Almeno 14 morti nel duplice attentato compiuto sabato dall’Isis ad Aden. A New York, intanto, pronta la risoluzione contro Teheran per aver violato l’embargo d’armi imposto dalle Nazioni Unite nel 2015

Attentato dell’Isis ad Aden lo scorso dicembre in cui è rimasto ucciso Jaafar Mohammed Saad, il governatore della città. (Foto: Nasser Awad, Reuters)
di Roberto Prinzi
Roma, 26 febbraio 2018, Nena News – Non conosce soste l’orrore in Yemen. Sabato almeno 14 persone sono state uccise in un doppio attentato suicida avvenuto nella città meridionale di Aden, la “capitale provvisoria” del governo Hadi.
Secondo fonti locali, gli attentati sono avvenuti nell’area di Golda Mohr, nel distretto di Tawahi, fuori il cancello di un campo dell’antiterrorismo. Le forti deflagrazioni hanno danneggiato le auto parcheggiate fuori la struttura riducendo la strada in un ammasso di detriti. Tra le vittime, oltre ai militari, anche un imprecisato numero di civili. I residenti hanno raccontato alla stampa di due grandi esplosioni: la prima avrebbe colpito il Consiglio transitorio meridionale che fa capo ai separatisti del sud. Condizionale d’obbligo perché l’attacco è stato smentito da un membro del consiglio: secondo la sua versione, la loro struttura non ha subito alcun danno.
Aden, come molte altre zone del Paese, è stata più volte teatro di attentati simili ad opera del ramo yemenita di al-Qa’eda 0 del “califfato” islamico. Tuttavia, quello di sabato, è il primo attacco suicida da quando lo scorso mese sono scoppiati gli scontri tra i separatisti del sud (appoggiati dagli Emirati Arabi Uniti) e l’esecutivo del presidente Hadi (uomo di Riyadh) per il controllo della parte meridionale del Paese (il nord è controllato dai ribelli houthi).
Oggi, intanto, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovrebbe approvare una risoluzione britannica che condanna l’Iran per aver violato l’embargo di armi imposto dalle Nazioni Unite nel 2015 e la minaccia di “future azioni contro” qualora dovesse continuare a farlo. Teheran, secondo l’accusa di Londra, avrebbe fornito missili e droni ai ribelli sciiti houthi. A confermare la notizia è stato l’attuale presidente del Consiglio, l’ambasciatore del Kuwait all’Onu Mansour al-Otaiba: “Stiamo lavorando ancora al testo – ha detto – ma l’intenzione è quella di adottarlo per lunedì mattina”.
Teheran sarà accusata per “non aver preso tutte le misure necessarie per prevenire il rifornimento, la vendita e il trasferimento diretto o indiretto agli houthi di missili balistici a corta gittata, droni e altre attrezzature militari”. La bozza, sostenuta da Usa e Francia, specifica che “queste violazioni richiedono una ulteriore risposta da parte del Consiglio”.
Nel testo, presentato venerdì, non è chiaro di quale risposta si parli. In un passaggio, però, si specifica che “ogni attività relativa all’uso di missili balistici in Yemen” è passibile di sanzioni.
Decisivo sarà il parere della Russia. Mosca, con il suo rappresentante Vassily Nebenzia, ha già fatto sapere di opporsi alla condanna dell’Iran e ha espresso dubbi sui risultati dell’inchiesta effettuata dagli esperti internazionali. Una opposizione, quella del Cremlino, non affatto irrilevante: essendo uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (insieme a Gran Bretagna, Cina, Francia e Usa), la Russia ha infatti il potere di bloccare le sanzioni imponendo il suo diritto di veto.
Per l’ambasciatrice Usa all’Onu, Nikki Haley, invece, le possibili sanzioni contro Teheran potrebbero prevenire uno scontro militare tra l’Iran e l’Arabia Saudita. “Confermando l’Iran come fonte di missili e di altre armi sparate contro il territorio saudita – ha scritto Haley la scorsa settimana sul New York Times – l’Onu ha offerto al mondo una possibilità di agire prima che un missile colpisca una scuola, un ospedale o si giunga ad una pericolosa escalation militare che possa provocare la risposta militare saudita”.
Ovviamente nella bozza britannica non c’è alcun riferimento alle bombe e missili mortiferi venduti da Londra, Parigi e Usa (inclusa Roma) a Riyadh. Una “dimenticanza” quanto mai bizzarra: secondo un rapporto Onu, il regno wahhabita è il principale responsabile delle morti civili in Yemen. Violazioni anche quelle, e ben più mortali, che andrebbero denunciate e impedite con forza se, invece di interessi geopolitici, si avesse davvero a cuore la popolazione yemenita massacrata dal marzo del 2015 dalla guerra iniziata dai sauditi. Nena News
Roberto Prinzi è su Twitter @Robbamir