che il gesto è stato un passo significativo nella lotta per una più equa rappresentanza di genere in politica.
La percentuale di donne nel parlamento del Kenya è inferiore a quella di Etiopia, Sud Sudan, Burundi e Rwanda, secondo l’Inter-Parliamentary Union.
Mali
L’ex ministro della difesa del Mali, Bah Ndaw, è stato nominato Presidente del nuovo governo di transizione del Paese.
Il colonnello Assimi Goita, il leader del National Committee for the Salvation of the People (CNSP) che ha rovesciato l’ex presidente del Mali Ibrahim Boubacar Keita, è stato nominato vicepresidente.
Secondo un piano sostenuto dai leader militari, il nuovo presidente dovrebbe guidare il Paese per diversi mesi prima di organizzare le elezioni e riportare il Mali al governo civile.
I governanti militari del Mali hanno subito forti pressioni da parte dei leader della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) per restituire il potere ai civili dopo il colpo di stato dello scorso agosto.
Ndaw e Goita sono stati nominati da un gruppo di 17 elettori scelti dai leader militari per supervisionare una transizione di 18 mesi che culminerà in nuove elezioni.
Kaou N’Djim, portavoce dell’influente leader musulmano Mahmoud Dicko, che ha guidato proteste di massa contro Keita prima del colpo di stato, ha elogiato la nomina di Bah Ndaw.
Somalia
Il presidente somalo Mohamed Abdullahi Mohamed ha nominato Mohamed Hussein Roble come primo ministro del Paese, poche ore dopo aver negoziato un accordo con i leader regionali per le elezioni programmate il prossimo anno.
Sostituirà l’ex primo ministro Hassan Ali Khaire, che era stato sfiduciato dal parlamento lo scorso luglio, per non aver pienamente sostenuto il processo per elezioni democratiche, previste all’inizio del 2021.
Il governo di Mogadiscio, sostenuto dall’estero, ha avviato lunghe trattative con gli stati federali della Somalia su come procedere con le elezioni parlamentari e presidenziali. Tuttavia il processo è stato frenato da lotte interne politiche tra il presidente e i leader regionali del Paese.
In un comunicato ufficiale si afferma che i delegati dei numerosi clan somali avrebbero eletto i 275 parlamentari della camera bassa del parlamento, che a loro volta avrebbero scelto il presidente.
Non è stata profilata alcuna tempistica e non è chiaro quale ruolo giocherà la commissione elettorale indipendente del Paese, con i governi federale e statale che nomineranno le proprie agenzie per supervisionare i rispettivi sondaggi.
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