Il bilancio continua a salire. L’accusa di un minatore: “Nessuna sicurezza a Soma”. Il Ministero: “Ispezione compiuta due mesi fa”. Le opposizioni attaccano Erdogan perché bocciò la commissione di inchiesta sulle miniere di Manisa.
AGGIORNAMENTO ore 16 – LE PRIME ACCUSE A ERDOGAN. PROTESTE A ANKARA E ISTANBUL
Media alternativi alla stampa mainstream iniziano ad accusare il premier Erdogan di mancati controlli a Soma. Oltre al blocco della commissione parlamentare che avrebbe dovuto verificare lo stato della miniera, emergono gli stretti legami politici tra il partito AKP e la compagnia che aveva in gestione la miniera, la Soma Holding: la moglie del direttore generale è una dei consiglieri del partito di Erdogan ed è stata proprio la compagnia a distribuire i famosi pacchi di carbone a nome dell’AKP durante la campagna elettorale delle ultime amministrative.
Inoltre, secondo il sito Sendika.org, grazie all’AKP e alla modifica del sistema delle royalty, la Soma Holding è stata in grado di abbassare il prezzo del carbone da 130 dollari a tonnellata agli attuali 23.80, a spese dei lavoratori che ricevono un salario di soli 500 dollari al mese. A calare anche gli standard di sicurezza: secondo Ozgur Ozel, parlamentare di opposizione, in dieci delle ultime ispezioni compiute nella miniera sono state individuate 66 infrazioni, ma la compagnia non è mai stata multata.
Immediata è stata la protesta stamattina ad Ankara e davanti al quartier generale della Soma Holding ad Istanbul: mentre i sindacati annunciavano uno sciopero generale, la polizia ha lanciato gas lacrimogeni contro i manifestanti.
AGGIORNAMENTO ore 15.30 – SALE IL BILANCIO DELLE VITTIME: ALMENO 238 I MINATORI MORTI
Continua a salire il bilancio dei minatori vittime dell’esplosione di ieri pomeriggio nella miniera di Soma, in Turchia. Secondo il Ministero dell’Energia, sarebbero 363 i lavoratori portati in salvo, ma ancora oltre 400 quelli intrappolati nella miniera. Gli ultimi uomini sono stati tratti in salvo all’alba di stamattina, elemento che fa diminuire le speranze di trovare qualcuno ancora vivo.
Al momento dell’esplosione i lavoratori si stavano preparando al cambio turno, per cui il numero di minatori era più alto del solito.
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dalla redazione
Roma, 14 maggio 2014, Nena News – Una strage: l’esplosione che ha colpito ieri mattina la miniera di carbone a Soma, nella provincia di Manisa, a Ovest della Turchia, ha già provocato 201 morti, centinaia le persone intrappolate sotto terra. Una corsa contro il tempo, la definiscono le autorità turche. Le operazioni di soccorso sono andate avanti tutta la notte per portare in salvo i 787 minatori imprigionati nella loro miniera. Finora i soccorritori sono riusciti a portarne in salvo poche decine: quattro i feriti gravi, 201 le salme.
“Temiamo che il numero dei morti e dei feriti possa salire anche tra i soccorritori a causa del fumo – ha commentato il ministro dell’Energia, Taner Yildiz – Più il tempo passa e peggiore sarà il bilancio finale”. A provocare l’esplosione sarebbe stato un guasto ad un trasformatore elettrico, che ha generato un incendio impossibile da domare a oltre duemila metri di profondità. Un cortocircuito che ha dato il via alla tragedia.
Il premier Erdogan ha cancellato la visita prevista per oggi in Albania e dichiarato tre giorni di lutto nazionale, mentre migliaia di persone si sono ritrovate nel luogo dell’esplosione alla ricerca di parenti e amici. Interviene anche la compagnia Soma Komur, responsabile della miniera di carbone: “La miniera rispettava le misure massime di sicurezza – si legge nel comunicato – Sfortunatamente, alcuni dei nostri operai hanno perso la vita in questo tragico incidente, nonostante tutte le misure di sicurezza e le ispezioni compiute”. Il Ministero dell’Energia, però, mette le mani avanti e promette un’inchiesta immediata: “Se individueremo negligenze, non chiuderemo un occhio. Faremo tutto il necessario, comprese misure amministrative e legali”.
Eppure, secondo il Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale la miniera era stata ispezionata l’ultima volta lo scorso 17 marzo, poco meno di due mesi fa, e niente era stato trovato fuori posto. Dichiarazioni che gli stessi minatori sopravvissuti confutano: “Non c’è sicurezza nella miniera. I sindacati sono marionette e l’amministrazione si preoccupa solo dei soldi”, l’accusa lanciata da Oktay Berrin, operaio intervistato dall’AFP dopo la strage. A quanto è dato sapere, i minatori avrebbero a disposizione delle maschere per l’ossigeno, ma l’autonomia non superebbe l’ora e mezzo: i soccorritori stanno pompando nella miniera ossigeno.
La regione di Manisa e l’area di Soma in particolare sono note in tutta la Turchia per essere il centro delle attività di estrazione del carbone. La principale attività economica per i circa 100mila residenti sono le miniere e gli impianti di energia a carbone. E la strage di Soma diventa subito terreno di scontro politico: le opposizioni parlamentari hanno accusato il partito del premier Erdogan di aver affossato con il voto contrario una proposta di legge che chiedeva la creazione di una commissione di inchiesta parlamentare che indagasse sui continui piccoli incidenti accaduti a Soma e nelle miniere dell’area. Piccoli incidenti, ma ripetuti, fino alla tragedia di ieri.
In attesa dei risultati dell’inchiesta promessa da Ankara, c’è da considerare in ogni caso la responsabilità dello Stato: la legge sulle Miniere del 1985, emendata svariate volte fino al 2010, riconosce la proprietà esclusivamente pubblica di ogni area estrattiva. È lo Stato ad attribuire licenze temporanee a compagnie private in cambio del pagamento dei diritti di proprietà ed è sempre allo Stato che la legge impone di garantire la sicurezza delle miniere. Nena News