Maliki verso il terzo mandato mentre le violenze segnano una tornata elettorale caratterizzata dal settarismo. Improbabile che esca una maggioranza chiara dalle urne. 9.000 candidati per 328 poltrone in Parlamento
della redazione
Roma, 29 aprile 2014, Nena News – Stamattina il mercato di Saadiyah, a nord-est di Bagdad, è stato devastato da due esplosioni che hanno fatto almeno dieci morti e venti feriti, mentre nella zona meridionale della capitale un kamikze ha ucciso 11 agenti di un posto di blocco. Ieri nella cittadina di Khanaqin in un attentato suicida sono morte trenta persone e una serie di attacchi ai seggi elettorali hanno insanguinato le operazioni di voto anticipate per le Forze armate e la polizia.
È soltanto l’ultimo bilancio delle violenze che da settimane stanno segnando la campagna elettorale per le parlamentari del 30 aprile (il Parlamento nomina presidente e primo ministro), le prime dopo il ritiro delle truppe statunitensi tre anni fa, mentre il Paese è il teatro di uno scontro confessionale, tra gli sciiti saliti al potere dopo la caduta di Saddam Hussein e i sunniti che lamentano discriminazioni e vessazioni da parte del governo. L’anno scorso sono morte oltre 9.000 persone nelle violenze, mentre il bilancio dei primi quattro mesi dell’anno è di almeno 3.000 vittime.
Queste saranno elezioni molto diverse da quelle tenutesi nel Paese dal 2005. Il settarismo diffuso ha spaccato la società irachena e su queste divisioni hanno fatto leva i candidati, facendo appello alle appartenenze religiose più che al dialogo. Il voto è osteggiato dai gruppi armati sunniti, tra cui lo Stato islamico dell’Iarq e del Levante (Isil) che da dicembre occupa parte della provincia occidentale dell’Anbar, roccaforte sunnita, scontrandosi con le truppe governative. Domenica scorsa il governo per la prima volta ha spostato la battaglia in territorio siriano, dove l’Isil combatte contro le truppe fedeli al presidente Bashar al Assad, con un raid dell’aviazione su un convoglio di jihadisti che stava tentando di attraversare il confine per “consegnare carburante all’Isil”, secondo le dichiarazioni di Bagdad.
È stata proprio la lotta al terrorismo il tema centrale della campagna elettorale del premier Nouri al Maliki, in cerca del terzo mandato e dato per favorito. Il primo ministro fa leva sulla sicurezza per rastrellare voti, ma proprio su questo fronte è stato aspramente criticato dalle stesse forze sciite – il Consiglio supremo islamico dell’Iraq (Isci) sia il movimento sadrista del religioso Moqtada al Sadr- che nel 2010 gli avevano assicurato di restare alla guida dell’esecutivo. Gli avversari politici del premier uscente, sia sciiti sia sunniti, lo accusano di avere esasperato la situazione con politiche discriminatorie nei confronti della minoranza sunnita che nutre un forte risentimento verso il governo di Bagdad. Le leggi antiterrorismo volute da Maliki hanno colpito soprattutto i “terroristi” sunniti e anche l’atteggiamento delle forze di sicurezza ha contribuito ad alimentare il malcontento tra la popolazione, in un Paese alle prese con enormi problemi economici, oltre che di sicurezza. In Iraq l’accesso ai beni essenziali e ai servizi non è garantito a tutti, nonostante la ripresa delle estrazioni petrolifere, la disoccupazione è a livelli altissimi e la corruzione nell’amministrazione frena lo sviluppo economico. Tuttavia gli analisti concordano nel dire che Maliki ha la vittoria in tasca, anche se dalle urne non uscirà una maggioranza chiara e il premier dovrà stringere nuove alleanze per dominare il Parlamento, probabilmente con i piccoli partiti sciiti più conservatori.
Domani circa venti milioni di iracheni sono chiamati a eleggere 328 deputati tra 9.000 candidati. Lo spazio aereo iracheno resterà chiuso fino alla fine delle operazioni di voto e sarà festa nazionale per tutto il fine settimana. Inoltre, da oggi scatta il divieto di transito per ogni veicolo a Bagdad. Una serie di misure di sicurezza e un massiccio dispiegamento di militari e agenti che però non ha fermato gli attentati. Nena News