Il caso Tommy Hassom, 21 anni, druso con cittadinanza israeliana ed ex militare. Una settimana fa, fuori dall’hotel in cui lavora, è stato circondato da un gruppo di ragazzi che lo hanno picchiato perché parlava in arabo con un amico.
di Giorgia Grifoni
Roma, 31 gennaio 2015, Nena News - Le aggressioni a sfondo razzista, a Gerusalemme, non sono tutte uguali. Lo sa bene Tommy Hassom, 21 anni, druso con cittadinanza israeliana, che la settimana scorsa è stato assalito e picchiato selvaggiamente da alcuni estremisti ebraici per aver parlato arabo con un amico. Assieme alla carte di dimissione, infatti, il ragazzo si è trovato anche il conto dell’ambulanza che lo ha trasportato dalla stazione degli autobus di Gerusalemme all’ospedale Hadassah: 475 shekel (circa 120 dollari), uno schiaffo in faccia a una vittima di quello che le autorità israeliane stesse chiamano un “attacco terroristico”.
La storia di Hassom, che ha appena terminato il servizio militare dove ha servito nell’unità speciale drusa Herev di guardia al palazzo presidenziale, è diventata un caso in Israele. Nato a Daliyat al-Karmel, villaggio a maggioranza drusa vicino Haifa, il giovane si è trasferito a Gerusalemme dopo il servizio militare per frequentare l’Accademia di Musica e Danza. Una settimana fa, uscito dall’hotel in cui lavora, stava parlando con un suo amico in arabo, quando è stato circondato da un gruppo di ragazzi da lui riconosciuti come ebrei “che portavano la kippah”.
Dopo le prime vessazioni verbali, gli hanno sputato e lo hanno picchiato con bottiglie di vetro finché non è riuscito a scappare verso la stazione degli autobus, dove alcune persone lo hanno protetto e chiamato un’ambulanza. E’ stato trattenuto due giorni in ospedale per le ferite riportate in tutto il corpo e dovrà tornare per un’operazione al naso. Il capo dello stato Reuven Rivlin ha postato sulla sua pagina Facebook una foto scattata con il ragazzo, deplorando l’aggressione a una persona “così legata a questo paese”. “Siamo tutti fratelli – ha scritto il presidente israeliano – e dobbiamo tutti condannare questo terribile comportamento”.
Il caso è emblematico e mostra come in Israele si faccia ancora fatica a considerare alla pari vittime arabe ed ebree della violenza a sfondo razzista. Come spiega il quotidiano Haaretz, infatti, “come per altri casi in cui estremisti ebrei hanno picchiato gli arabi, l’incidente non è stato riconosciuto immediatamente come attacco terroristico”. Se così fosse stato, continua l’articolo, “l’Istituto nazionale di Assicurazione avrebbe coperto i costi del ricovero e le autorità fiscali avrebbero coperto qualsiasi danno finanziario subito”. Invece Hassom ha dovuto pagare per il pronto soccorso, il ricovero e, dulcis in fundo, persino per l’ambulanza che lo ha trasportato al nosocomio.
“Un conto che equivale al suo salario mensile da soldato” ha dichiarato il padre Ramzi ai giornalisti. “Ma – ha continuato – non è una questione di soldi: se fosse stato un ebreo israeliano a essere stato picchiato, cosa sarebbe successo? Gli assalitori si definiscono ebrei, ma in realtà non lo sono”. L’organizzazione Tag Meir, che opera contro ogni forma di razzismo in Israele, è della stessa opinione: “Avremmo il coraggio – si è chiesta in un comunicato, esortando il Magen David Adom, proprietario dell’ambulanza, a inviare il conto di Hassom all’Istituto nazionale di assicurazione – di inviare una fattura dell’ambulanza a un ebreo attaccato da arabi per motivi nazionalisti?”.
Se le istituzioni, in teoria, dovrebbero garantire a tutti i cittadini israeliani uguale trattamento, nella pratica la minoranza araba viene discriminata in molti settori, dal lavoro all’organizzazione politica. E anche i drusi, che per volere di Tel Aviv sono distinti dagli altri arabi persino nei documenti e sono gli unici a servire nell’esercito, pagano il prezzo delle regole democratiche israeliane. Nena News