L’Oms lancia l’allarme: la malaria continua ad avere un forte impatto su donne in gravidanza e bambini sotto i 5 anni nell’Africa sub-sahariana. Undici Paesi africani hanno recentemente lanciato la campagna “Zero Malaria Starts with Me”.
di Federica Iezzi
Roma, 14 dicembre 2019, Nena News – Parla chiaro l’ultimo report sulla malaria pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms): il carico mondiale è ai minimi storici, con 228 milioni di casi accertati di malaria e 405.000 decessi stimati, correlati all’infezione. I decessi per malaria stimati sono stati 416.000 nel 2017 e 585.000 nel 2010. Il tasso di incidenza della malaria è diminuito a livello globale tra il 2010 e il 2018, da 71 a 57 casi per 1000, nella popolazione a rischio.
Tuttavia, secondo il rapporto, la malaria continua ad avere un impatto sproporzionato su donne in gravidanza e bambini sotto i 5 anni nell’Africa sub-sahariana. Nel 2018, i bambini sotto i 5 anni hanno rappresentato il 67% (272.000) di tutti i decessi per malaria in tutto il mondo.
La malaria in gravidanza compromette la salute della madre e la mette a maggior rischio di morte. Influisce sulla salute del feto, determinando prematurità e basso peso alla nascita, contribuendo in modo determinante ai tassi di mortalità neonatale e infantile.
Per proteggere le donne in gravidanza in Africa, l’OMS raccomanda l’uso di zanzariere trattate con insetticidi e antimalarici preventivi. Dai dati del 2018, ancora quasi il 40% delle donne in gravidanza non usa zanzariere e due terzi di queste non hanno ricevuto le tre o più dosi raccomandate di terapia preventiva.
Nel 2018, la prevalenza dell’esposizione all’infezione da malaria in gravidanza è stata più alta nelle regioni dell’Africa occidentale e centrale (35%), seguita da Africa orientale e meridionale (20%). Almeno il 39% di questa è concentrata in Repubblica Democratica del Congo e in Nigeria. Dei 10 Paesi con il più alto tasso di infezione in Africa, Ghana e Nigeria hanno riportato in assoluto un aumento nei casi di malaria nel 2018 rispetto al 2017.
Nell’area africana del Sahel, l’OMS raccomanda la chemioprevenzione stagionale della malaria durante il picco stagionale di trasmissione. La Sierra Leone è attualmente la prima nazione africana a essersi lanciata nel trattamento preventivo dei neonati, altro approccio raccomandato dall’OMS per proteggere i più vulnerabili nelle aree endemiche da malaria.
Tuttavia, l’accesso alle cure per i bambini che mostrano segni di febbre rimane troppo basso. E le indagini per Paese lo dimostrano: quasi il 40% dei bambini febbrili nell’Africa sub-sahariana non è curato con cure mediche specializzate. Ogni anno investimenti e azioni globali salvano quasi 600.000 vite e prevengono quasi 100 milioni di casi di malaria.
La lotta globale contro la malaria si sta dimostrando uno dei migliori investimenti per migliorare la salute materna e la sopravvivenza dei bambini a livello globale. Tra i partner mondiali, il movimento ‘Malaria No More’ si concentra sulla fornitura di nuove fonti di finanziamento per la lotta contro la malaria.
Nel 2018, secondo il rapporto, circa 11 milioni di donne in gravidanza nell’Africa sub-sahariana, quasi 1/3 di tutte le gravidanze, sono state infettate dalla malaria e circa i 2/3 di queste donne hanno ricevuto il trattamento raccomandato che mantiene donne e nascituri al sicuro dall’impatto della malaria.
Degli 11 Paesi con il più alto carico di malaria al mondo, l’Uganda ha ridotto i casi a 1,5 milioni di infezioni tra il 2017 e il 2018. Al vertice dell’Unione Africana del 2019, i capi di Stato e di governo africani si sono impegnati ad aumentare gli investimenti nel finanziamento interno. Undici Paesi africani hanno recentemente lanciato la campagna ‘Zero Malaria Starts with Me’ per coinvolgere cittadini di ogni livello sociale nella lotta contro la malaria. Nena News
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