Il 30 marzo firmato il cessate il fuoco nel campo profughi palestinese a Damasco. Ma i gruppi di opposizione proseguono con i colpi di mortaio e il numero di morti per denutrizione sale a 142.
di Chiara Cruciati
Gerusalemme, 5 aprile 2014, Nena News – Accordo sì, accordo no. A Yarmouk cambia ben poco: 142 i morti di fame e denutrizione nel campo profughi palestinese a Damasco da giugno 2013. In questi mesi si sono alternati annunci di accordo tra i miliziani presenti nel campo, prima a gennaio, poi di nuovo il 30 marzo. Ma sul terreno la situazione resta la stessa.
Alla fine di marzo il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina – Commando Generale annunciava il raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco dentro il martoriato campo di Yarmouk, siglato dai miliziani palestinesi e dai gruppi islamisti di opposizione al presidente siriano Assad, che da dicembre 2012 controllano gran parte del campo. Secondo quanto previsto dall’accordo, tutti i miliziani non palestinesi avrebbero dovuto lasciare Yarmouk e “forze comuni” avrebbero dovuto assumere il controllo dell’area.
L’accordo firmato da 14 tra fazioni palestinesi e gruppi di ribelli doveva entrare in vigore domenica 30 marzo: quel giorno l’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, è riuscita ad entrare nel campo sotto assedio per consegnare 280 scatoloni di cibo, utili ad una famiglia di 5-6 persone per dieci giorni, e altre 500 ieri. Una goccia nel mare per i 18mila profughi palestinesi rimasti a vivere nel campo, prima della guerra civile siriana casa per 250mila persone.
Ma oggi l’associazione Workforce for Palestinian in Syria annuncia nuove morti per malnutrizione, sintomo chiaro che il cessate il fuoco e il ritiro dei miliziani non è stato implementato: Yarmouk resta sotto assedio e il numero di vittime per denutrizione tocca quota 142 dal giugno 2013 ad oggi. L’ultima è Rushdi al-Madani, morto ieri per mancanza di cibo. Nel frattempo, i colpi di mortaio dei gruppi islamisti continuano a colpire il campo, in violazione del cessate il fuoco, mentre il vicino quartiere di Khan al-Sheikh viene bombardato e il campo profughi di Daraa a Sud della Siria è teatro di nuovi duri scontri armati tra ribelli e esercito governativo.
La crisi umanitaria di Yarmouk si aggrava drammaticamente ogni giorno di più. Mancano cibo, acqua pulita, medicinali. La gente – raccontano i profughi rimasti – mangia l’erba, mangia i gatti, ormai priva di qualsiasi speranza di soluzione. Dentro il campo a dettare legge sono i gruppi di ribelli anti-Assad, l’Esercito Libero Siriano – espressione della laica Coalizione Nazionale – e milizie legate ad Al Qaeda, tra cui l’ISIL. Fuori a stringere l’assedio è l’esercito governativo di Bashar al-Assad: la presa di Yarmouk risale al dicembre 2012 quando le milizie di opposizione sono entrate nel campo e lo hanno occupato. Poco dopo tantissime famiglie sono fuggite e il numero di residenti si è ridotto a 18mila. Il regime ha posto Yarmouk sotto coprifuoco notturno, ma la gente continuava a uscire e entrare durante il giorno.
Fino a luglio 2013, quando il regime ha posto sotto assedio tutto il campo. Il cibo entra solo da uno dei quattro ingressi, per cui chi vive vicino all’uscita riesce a mangiare. Ma chi vive all’interno del campo non riceve nulla. L’UNRWA ha tentato più volte di entrare a Yarmouk per consegnare cibo e medicinali e per far evacuare i malati e gli anziani. La risposta dei miliziani è stata il fuoco. Nena News