Alle elezioni vince Farmajo sull’uscente Sheikh Mohamud. Molteplici le sfide: la minaccia degli estremisti, la carestia incombente, le fazioni in lotta e la disoccupazione dilagante
di Federica Iezzi
Mogadiscio, 17 febbraio 2017, Nena News – Eletto al ballottaggio con 184 voti, dopo due turni di votazione, superando l’attuale capo di Stato Hassan Sheikh Mohamud, Mohamed Abdullahi Mohamed è stato dichiarato il nuovo presidente della Somalia.
Hassan Sheikh Mohamud ha ottenuto un leggero vantaggio su Mohamed Abdullahi Mohamed, detto Farmajo, 88 voti a 72, dopo il primo turno tra ventuno candidati. Ma Farmajo ha ottenuto un chiaro vantaggio dopo il secondo turno tra i tre candidati rimasti.
Membro del clan dominante Hawiye, l’ex presidente Hassan Sheikh Mohamud, durante i suoi cinque anni di governo, è stato in grado di accumulare consensi tra la comunità internazionale ma non è riuscito ad arginare la corruzione endemica somala. Farmajo, laureatosi presso l’Università di Buffalo, nello Stato di New York, è stato ambasciatore della Somalia negli Stati Uniti nel 1985 e primo ministro somalo, prima di lasciare la sua carica nel 2011.
Con lo scoppio della guerra civile nel 1991, con i movimenti di resistenza contro il regime di Siad Barre e, in epoca recente, con i timori legati agli attacchi da parte del gruppo estremista islamico al-Shabab, per anni i regolari turni elettorali sono stati pesantemente limitati.
Il voto della scorsa settimana è stato il culmine di un processo elettorale prolungato e controverso. E’ iniziato quando 14mila anziani e le figure regionali di spicco, hanno scelto 275 deputati e 54 senatori, i quali a loro volta sono stati il cuore elettorale del neo-presidente Farmajo.
L’esercito governativo somalo ha garantito sicurezza nella capitale durante l’intero turno elettorale. La presa del potere da parte del nuovo leader, ufficialmente in carica da ieri, ha riversato nelle strade e nelle piazze delle maggiori città somale migliaia di cittadini. Nel quartiere di Eastleigh a Nairobi, in Kenya, conosciuto come ‘piccola Mogadiscio’ i membri della diaspora somala hanno festeggiato i risultati delle elezioni. Il pensiero comune è quello di una nuova via verso la stabilità politica e la democrazia piena.
Queste sono solo le seconde elezioni democratiche nel martoriato paese del Corno d’Africa che per anni ha viaggiato nel caos. Dal dittatore Mohamed Siad Barre, al fallimento delle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, dai governi di transizione e dalle corti islamiche all’intervento militare di Etiopia e Stati Uniti, dispute tra clan, corruzione, violenze, sono state pratiche quotidiane per anni.
Le elezioni, sono state in gran parte finanziate da Stati Uniti e Unione Europea. Emirati Arabi Uniti, Qatar e Turchia sono stati tutti accusati di finanziamento delle campagne elettorali di candidati specifici e quindi, indirettamente, promotori della corruzione.
Il nuovo presidente dovrà sin dall’inizio affrontare molteplici sfide: la minaccia rappresentata da gruppi estremisti somali, la carestia incombente, le istituzioni deboli, le fazioni in lotta e la disoccupazione dilagante in un paese in cui oltre il 70% della popolazione è sotto i 30 anni.
Farmajo, rafforzate le sue credenziali come nazionalista somalo, durante la sua campagna elettorale, attraverso la critica circa i presunti tentativi dei paesi vicini per influenzare le elezioni, rappresenta una promessa per combattere i militanti islamici e per risollevare l’economia somala.
I critici disegnano Farmajo come inesperto. Preoccupano le sue opinioni fieramente indipendenti che potrebbero irritare i Paesi limitrofi come l’Etiopia e il Kenya. Nena News
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