Nella rubrica del sabato sul continente africano andiamo in Sahara Occidentale, vero teatro del conflitto diplomatico tra Algeri e Rabat, e in Mali dove l’Ecowas prende misure contro la mancata organizzazione delle elezioni. E infine in Sierra Leone dopo la strage seguita all’esplosione di un’autocisterna
di Federica Iezzi
Roma, 13 novembre 2021, Nena News
Sierra Leone
Un’autocisterna è esplosa in seguito a uno scontro a Wellington, sobborgo est della capitale Freetown, uccidendo almeno più di un centinaio di persone e ferendone decine di altre. Enorme afflusso al Connaught Hospital, nel centro di Freetown, dove è stato portato il maggior numero di feriti.
Non si conosce ancora l’entità del danno secondo Brima Bureh Sesay, capo della National Disaster Management Agency. Proprio oggi è prevista una riunione per la risposta alle emergenze, presieduta dal vicepresidente del Paese.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta lavorando per inviare esperti di assistenza ai pazienti ustionati e più di 6 tonnellate di forniture mediche di emergenza per supportare le vittime.
WHO is mobilizing specialized supplies to support #SierraLeone in response to the deadly explosion in Freetown. We are working to deploy burn-patient care experts. We will provide more support as needed at this terrible time for the people of Sierra Leone.
— World Health Organization (WHO) (@WHO) November 6, 2021
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Mali
L’Economic Community of West African States (ECOWAS) ha imposto pesanti sanzioni contro i leader di transizione del Mali, in seguito alla notizia della mancata organizzazione di elezioni presidenziali e legislative il prossimo febbraio.
Il governo militare ad interim del Mali, che ha preso il potere dopo il colpo di stato dello scorso agosto, rovesciando Ibrahim Boubacar Keita, aveva promesso alla ECOWAS di supervisionare una transizione di 18 mesi verso la democrazia.
Le sanzioni includono divieti di viaggio e congelamento dei beni materiali verso tutti i membri dell’autorità di transizione. L’ECOWAS, subito dopo il colpo di stato, aveva imposto al Mali la chiusura delle frontiere, revocando la decisione meno di due mesi dopo, in seguito alla notizia della transizione.
Il mese scorso, il Paese ha espulso l’inviato speciale dell’ECOWAS a Bamako, accusandolo di azioni incompatibili con il suo status. Ampie zone del Paese, che conta 19 milioni di abitanti, si trovano al di fuori del controllo del governo a causa di una rivolta armata emersa nel nord nel 2012, poi estesa al centro del Paese e verso gli Stati confinanti, Burkina Faso e Niger.
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Marocco
Tra le crescenti tensioni con la vicina Algeria, il ministro degli Esteri marocchino Nasser Bourita dichiara di non voler rinunciare ai propri diritti legittimi sul territorio conteso. Bourita ha affermato che il Marocco è attualmente impegnato a trovare una soluzione definitiva a uno dei conflitti più duraturi dell’Africa settentrionale.
Negli ultimi mesi sono esplose nuove tensioni tra Marocco e Algeria, per l’ex colonia spagnola che Rabat vede come proprio territorio sovrano. Il terreno conteso è il Sahara occidentale, stretto tra l’Atlantico e il deserto.
Continuano gli scontri tra il Fronte Polisario, movimento di liberazione nazionale del Sahara Occidentale, che da oltre 40 anni guida la resistenza con l’appoggio dell’Algeria, e l’esercito marocchino.
L’anno scorso, l’amministrazione statunitense di Trump ha riconosciuto come legittime le pretese del Marocco sul territorio conteso, rompendo anni di consenso internazionale e sminuendo le ostilità storiche con la proposta di un referendum supervisionato dalle Nazioni Unite.
Il Marocco controlla l’80% del territorio in gran parte desertico, che ha riserve minerarie e accesso a ricche attività di pesca nell’Atlantico, e fornisce una rotta commerciale strategica che collega il Marocco con i mercati dell’Africa occidentale. L’Algeria, lo scorso agosto ha interrotto le relazioni diplomatiche con il Marocco, dopo numerose azioni ostili.
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