Mentre l’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza è ancora in corso lasciando sul terreno quasi 2000 palestinesi uccisi e 10.000 feriti, le forze israeliane hanno intensificato gli arresti di palestinesi in Cisgiordania.
di Rosa Schiano
Roma, 9 agosto 2014, Nena News – Facciamo un passo indietro di qualche mese. In aprile, centinaia di palestinesi erano entrati in sciopero della fame in protesta contro la detenzione amministrativa. Molti furono ricoverati in gravi condizioni di salute, ma la protesta proseguì nonostante le misure punitive delle autorità carcerarie israeliane contro chi rifiutava il cibo. Alla protesta si accompagnò la presentazione di un progetto di legge alla Knesset per consentire il nutrimento forzatodei detenuti in sciopero della fame. L’associazione Addamer avvertì che la legge, se fosse stata approvata al Parlamento israeliano, avebbe costituito un pericoloso passo verso l’istituzionalizzazione della tortura sui detenuti in sciopero della fame, cosi come viene considerata dal diritto internazionale e dalla World Medical Association.
Le gravi condizioni di salute dei prigionieri, le preoccupazioni delle organizzazioni per i diritti umani, e le pressioni da parte della solidarietà internazionale portarono i detenuti palestinesi all’attenzione dei media occidentali. Sugli schermi si iniziò a parlare della detenzione amministrativa. Una pratica usata da Israele per trattenere in carcere palestinesi da uno a sei mesi, indefinitivamente rinnovabili. Ordini di detenzione sono emanati senza accuse, senza processo e senza una prova a cui il detenuto o l’avvocato possa accedere, viene negato loro il diritto ad un regolare processo. La detenzione amministrativa viene spesso utilizzata quando non ci sono prove sufficienti per accusare palestinesi. I prigionieri politici amministrativi non conoscono le ragioni per cui sono in carcere, non sanno di cosa sono accusati né perché sono stati privati della loro libertà.
L’attenzione mediatica sui detenuti fu interrotta il 12 giugno con la notizia del rapimento di tre coloni israeliani. Da allora, fu fermato quel processo positivo iniziato dalle fazioni palestinesi unite che aveva portato al riconoscimento internazionale di un governo di unità nazionale palestinese e che sarebbe poi proseguito entro sei mesi con elezioni presidenziali e legislative, le prime dopo 8 anni.
Dure operazioni operazioni militari furono eseguite dall’esercito israeliano in Cisgiordania incluso invasioni di villaggi palestinesi, arresti di massa, uccisioni, demolizioni di case, mentre da un mese Tel Aviv ha iniziato sulla Striscia di Gaza l’Operazione Margine Protettivo.
Il centro studi sui prigionieri palestinesi (Palestinian Prisoners Center for Studies) riporta che nel solo mese di luglio oltre 1930 palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane, e che attualmente sono 6,200 i palestinesi nelle carceri israeliane.
Secondo il rapporto, dei 1930 palestinesi arrestati a luglio, 800 sarebbero della Cisgiordania, mentre i restanti di Gerusalemme, arabi israeliani arrestati nel corso di manifestazioni, 200 i palestinei di Gaza. Inoltre, 15 sarebbero i membri del parlamento legislativo arrestati, circa 240 i minori, decine le donne. Tra i palestinesi arrestati anche ex prigionieri rilasciati, tra cui Samer Issawi e Khader Adnan, giornalisti, accademici, studenti.
I 200 palestinesi di Gaza sono stati arrestati nel corso delle operazioni di terra nel sud della Striscia di Gaza, portati in campi militari ed interrogati per ore o giorni dalle forze speciali israeliane e dallo Shin Bet.
Il centro riporta che palestinesi sarebbero morti in seguito all’arresto, perché uccisi direttamente dall’esercito o perché feriti e lasciati sul campo. I palestinesi arrestati a Gaza sono per la maggior parte civili che non erano stati capaci di lasciare le proprie abitazioni a causa dei pesanti bombardamenti da terra e dal cielo. Oltre 75 sono stati poi rilasciati attraverso il valico di Erez, mentre altri sono rimasti sotto arresto.
Ci sono attualmente oltre 445 palestinesi detenuti in detenzione amministrativa
Una escalation di arresti denunciata anche dall’associazione Addamer che sottolinea la preoccupazione sulla continua violazione del diritto umanitario internazionale riguardo i prigionieri. Il trasferimento forzato di prigionieri, riporta Addamer, costituisce una violazione dell’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra. Addamer aggiunge che immagini dei prigionieri arrestati indicano che essi sono stati spogliati dei loro vestiti, detenuti in aree affollate ed in alcuni casi bendati. Un trattamento degradante ed umiliante da parte delle forze israeliane che continuano ad usare tortura fisica e psicologica contro i detenuti palestinesi.
Le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri israeliane sembrano inoltre essere peggiorate durante l’offensiva militare. Tra le misure adottate, figurano la riduzione del tempo per la ricreazione, riduzione dei fondi raccolti dalle famiglieper i propri cari in carcere, riduzione delle visite familiari, la rimozione di 7 canali televisivi, misure che, secondo i prigionieri, sono applicate per non permettere loro di apprendere notizie reali dalla Striscia di Gaza.
Lunedì le forze israeliane hanno esteso la detenzione amministrativa a 13 detenuti palestinesi in carcere senza accusa o processo, ha riportato il centro Ahrar per i diritti umani.
Dati che dovrebbero preoccupare la comunità internazionale, che, invece, ha nei giorni scorsi mostrato apprensione per la scomparsa di un soldato israeliano che sarebbe stato catturato dalle fazioni palestinesi in combattimento e poi dichiarato morto, ma non ha mostrato lo stesso interesse per i numerosi civili palestinesi arrestati, si potrebbe certo dire “rapiti”, senza accuse e senza processo. Tra le condizioni di Hamas per il cessate il fuoco, oltre alla fine dell’assedio, vi è anche il rilascio dei palestinesi arrestati dopo il 12 giugno e di quelli arrestati dopo essere stati rilasciati nello scambio di Gilad Shalit. Nena News