Secondo il quotidiano palestinese al-Hadaf, mercoledì notte le forze di sicurezza israeliane hanno d’assalto numerose sezioni della prigione di Megiddo ferendo 20 prigionieri. Gli scontri sono nati dopo le proteste dei carcerati per l’ennesimo trasferimento forzato
di Stefano Mauro
Roma, 18 settembre 2020, Nena News – Secondo il quotidiano palestinese Al-Hadaf, mercoledì notte le forze della sicurezza penitenziaria israeliana «hanno preso d’assalto numerose sezioni della prigione di Megiddo ed hanno causato il ferimento di almeno una ventina di prigionieri» con l’utilizzo anche di gas lacrimogeni e urticanti.
Il “Movimento dei prigionieri” ha dichiarato, in un comunicato di oggi, che gli scontri sono cominciati in seguito alle proteste dei detenuti dopo «l’ennesimo trasferimento arbitrario di numerosi prigionieri dal carcere di Gilboa a quello di Megiddo». «Lo scopo delle operazioni di trasferimento è – sempre secondo il Movimento – quello di mantenere i prigionieri in uno stato di instabilità, di esercitare pressioni su di loro e abusarne, trasferendo i prigionieri in maniera costante a cadenza anche mensile».
La pratica relativa al trasferimento dei prigionieri, infatti, viene spesso utilizzata dall’autorità carceraria israeliana per evitare un radicamento dei prigionieri nelle carceri e rendere difficili, se non ultimamente impossibili, le visite da parte dei famigliari dei detenuti, a causa anche delle misure di lockdown utilizzate all’interno di Israele.
Al-Hadaf aggiunge che «questo mese l’amministrazione delle carceri ha intensificato la repressione in diversi istituti penitenziari, la più violenta delle quali è stata nelle prigioni di Ofer, Gilboa e Majdou».
Numerose sono state le violenze e le incursioni da parte delle forze di sicurezza in tutte le carceri israeliane, in seguito alle proteste legate alla morte di Daoud al-Khatib: morto i primi di settembre per un attacco di cuore nella prigione di Ofer, dopo oltre 18 anni nelle carceri israeliane e con poco meno di sei mesi rimanenti alla sua scarcerazione.
«La morte di Daoud al-Khatib riflette la politica sistematica di abbandono medico praticata contro i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane e la negazione di un’adeguata assistenza sanitaria, peggiorata ulteriormente dalla pandemia di Covid-19 con i prigionieri palestinesi abbandonati nelle loro celle, senza alcuna misura precauzionale al contagio» afferma l’Ong palestinese Addameer, che monitora la condizione dei prigionieri negli istituti penitenziari israeliani.
Sono ad oggi 225 i prigionieri palestinesi che hanno perso la vita nelle carceri israeliane in questi anni, tutti a causa «di una volontaria negligenza medica o dei maltrattamenti subiti all’interno delle carceri» conclude Addameer nel suo recente report legato alle violenze e alle torture sistematiche sui detenuti. Violenze utilizzate sia durante le incursioni da parte delle forze della sicurezza penitenziaria, ma soprattutto durante gli interrogatori dei prigionieri e degli arrestati posti in detenzione amministrativa.
L’utilizzo della detenzione amministrativa da parte di Israele è ormai una pratica di massa ordinaria, come alternativa al tribunale militare, soprattutto quando i palestinesi arrestati rifiutano di confessare durante l’interrogatorio. In questo caso come affermano numerose Ong «la Palestina rimane l’unico paese al mondo nel quale si è incarcerati senza un’accusa precisa e si rimane in detenzione amministrativa e senza un regolare processo anche per anni».
Sono oltre 4.500 i detenuti politici imprigionati ad oggi, con 400 persone poste in detenzione amministrativa – tra loro numerosi parlamentari del Consiglio Legislativo Palestinese come la vice-presidente di Addameer ed attivista del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Khalida Jarrar – 41 donne e 140 minorenni incarcerati nelle prigioni israeliane. Nena News