Sono ripresi all’alba di ieri i bombardamenti della coalizione saudita sulle postazioni houthi. Scontri anche a confine con l’Arabia saudita: 10 i ribelli uccisi, 4 le vittime tra i soldati. Nove persone hanno perso la vita ad Aden a causa della malattia infettiva
della redazione
Roma, 24 ottobre 2016, Nena News – La tregua di 72 ore entrata in vigore lo scorso mercoledì a mezzanotte è già un lontano ricordo: le bombe della coalizione a guida saudita sono tornate a piovere ieri sulle “postazioni houthi” a Sana’a. Secondo il portale sabanews vicino ai ribelli sciiti, sono stati nove i raid che hanno colpito all’alba l’area orientale della capitale. Bombardamenti si sono registrati anche nella provincia di Taiz (sud ovest del Paese). Non è chiaro, però, se abbiano provocato vittime o feriti.
Le incursioni aeree sono riprese ieri nonostante l’inviato speciale dell’Onu in Yemen, Ismail Ould Sheikh Ahmad, avesse invitato venerdì tutte le parti del conflitto ad estendere il cessate il fuoco così da permettere la consegna degli aiuti umanitari nelle aree meno accessibili del Paese nel tentativo di “creare un’ambiente favorevole per una pace durevole”. “Abbiamo notato negli ultimi giorni che il cibo e i rifornimenti umanitari sono arrivati ai quartieri più colpiti [dalla guerra] e il personale delle Nazioni Unite è riuscito a raggiungere le zone più difficili – aveva sottolineato venerdì con un pizzico d’orgoglio Ahmed sul suo account di Facebook – ci piacerebbe partire da questo risultato per ampliarlo nei prossimi giorni”.
Un augurio caduto subito nel vuoto. “Un’estensione della tregua sarebbe inutile perché se noi l’accettassimo, l’altra parte non si impegnerebbe a rispettarla” ha sentenziato ieri il ministro degli esteri yemenita Abdul Malik al-Mekhlafi. “Rispettiamo l’appello dell’inviato Onu, ma in realtà la tregua non non c’è mai stata”. La colpa, secondo il governo guidato dal presidente Hadi, è dei ribelli che avrebbero violato i termini dell’intesa attaccando le postazioni governative. Ma non solo: scontri violenti si sono registrati nel fine settimana anche nelle regioni settentrionali a confine con l’Arabia Saudita. Fonti militari vicine ad Hadi parlano di 10 ribelli morti e 4 soldati uccisi. Riyad ha anche denunciato un attacco houthi nella città meridionale saudita di Najran.
Ma non sono soltanto i combattimenti a mietere vittime. Ieri il governo yemenita ha annunciato la morte di nove persone per colera ad Aden, la “capitale temporanea” dell’esecutivo nel sud del Paese. Secondo il ministero della salute, altre 10 persone sarebbero affette dalla malattia che si trasmette attraverso cibo e acqua contaminate e che causa diarree profuse che possono portare in poche ore a una grave disidratazione. Secondo il ministero della salute, soltanto ad Aden le persone ricoverate a causa di questa infezione sono 190, altri 200 casi si registrano nell’intero Paese. Undici di questi, sostiene l’Organizzazione mondiale della Sanità (WHO), si sono avuti nella sola capitale Sana’a.
Le Nazioni Unite avevano lanciato l’allarme colera a inizio mese. Secondo l’agenzia dell’Onu per l’Infanzia (Unicef) la malattia potrebbe essere fatale per più del 15% dei casi non trattati. Il WHO ha sottolineato come la mancanza di acqua potabile stia peggiorando le condizioni igieniche accentuando i casi di diarrea grave soprattutto tra gli sfollati delle regioni centrali del Paese. Una situazione umanitaria che di giorno in giorno si fa sempre più drammatica: circa 3 milioni di persone in Yemen hanno bisogno di assistenza alimentare, 1,5 milioni di bambini soffrono di malnutrizione. Ma di fronte a questi numeri allarmanti la comunità internazionale (che sostiene Hadi e la coalizione saudita) preferisce restare inerte. Nena News