Nella consueta rubrica del sabato, l’indagine francese contro l’ex capo dei servizi segreti ruandesi accusato del genocidio del 1994. Andiamo anche in Somalia con la sfiducia al premier Khaire e in Repubblica Centrafricana con l’ex capo dell’esercito Bozizé che si candida alle elezioni
di Federica Iezzi
Roma, 8 agosto 2020, Nena News
Somalia
Il parlamento della Somalia ha rimosso dall’incarico il primo ministro Hassan Ali Khaire mediante un voto di sfiducia. Khaire, ex dirigente della compagnia petrolifera Soma Oil and Gas, dalla sua nomina nel marzo 2017 non è riuscito a istituire forze di sicurezza nazionali, per rafforzare la rete a livello degli organi federali e statali.
Il presidente Mohamed Abdullahi Mohamed, in una dichiarazione pubblica, ha affermato di aver accettato la decisione dei legislatori riguardo l’allontanamento di Khaire, citando la necessità di preservare l’unità delle forze armate governative.
La nomina di Khaire come primo ministro somalo è stata attribuita principalmente al bilanciamento degli interessi del clan Hawiye, di cui è membro.
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Ruanda
Parigi ha aperto un’indagine su presunti crimini contro l’umanità da parte dell’ex ufficiale militare ruandese, Aloys Ntiwiragabo, durante il genocidio del 1994, che ha provocato più di 800mila decessi tra tutsi e hutu moderati.
I procuratori hanno riferito che è stata aperta un’indagine preliminare dopo che Ntiwiragabo è stato arrestato nella periferia della città di Orleans, circa 100 km a sud-ovest di Parigi.
Gli investigatori francesi hanno rintracciato l’ex capo dei servizi segreti rwandesi, identificato dall’International Criminal Tribunal for Rwanda (ICTR) come uno degli architetti del genocidio. Né l’ICTR, né l’Interpol, né la Francia né il Ruanda lo stavano attivamente cercando e avevano lasciato cadere i mandati di arresto ormai anni fa.
La Francia è nota da tempo come nascondiglio per i sospettati del genocidio in Ruanda e gli organi di polizia francesi hanno attualmente in corso decine di casi.
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Repubblica Centrafricana
L’ex presidente della Repubblica Centrafricana, François Bozizé, ha annunciato la sua candidatura per le prossime elezioni presidenziali, previste a dicembre. Questo nonostante sia stato sottoposto a sanzioni da parte delle Nazioni Unite e risulti essere soggetto a un mandato di arresto per presunti crimini contro l’umanità.
Non è chiaro in che modo il mandato o le sanzioni internazionali influenzeranno la sua candidatura. Lo scorso gennaio, Bozizé avrebbe chiesto alle Nazioni Unite di revocare le sanzioni imposte nel 2014 per il suo presunto sostegno ai gruppi armati cristiani anti-balaka.
L’annuncio è stato rivelato in gran stile a una grande folla di sostenitori, in un congresso del suo partito, Convergence National Kwa Na Kwa, nella capitale Bangui.
L’ex capo dell’esercito era stato allontanato durante la violenta ribellione del 2013, da una coalizione di ribelli prevalentemente musulmani provenienti dal nord del Paese, che ha fatto precipitare la maggioranza della popolazione cristiana in una violenta guerra civile e in una grave crisi umanitaria. I pesanti abusi hanno costretto oltre 1,5 milioni di persone a fuggire dalle proprie abitazioni.
Bozizé prese il potere dopo un colpo di stato nel 2003. La nuova amministrazione, guidata da Faustin-Archange Touadéra, ha lottato per il suo arresto, partendo dalle accuse per crimini contro l’umanità e incitamento al genocidio.
Touadéra governa oggi la Repubblica Centrafricana con il sostegno di una grande operazione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, di cui fanno parte oltre 13mila unità. Eletto nel 2016, anche Touadéra cercherà un secondo mandato alle prossime elezioni presidenziali. Nena News
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