Almeno 39 morti in sette bombardamenti della coalizione avvenuti oggi su un campo militare nella capitale Sana’a. Il capo degli aiuti Usa, intanto, fa sapere che il blocco deciso da Riyadh continua a impedire l’ingresso di aiuti nel Paese
della redazione
Roma, 13 dicembre 2017, Nena News – Ancora una strage targata dalla coalizione saudita in Yemen. Stamane 39 persone sono state uccise in sette bombardamenti aerei su un campo della polizia militare controllato dai ribelli houthi, nella parte orientale della capitale Sana’a. Novanta i feriti. Tra le vittime, riporta un testimone, ci sarebbero anche diversi prigionieri (erano 180 quelli detenuti nella struttura).
I raid di oggi seguono la serie di attacchi condotti dalla coalizione contro i ribelli da quando, la scorsa settimana, è stato giustiziato l’ex presidente Saleh. Saleh – per trentatré anni alla guida del Paese e storico alleato dell’Arabia Saudita – si era schierato per puro opportunismo politico nel 2015 a fianco degli houthi (noti anche come Ansar Allah) dopo essere stato costretto a dimettersi nel 2012 in seguito alle proteste della “primavera” yemenita. L’alleanza, sin da subito apparsa fragile e sul punto di crollare lo scorso agosto, ha retto fino al 2 dicembre quando Saleh, in un discorso televisivo, ha annunciato la sua “apertura” verso Riyadh. Una decisione che, accompagnata dai raid sauditi anti-houthi e da violenti scontri tra gli ex alleati, ha di fatto segnato la sua condanna a morte giunta per mano ribelle due giorni dopo mentre tentava di fuggire verso Ma’rib.
Da allora si sono succedute le dichiarazioni e gli atti bellicosi contro gli Ansar Allah: se il figlio di Saleh ha promesso “vendetta” e il governo di Aden (sud dello Yemen),riconosciuto internazionalmente e sostenuto dalla coalizione, ha fatto appello a combattere gli houthi, la coalizione ha aumentato i suoi attacchi aerei uccidendo finora decine di persone (27 solo nel week end).
Le scarse condizioni di sicurezza e la situazione di alta tensione che si respira nel Paese hanno convinto ieri lo staff diplomatico russo a “sospendere temporaneamente” tutte le attività in Yemen. “Tutti gli impiegati dell’ambasciata russa se ne sono andati” ha fatto sapere alla stampa la portavoce del ministro degli esteri di Mosca, Maria Zakharova. “L’ambasciatore russo e alcuni diplomatici impiegati in Yemen svolgeranno i loro compiti a Riyadh” ha poi aggiunto.
Ma se dall’alto bombarda, nello stesso tempo l’alleanza saudita continua a mantenere il suo embargo sui porti yemeniti impedendo così l’arrivo degli aiuti umanitari, quanto mai indispensabili in un Paese a rischio fame e sull’orlo del collasso.
Dopo le Nazioni Unite, a denunciare il blocco saudita è stato ieri l’amministratore di Usaid (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale), Mark Green, che hai chiesto ieri agli alleati sauditi di aprire i porti e agli houthi di smettere di sparare così da permettere l’arrivo di cibo, acqua e medicinali per i milioni di yemeniti che ne hanno bisogno. Gli Usa hanno poi annunciato che destineranno altri 130 milioni di dollari in aiuti per ovviare all’emergenza (84 milioni per cibo, 46 per assistenza ai disastri) facendo salire così l’aiuto complessivo americano dall’ottobre del 2016 a 768 milioni di dollari.
“Purtroppo non vi posso dire che c’è stato un alleggerimento del blocco – ha ammesso Green alla Reuters – siamo molto preoccupati su diversi aspetti della crisi, ma soprattutto perché non riusciamo a far arrivare il carburante indispensabile per dare alle persone acqua pulita”. In un raro attacco ai sauditi, anche il presidente Trump ha chiesto ai sauditi la scorsa settimana di rimuovere il blocco decretato dai Saud il 4 novembre dopo che un razzo houthi era stato lanciato in direzione di Riyadh.
La situazione umanitaria è drammatica. Non ne fa mistero il coordinatore dell’Onu per lo Yemen, Jamie McGoldrick che lunedì ha ammesso che, nonostante l’embargo sia stato alleggerito, la situazione resta disperata perché 8,4 milioni di persone sono “a un passo dalla fame”. Il programma alimentare mondiale (Wfp) ha parlato ieri di “catastrofe umanitaria” qualora il blocco della coalizione dovesse ancora continuare. Dichiarazioni che fanno il paio con quelle rilasciate domenica dal Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Guterres avere invitato le parti a porre fine alla “stupida guerra” in corso augurandosi che le pressioni dell’amministrazione Trump sui suoi alleati sauditi potranno portare ad un miglioramento della situazione umanitaria nel Paese. Nena News
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