A dirlo è stato ieri il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo. Tel Aviv esulta: “Non c’è alcun dibattito sul diritto del popolo ebraico alla Terra d’Israele”. Rabbia tra i palestinesi: “Atto irresponsabile, minaccia alla stabilità globale, alla sicurezza e pace”
di Roberto Prinzi
Roma, 19 novembre 2019, Nena News – Gli insediamenti coloniali in Cisgiordania “non contrastano il diritto internazionale”. A dirlo è stato ieri il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo contraddicendo l’opinione legale espressa dal Dipartimento di Stato statunitense nel 1978 che affermava l’esatto contrario. Scritta dall’allora consigliere legale Herber Hansell, è stata per 41 anni la base della politica di Washington sulla questione delle colonie israeliane. Hansell allora affermò che Israele è “un occupante belligerante” della Cisgiordania e della Striscia di Gaza così come della Penisola egiziana del Sinai e delle Alture del Golan.
Tuttavia i tempi sono molto cambiati. L’annuncio ieri di Pompeo, infatti, si inserisce in una serie di provvedimenti pro-israeliani (e anti-palestinesi) presi dall’Amministrazione Usa guidata dal repubblicano Trump. Tra i più importanti, va ricordata la decisione di spostare l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo così la Città Santa capitale d’Israele. Senza poi dimenticare che solo lo scorso marzo The Donald riconosceva l’occupazione d’Israele delle Alture del Golan (contravvenendo al diritto interazionale) che allora suscitò forti preoccupazioni presso i palestinesi che temevano che il prossimo passo di Trump sarebbe stato il riconoscimento americano dell’annessione israeliana della Cisgiordania occupata. Di fatto quanto annunciato ieri costituisce il primo serio e concreto passo verso questo scenario.
Che i trattati internazionali siano inutili orpelli alla Casa Bianca è ormai cosa nota: secondo la Quarta Convenzione di Ginevra, di cui Washington è firmataria, una potenza occupante non può spostare la sua popolazione civile nel territorio che occupa. Cosa che invece Israele fa da decenni se si pensa che nei Territori cisgiordani occupati palestinesi e a Gerusalemme est (futura capitale dello Stato di Palestina per gli Accordi di Oslo del 1993) risiedono 620.000 coloni secondo i dati forniti dall’ong israeliana per i diritti umani B’Tselem. Proprio B’Tselem ieri ha detto che la mossa americana “non dà solo luce verde al progetto illegale coloniale israeliano, ma anche alla violazione dei diritti umani nel mondo annullando i principi del diritto internazionale”.
Ma ovviamente non la pensano così a Tel Aviv. Ieri le autorità israeliane hanno infatti accolto con gioia l’annuncio statunitense. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, impegnato da settimane in una difficile battaglia per restare al governo così da evitare i processi ai suoi danni, è stato tra i primi a festeggiare una “importante decisione che corregge uno sbaglio storico”. Entusiasta il ministro degli esteri Israel Katz che ha sottolineato come da ieri “non ci può essere alcun dibattito sul diritto del popolo ebraico alla Terra d’Israele”.
Di tutt’altro avviso sono chiaramente i palestinesi. Per l’alto funzionario Saeb Erekeat le parole ieri di Pompeo sono “irresponsabili”, “una minaccia alla stabilità globale, sicurezza e pace”. “Ancora una volta – ha aggiunto Erekat in un comunicato – l’amministrazione Trump sta dimostrando quanto stia minacciando il sistema internazionale”. Per Omar Shakir, direttore della ong statunitense Human Rights Watch, la decisione americana “non cambia niente” perché “Trump non può spazzare via decenni di diritto internazionale attraverso un decreto”.
Contrarietà alla decisione Usa è giunta su Twitter anche dal senatore Bernie Sanders, in corsa per la guida del partito democratico. Secondo Sanders, “le colonie israeliane nei Territori Occupati sono illegali. Questo è chiaro nel diritto internazionale e in molte risoluzioni dell’Onu. Ancora una volta Trump sta isolando gli Stati Uniti e minando la diplomazia assecondando la sua base estremista”. Dura anche Alissa Wise, direttrice esecutiva di Jewish Voice for Peace: “L’amministrazione Trump non ha mai avuto come obiettivo quello di promuovere la pace, ma di sostenere le carriere di Trump e Netanyahu e perpetuare a tutti i costi il controllo e il dominio israeliano sulla terra palestinese e sulle loro vite”.
Contraria alla scelta americana anche l’Unione Europea la quale ha fatto sapere che la sua posizione sulle colonie “è chiara e non è cambiata”. “Tutta l’attività coloniale – si legge in un suo comunicato – è illegale per il diritto internazionale ed erode la possibilità di una soluzione a due stati e le possibilità di una pace durevole”. Solo una settimana fa Bruxelles aveva stabilito che i prodotti provenienti dalle colonie israeliane non devono essere indicati come “Made in Israel”. Una decisione che era stata duramente criticata dal Dipartimento di Stato Usa che aveva definito l’annuncio un “pregiudizio anti-israeliano”. Nena News
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