Nella tradizionale rubrica del sabato sul continente africano, i festeggiamenti dell’Oms: il virus sradicato da tutti e 47 i paesi. Andiamo anche in Sudan, dove la possibile normalizzazione con Israele provoca una piccola crisi interna
di Federica Iezzi
Roma, 29 agosto 2020, Nena News
Africa
Le autorità sanitarie hanno dichiarato l’Africa libera dal virus della poliomielite dopo decenni di dura lotta, un passo importante nella campagna per eradicare la grave infezione virale paralizzante, in tutto il mondo.
Lo storico annuncio da parte della African Regional Certification Commission for Polio Eradication durante un evento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) è arrivato quattro anni dopo che l’ultimo caso nel continente è stato segnalato nel nord della Nigeria.
La commissione, un organismo indipendente, ha confermato che tutti i 47 Paesi africani hanno debellato la malattia. Gli esperti di salute, hanno ora sollecitato la vigilanza continua sulla minaccia ancora esistente, rappresentata da focolai legati ad una forma rara mutata dal vaccino orale, in più di una dozzina di Paesi.
Nonostante le minacce esistenti, la notizia ha avuto un seguito ridondante poiché l’Africa è ancora alle prese con la pandemia legata a SARS-CoV-2, un’epidemia di Ebola nella regione occidentale della Repubblica Democratica del Congo occidentale e le persistenti sfide mortali di malaria, HIV e tubercolosi.
Secondo il capo dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, questo è uno dei più grandi risultati nella storia della salute pubblica. La spinta finale per combattere il virus della poliomielite si è concentrata principalmente sul nord della Nigeria.
L’Oms ha ricordato che questa è solo la seconda volta che un virus viene eradicato in Africa, dopo l’eliminazione del vaiolo 40 anni fa. Fornire vaccini contro la poliomielite a ogni minore nelle centinaia di regioni africane ha richiesto un utilizzo costante di risorse umane, competenze e esperienza.
A livello globale, i numeri di casi di polio sono stati drasticamente ridotti grazie all’immunizzazione nazionale e regionale per neonati e bambini. Tuttavia, la malattia rimane endemica in Afghanistan e Pakistan.
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Sudan
Il portavoce del ministero degli esteri del Sudan, Haidar Badawi, è stato licenziato dopo aver manifestato commenti, presumibilmente non autorizzati, riguardo i rapporti diplomatici del Paese con Israele.
Badawi avrebbe affermato che il Sudan “non vede l’ora di concludere un accordo con Israele”. Non ha negato, inoltre, che ci siano attuali comunicazioni con Israele.
Le osservazioni di Badawi hanno immediatamente attirato la promessa del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di fare tutto ciò che è necessario per concludere un accordo.
Il ministro degli esteri Omar Qamar al-Din ha cercato di prendere le distanze dai commenti di Badawi. Ha ribadito con fermezza che al ministero non era stata mai ufficialmente discussa la questione dei legami con Israele.
Lo scorso febbraio, Netanyahu ha incontrato il generale Abdel Fattah Burhan, capo del governo di transizione del Sudan, durante un viaggio in Uganda, dove, secondo i funzionari israeliani, entrambi i leader avrebbero deciso di perseguire la normalizzazione dei legami.
Il ministro dell’intelligence israeliana Eli Cohen ha dichiarato in un’intervista che crede ad un accordo, dopo i colloqui con il Sudan. Un funzionario del governo sudanese ha notificato che le deliberazioni tra funzionari sudanesi e israeliani sono in corso da mesi, con l’aiuto di Egitto, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti.
Un accordo israeliano con il Sudan segnerebbe un’altra battuta d’arresto per la Palestina. Il Sudan, nazione a maggioranza araba, ha ospitato la storica conferenza, conclusasi con la risoluzione di Khartoum, dopo la guerra del 1967, in cui otto Paesi arabi hanno approvato i cosiddetti tre no: “Nessuna pace con Israele, nessun riconoscimento di Israele, nessun negoziato con esso”.
In precedenza Israele considerava il Sudan come minaccia per la sicurezza, a causa del sospetto utilizzo del Paese da parte dell’Iran come canale per il contrabbando via terra di munizioni nella Striscia di Gaza occupata. Nena News
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