Un bombardamento governativo colpisce le truppe di Ankara, che risponde aprendo le frontiere ai rifugiati per 72 ore. La Russia manda due navi da guerra davanti le coste siriane. La Nato si schiera con il governo turco
di Marco Siragusa
Roma, 28 febbraio 2020, Nena News – La notizia ha iniziato a rimbalzare sui siti delle agenzie ieri in tarda serata: decine di soldati turchi sarebbero stati uccisi dall’esercito di Damasco. Poco dopo la conferma e un bilancio più alto: sono almeno 33 i militari di Ankara uccisi in un bombardamento aereo dalle forze del presidente siriano Assad nella provincia nord-ovest di Idlib, dove i turchi sono presenti da anni, dall’agosto 2016, a sostegno dei gruppi islamisti di opposizione.
Da settimane la Siria è sull’orlo di un’altra guerra, o meglio di un’escalation di quella già in corso visto il coinvolgimento turco di lunga durata. Niente di nuovo ma ora che Damasco, coperto da violenti raid aerei anche russi, si avvicina al cuore di Idlib, Erdogan non può più aspettare. Gli ultimatum si sono sprecati, l’ultimo mercoledì: o il governo siriano si ritira o Ankara lancerà l’offensiva necessaria a impedire che Idlib torni sotto il controllo di Assad.
«Stiamo pianificando di liberare le nostre postazioni – ha detto Edogan due giorni fa durante l’incontro del gruppo parlamentare del suo partito, l’Akp – dalle [forze siriane] che le circondano entro la fine del mese, in un modo o nell’altro». Riferimento è alle 12 postazioni di osservazione costruite da quando Ankara invase il nord della Siria tre anni e mezzo fa.
E mentre l’Onu calcola quasi un milione di sfollati da Idlib da dicembre, 950mila persone di cui la metà bambini che scappano verso il Rojava e il confine turco-siriano, senza ripari, costretti a vivere all’addiaccio e a morire in molti casi di freddo, le potenze regionali scaldano i motori dello scontro.
L’escalation sembra inevitabile, nonostante le condizioni economiche dei vari attori la sconsiglierebbero. Giganti dai piedi d’argilla, Turchia, Russia, Iran per non parlare della Siria non godono di finanze così stabili da permettersi una guerra. A permettergliela sono i vari arsenali militari, consistenti perché spesso destinatari di grandi fette di bilancio interno.
Ma la Turchia sa comunque di non poter vincere contro la Russia, l’alleata di comodo con cui da anni intesse rapporti commerciali fiorenti e soprattutto militar-diplomatici, l’amico per cui Erdogan ha allentato l’alleanza storica con gli Stati Uniti e la Nato. Per correre indietro appena il vento cambia: la reazione turca al bombardamento siriano è stata guardare a Occidente. Non chiedendo aiuto, ma ordinando di aprire i confini per far scappare centinaia di migliaia di sfollati siriani, il vero spauracchio per la Ue che ha pagato sei miliardi di euro a Erdogan perché se li tenga.
“Abbiamo deciso, con effetto immediato, di non fermare i rifugiati siriani diretti in Europa per terra o per mare – dice un funzionario turco, in anonimato, alla Reuters – Tutti rifugiati, compresi i siriani, sono ora i benvenuti ad andare in Europa”. Secondo Middle East Eye, i confini resterebbero aperti per 72 ore.
La Russia, come fa da settimane, getta acqua sul fuoco, consapevole che l’escalation non conviene a nessuno: “I soldati turchi che erano insieme a gruppi di terroristi sono finiti sotto il fuoco delle truppe siriane”, ha detto il ministero della Difesa russo, specificando che Ankara non aveva comunicato la loro posizione. Insomma, sarebbero stati colpiti per errore, perché mescolati ai gruppi islamisti.
Preoccupata è anche l’Onu, con il segretario generale Guterres che si dice “estremamente preoccupato” e chiede un immediato cessate il fuoco a fronte – aggiunge – di 134 civili uccisi nel solo mese di febbraio. La Nato si schiera invece con l’alleato turco e per bocca del segretario generale Stoltenberg accusa Damasco di “bombardamenti indiscriminati”, dimenticando di dire che le truppe turche sono in territorio siriano illegalmente. E che da mesi Ankara ammassa truppe e armamenti a Idlib, forze che esplodono anche contro il principale sponsor damasceno, la Russia: ieri, secondo l’emittente tv Rossiya 24, l’esercito turco avrebbe aperto il fuoco contro aerei da guerra russi.
Ieri notte dal vertice di urgenza del governo e l’esercito turco è uscita la notizia che i militari turchi risponderanno contro ogni target conosciuto di Damasco, mentre la Russia dispiegava due navi da guerra lungo le coste siriane. Nena News