Il paese, alleato saudita che ospita il negoziato tra Houthi e governo, lancia un ultimatum: 15 giorni per trovare una base di accordo o il dialogo è chiuso
della redazione
Roma, 21 luglio 2016, Nena News – Anche il Kuwait getta la spugna. Il paese del Golfo, attivamente parte della coalizione che sta bombardando il vicino dal marzo 2015, era diventato il luogo prescelto dalle Nazioni Unite per il dialogo tra ribelli Houthi e governo ufficiale, nonostante il ruolo a fianco dell’Arabia Saudita, primo attore della devastazione dello Yemen.
Ieri il vice ministro degli Esteri, Khaled al-Jarallah, ha detto che il suo paese non ospiterà più il negoziato a meno che non si trovi una soluzione, per lo meno sulle questioni di base, entro 15 giorni. “Fin dall’inizio abbiamo trovato un accordo con le parti per condurre un negoziato su certe tempistiche. Il Kuwait sta ospitando il dialogo da troppo tempo, è abbastanza”.
La presa di posizione giunge ad una settimana dalla presunta data di ripresa del dialogo: dopo la sospensione del mese scorso, le Nazioni Unite avevano strappato a Houthi e governo la promessa di tornare al tavolo entro il 15 luglio. Ma nulla di tutto ciò è stato realizzato. Le parti restano profondamente distanti con il governo alleato saudita che pretende il ritiro dalle zone occupate e l’abbandono delle armi da parte Houthi prima di accordarsi su un esecutivo di unità nazionale. Ma i ribelli non ci stanno: lo faremo, dicono, quando ci saranno garanzie in merito alla creazione di un governo di transizione.
Che gli Houthi si fidino poco delle promesse di Riyadh è ovvio: da anni la petromonarchia, che considera lo Yemen il proprio cortile di casa, li ha estromessi dal potere politico e economico, relegandoli nel nord del paese.
E la guerra continua: lo Yemen è già a pezzi. A prevalere nel caos e nell’assenza di un reale potere statale sono i gruppi islamisti. Se al Qaeda si rafforza e, nonostante territori persi, riesce ancora ad occupare villaggi e città, a colpire con sempre maggior frequenza è l’Isis. Ieri un’esplosione ha colpito la città costiera di Aden, nel sud del paese, capitale provvisoria del governo e via di passaggio verso il Canale di Suez. Almeno quattro soldati sono stati uccisi, sei i feriti, in un attacco subito rivendicato dal braccio yemenita dello Stato Islamico.
Nei giorni scorsi era stata al Qaeda a colpire: venerdì i qaedisti hanno attaccato il convoglio su cui viaggiava il governatore di Aden al-Zubaidi, uccidendo tre persone; lunedì due kamikaze si sono fatti saltare in aria a sud est, provocando 11 vittime. Nena News