Se approvata, l'”Iran Nuclear Agreement Review Act of 2015″ richiederebbe al presidente statunitense di presentare qualsiasi accordo al Congresso dando la possibilità a quest’ultimo di rivedere l’intesa. Soddisfazione a Tel Aviv, fastidio a Teheran.
della redazione
Roma, 17 aprile 2015, Nena News – Il Congresso degli Stati Uniti si aggiudica la partita. Con un disegno di legge che la scorsa settimana ha irritato l’amministrazione Obama e infiammato gli animi dei deputati, è riuscito a ottenere de facto la “legittima supervisione” – parole usate dal portavoce della Casa Bianca Eric Schultz, ndr – dell’accordo sul nucleare iraniano. La bozza, redatta dal senatore repubblicano Bob Corker e dal suo omologo democratico Robert Menendez, è stata approvata all’unanimità dalla Commissione Affari Esteri del Senato e ora è approdata tra i banchi del Congresso per la votazione finale, con il nome di Iran Nuclear Agreement Review Act of 2015.
Come spiega il Jerusalem Post, se approvata, la legge richiederebbe al presidente di presentare qualsiasi accordo al Congresso nella sua interezza entro giorni dalla sua firma, permettendo al Congresso di rivedere l’accordo e – qualora la sua leadership scegliesse di farlo – di sottoporlo al voto per approvare o disapprovare la partecipazione congressuale nella risoluzione. Qualora il Congresso dovesse votare contro l’accordo, il presidente potrebbe porre il veto alla risoluzione. Il Congresso dovrebbe quindi passare la risoluzione per la seconda volta con una maggioranza di due terzi. Una trafila che potrebbe persino far saltare l’accordo all’ultimo momento.
Capitola la Casa Bianca, che si è arresa ieri alle insistenti ingerenze del Congresso nella questione del negoziato con l’Iran dopo aver minacciato, la scorsa settimana, di usare il suo veto contro il disegno di legge proposto. Barack Obama ha infatti annunciato martedì scorso di voler accettare il compromesso e di non aver più intenzione di usare il veto per bloccare la legge. A monte stanno gli sforzi intrapresi dai legislatori per rendere più accettabile la bozza alla controparte democratica, una serie di compromessi che hanno visto cancellate alcune disposizioni controverse precedentemente rivendicate dal Congresso – come la richiesta che il presidente “certifichi” che l’Iran ha cessato la sua sponsorizzazione del terrorismo in tutto il mondo o che Teheran riconosca lo Stato di Israele come parte di un accordo nucleare – dalla bozza finale.
Piuttosto soddisfatta Tel Aviv per un “importante risultato per Israele”, come ha dichiarato il ministro per gli Affari strategici Yuval Steinitz, precisando che il discorso del premier Benjamin Netanyahu ha avuto un influsso decisivo sul Congresso e spiegando che la legislazione potrebbe giocare un ruolo importante nell’impedire la ratifica di un “cattivo accordo”. Eppure è ancora troppo poco per Netanyahu, che sembra voler continuare la sua campagna anti-iraniana : ieri, durante la giornata della memoria per l’Olocausto, con uno dei voli pindarici che lo caratterizzano ha paragonato “l’avanzata dell’Iran in Medio Oriente a quella dei Nazisti” all’alba della seconda guerra mondiale, accusando le potenze occidentali di essere in stato “comatoso” di fronte alla Repubblica islamica.
Infastidita, invece, Teheran, che non ha mancato di far notare che siede al tavolo con l’Amministrazione Obama, e non con i 535 membri del Congresso. “La nostra via – ha twittato mercoledì il presidente iraniano Hassan Rohani – è quella della moderazione, dell’impegno, del dialogo, della logica e della difesa dei diritti del popolo iraniano. La nostra controparte non è il Senato o il Congresso degli Stati Uniti: è il 5 + 1″. Un dialogo, quello suggellato con la firma dell’accordo quadro lo scorso 2 aprile, che appare pieno di insidie: entro il 30 giugno dovranno infatti essere sciolti alcuni nodi importanti, come quello del sollevamento delle sanzioni (cui gli Stati Uniti vorrebbero procedere gradualmente) , della ricerca e dello sviluppo dell’attività nucleare. Teheran, però, è stata chiara: le sanzioni vanno tolte subito, altrimenti non ci sarà alcun accordo. Nena News
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