La riammissione di Israele nell’Unione Africana (Ua) come osservatore non è stata ancora confermata poiché diversi Paesi membri hanno sollevato obiezioni. Se rifiutata, Tel Aviv potrebbe rivendicare il suo posto tra i 90 partner esterni dell’Ua
di Federica Iezzi
Roma, 12 febbraio 2022, Nena News – La riammissione di Israele nell’Unione Africana come osservatore non è stata ancora confermata poiché alcuni Paesi membri hanno sollevato obiezioni. Al momento l’Unione Africana ha dunque sospeso il dibattito sull’opportunità di ritirare l’accreditamento di Israele come osservatore. Israele si prepara adesso ad aprire un nuovo capitolo della sua lunga relazione con il continente africano, reclamando ancora lo status di osservatore presso l’Unione Africana.
Concesso per la prima volta lo scorso luglio, questo accreditamento è stato denunciato poi a settembre da più di 20 Paesi membri. Il presidente della Commissione dell’Unione Aafricana, l’ex primo ministro del Ciad Moussa Faki Mahamat, non ha avuto altra scelta che riconsiderare la sua posizione, favorevole dall’inizio a confermare il ruolo a Israele.
La richiesta è vista come una mera formalità da diversi osservatori israeliani che ritengono di avere la maggioranza del sostegno all’interno dell’organizzazione panafricana. Al contrario Israele sembrerebbe non avere gli appoggi necessari. Bisogna tornare indietro agli anni ’50, quando Israele aveva più di 30 ambasciate in tutto il continente. All’epoca, il Paese era membro dell’Organizzazione per l’Unità Africana con lo status di osservatore, lo stesso status che ora sta cercando di recuperare. È stato privato di questo titolo nel 2002, anno di fondazione dell’Unione Africana.
Dalla guerra arabo-israeliana del 1973, il continente africano è stato unito sulla questione israeliana. All’indomani del conflitto, tutti i Paesi africani hanno ufficialmente interrotto le relazioni diplomatiche con Tel Aviv, incoraggiati proprio dall’Organizzazione per l’Unità Africana, in gran parte sotto l’influenza dei paesi arabi dello stesso continente.
A 20 anni dalla rimozione forzata di Israele, gli oppositori sono meno rispetto al passato poiché il loro numero è diminuito quando Tel Aviv ha normalizzato le sue relazioni con il continente, sulla scia degli accordi di Oslo del 1993.
La Libia ad esempio non esercita più la stessa influenza sull’Unione Africana come ai tempi di Mu’ammar Gheddafi. Tuttavia, l’Algeria si è subito espressa contro la riammissione di Israele radunando la stragrande maggioranza dei Paesi musulmani del continente, dalla Mauritania a Gibuti. Mancano solo Marocco e Sudan, che stanno avviando una maggiore intesa con Israele, e il Ciad, che ha riallacciato le relazioni diplomatiche con quest’ultimo nel 2018. Zimbabwe, Namibia e Botswana si oppongono fermamente al ritorno di Israele nell’Unione Africana. Questi Paesi hanno seguito le orme del Sud Africa, che dal 1994 e dalla presa del potere da parte dell’African National Congress, sostiene la causa palestinese nell’intero continente.
Ad Addis Abeba inizia così una pesante battaglia procedurale che dovrebbe concludersi con una votazione a maggioranza semplice. Se a Israele non sarà confermato lo status di osservatore, il Paese rivendicherebbe il suo posto tra i 90 partner esterni ora accreditati presso l’Unione Africana. Nena News
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