La barriera al confine con la Libia è l’ultima delle misure contro la minaccia jihadista adottate nel Paese. A breve l’approvazione di una legge anti-terrorismo. HRW: attenzione al rischio di limitazioni alle libertà degli individui
della redazione
Roma, 8 luglio 2015, Nena News – Il governo tunisino ha annunciato la costruzione di un muro lungo il confine con la Libia per arginare la minaccia del terrorismo jihadista. L’ultimo attentato sulle spiagge di Sousse (38 morti) ha riacceso l’allarme nel Paese, considerato l’unico in cui la primavera araba ha preso una piega democratica.
Un successo, per alcuni analisti, minacciato però dalla presenza sullo stesso territorio tunisino di cellule jihadiste (la Tunisia è il maggiore esportatore di miliziani per l’Isis al mondo) che hanno preso di mira le strutture turistiche, cioè uno dei settori chiave dell’economia della Tunisia, alle prese con crisi economica e disoccupazione. Si ritiene che l’attentatore di Sousse, Seifeddine Rezgui, sia stato addestrato in Libia.
Così a Tunisi, dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, si pianifica l’innalzamento di una barriera lunga circa 160 chilometri, che secondo le previsioni del premier Habib Essid, dovrebbe essere terminata entro l’anno. Saranno le Forze armate a costruire il muro e le torrette di sorveglianza.
In Tunisia il livello di allerta è alto. Nelle strutture turistiche e sulle spiagge sono stati dispiegati 1.400 soldati e nelle prossime settimane potrebbe essere approvata una legge anti-terrorismo che giace in Parlamento dall’inizio del 2014.
Le misure di emergenza adottate dal governo di Tunisini, però, hanno sollevato i timori di Human Rights Watch per il rischio di limitazioni alla libertà degli individui. Ad allertare la Ong sono state le dichiarazioni del ministro Kamel Jendoubi che ha rivelato che dopo l’attacco al museo Bardo, lo scorso marzo, sono state fermate oltre mille persone, di cui almeno 120 per sospette attività terroristiche, senza però chiarire se il resto dei fermati fossero stati rilasciati.
“La sfida della sicurezza richiede una risposta forte, ma non il sacrificio dei diritti che i tunisini hanno conquistato nella Costituzione post-rivoluzionaria”, ha detto Eric Goldstein, vice direttore di HRW in Medio Oriente e Nord Africa. Nena News
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