La Corte distrettuale ha accolto la petizione di 55 dottori della scuola di medicina dell’Università “al-Quds”, a Gerusalemme est, a cui il Ministero della Salute israeliano vieta di sostenere gli esami di abilitazione
di Giorgia Grifoni
Roma, 10 aprile 2014, Nena News – Da cittadini di serie b, ora sono diventati stranieri. Nonostante siano residenti a Gerusalemme est e abbiano conseguito la laurea in medicina presso l’Università al-Quds, posta entro i confini della città Santa annessa unilateralmente da Israele dopo il 1967. Il caso dei 55 medici palestinesi a cui il Ministero della Salute israeliano aveva impedito di lavorare in Israele è giunto qualche giorno fa a una svolta: la Corte distrettuale di Gerusalemme li ha autorizzati a praticare la medicina in cliniche e ospedali israeliani. Ma da stranieri.
La battaglia dei dottori, iniziata due anni fa con l’assistenza del legale israeliano Shlomo Lecker , è giunta a una sentenza importante: ora anche loro potranno sostenere l’esame di abilitazione da cui erano stati esclusi per volere del Ministero della Salute. Quest’ultimo avrebbe preso la decisione seguendo le direttive del Consiglio dell’Istruzione superiore, che aveva rifiutato di riconoscere l’università palestinese sia tra le istituzioni israeliane che tra quelle straniere.
Il nocciolo della questione, come riporta il portale israeliano indipendente +972Mag, è nello status della scuola di medicina dell’Università al-Quds, che vanta un alto standard di insegnamento. Tel Aviv rifiuta di considerarla al pari di un ateneo israeliano – nonostante l’amministrazione operi anche a Gerusalemme est, annessa illegalmente –per via dei suoi due campus ad Abu Dis, in Cisgiordania, appena fuori dal muro di separazione che circonda Gerusalemme. Al contempo, però, non può essere considerata neanche un’università straniera, dato che la sede principale si trova nella municipalità di Gerusalemme.
Ora la Corte ha ordinato al Ministero della Salute di ammettere i 55 dottori palestinesi all’esame di abilitazione: alcuni di loro, già in possesso di un titolo di abilitazione statunitense, non avrebbero neanche bisogno di sostenerli. Nel 2009 Lecker aveva rappresentato un altro gruppo di 19 medici palestinesi in una causa identica: a sentenza ottenuta, si erano piazzati ai primi posti in graduatoria dopo aver sostenuto l’esame, a riprova dell’alta qualità dell’insegnamento nell’Università al-Quds. Un alto insegnamento che, come si legge su +972Mag, è prigioniero della volontà dei governanti “di giocare alla politica con il futuro professionale” dei medici.
Lo ha dichiarato Lecker stesso a sentenza emessa: “Il Ministero della Salute è caduto in una mossa politica. Sembra che il governo israeliano voglia chiudere l’università al-Quds a Gerusalemme, e i richiedenti sono stati usati come ostaggi fino alla fine. Tutto questo mette a rischio la salute pubblica e il diritto dei dottori di praticare la scienza che hanno studiato”. Un rischio, quello per la salute pubblica, che è diventato endemico: come riporta il quotidiano Haaretz, c’è una forte mancanza di personale medico negli ambulatori e nelle cliniche di Gerusalemme est, e c’è soprattutto bisogno di molto più personale che parli arabo negli ospedali della Città Santa come in quelli di Israele.
Una cosa è sicura: questa non sarà l’ultima volta che i palestinesi dovranno ricorrere alla giustizia per vedere esercitata quell’uguaglianza e quella democrazia che Tel Aviv e i suoi alleati nel mondo vanno predicando dal 1948, anno della sua fondazione. L’annessione di Gerusalemme est, stando a quanto dichiarano le autorità israeliane, si tradurrebbe nella parità di diritti per tutti i cittadini. Eppure ai residenti palestinesi di alcuni quartieri di Gerusalemme est (Ras Shehada, Ras Khamis, Dahyat A’salam e il campo profughi di Shu’afat), aree dove l’80 per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà, Israele ha tagliato l’acqua da più di un mese. Nena News.